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Gli attacchi di rabbia sono manifestazioni improvvise ed intense di rabbia, spesso difficili da controllare, che possono essere innescate da frustrazioni, stress accumulato o emozioni represse. A differenza della rabbia come emozione primaria e universale, gli attacchi di rabbia rappresentano una risposta eccessiva o disfunzionale che riflette un’incapacità momentanea di regolare il flusso di questa energia psichica.

Questi possono indicare un bisogno non soddisfatto, una voce non ascoltata, la restrizione percepita del proprio spazio vitale, un’ingiustizia subita o una difficoltà nella gestione emotiva e richiedono un’attenzione particolare per comprenderne le cause profonde e trovare modalità più equilibrate di espressione.

Gli attacchi di rabbia si manifestano sostanzialmente come scatti di ira improvvisi o come un intenso stato di collera di breve durata.

La rabbia rientra nel perimetro delle 7 emozioni di base, o primarie, ed emerge in risposta a situazioni percepite come minacciose, ingiuste o frustranti. Essendo primaria, risulta trasversale all’età, alla cultura, al periodo storico ed all’etnia di appartenenza. In altri termini, è presente e si manifesta con modalità molto simili in tutti gli esseri umani su questo pianeta.

A livello evolutivo ed adattivo, discende in maniera diretta dall’istinto di difesa finalizzato alla sopravvivenza nell’ambiente che ci circonda. Puoi quindi cogliere direttamente la sua funzione positiva e il suo ruolo chiave nell’evoluzione della nostra specie fino praticamente ai giorni nostri.

Pur essendo universale, rimane molto controversa: da un lato è un’energia che spaventa, ma dall’altro sentiamo che in qualche modo, al di là delle convenzioni sociali, ci può essere utile.

Essendo sia un’emozione che una forza motivazionale, la rabbia può essere costruttiva se gestita consapevolmente, ma distruttiva se repressa o espressa in modo impulsivo e incontrollato.

Nell’articolo ti spiegherò nel dettaglio cosa sono gli attacchi di rabbia, le loro cause psicologiche, il loro significato, i sintomi che segnalano l’imminenza di una crisi e come si manifestano. Alla fine della prima parte ti sarà chiaro come capire se soffri di attacchi di rabbia.

In questo senso, è molto utile sapere come aiutare una persona con attacchi di rabbia e, più in generale, come sfogare la rabbia repressa per evitare che possa cristallizzarsi in sintomi psicosomatici più o meno interferenti.

Vedremo insieme anche le dinamiche che si annidano dietro alla rabbia repressa e le conseguenze somatiche della rimozione cronica di questa energia, prima di chiarirti come è possibile imparare a conoscerla e a gestirla al meglio con la psicoterapia olistica, iniziando per la prima volta a cavalcarla come tua preziosa alleata.

Elenco dei Contenuti

Attacchi di rabbia, i sintomi che agiscono da sentinella

Per iniziare vediamo come capire se si soffre di attacchi di rabbia, riconoscendo i segnali che li precedono e il loro impatto sulla vita quotidiana.

Analogamente a tutte le energie, quando ci sono le condizioni perché si attivi troverà poi una sua via di sfogo anche in funzione della struttura psicologica specifica della persona.

Gli attacchi di rabbia sono un intenso stato di collera di breve durata e possono manifestarsi attraverso una serie di sintomi che variano da persona a persona.

Puoi vederli come veri e propri campanelli di allarme o sentinelle che suonano via via sempre più forte e che segnalano l’accumulo progressivo di questa energia, fino ad un valore soglia.

È importante essere consapevoli di questi sintomi per riconoscere quando un attacco di rabbia sta per manifestarsi. Alcune avvisaglie comuni includono una crescente sensazione di tensione o irritazione, aumento della frequenza cardiaca, respiro che si fa più affannato, sudorazione eccessiva e una sensazione di calore prima al centro del petto e poi al viso.

La crisi di rabbia può anche esprimersi attraverso l’innalzamento repentino della voce, la pronuncia di parole offensive o minacciose o l’adozione di comportamenti aggressivi, come sbattere le porte oppure colpire oggetti.

Altri sintomi possono includere pensieri ossessivi negativi, incapacità di concentrarsi su altro e la netta sensazione di perdita del controllo.

Riconoscere questi sintomi è senza dubbio il primo passo per imparare a gestire l’attacco di rabbia in modo più costruttivo e prevenire comportamenti impulsivi che potrebbero avere conseguenze negative e in alcuni casi anche irreparabili.

Nervosismo eccessivo e rabbia: il terreno fertile per le crisi d’ira

Il nervosismo eccessivo e la rabbia presentano sicuramente delle caratteristiche in comune: un’irritabilità di fondo fornisce un terreno molto fertile per gli scatti di ira. È come avere sempre dei nervi scoperti e ipersensibilizzati.

In ogni caso, ci sono alcune differenze tra le due condizioni. Il nervosismo eccessivo comporta un livello elevato di irritabilità, ansia o agitazione senza però necessariamente sfociare in una reazione esplosiva. Si manifesta in genere attraverso una costante tensione interna, un senso di inquietudine o una risposta esagerata a situazioni stressanti.

La persona con nervosismo eccessivo è intollerante, risponde spesso male, può chiudersi in sé stessa e ha un tono dell’umore tendenzialmente basso e instabile.

Le cause del nervosismo eccessivo non si discostano di molto da quelle dell’attacco di rabbia.

Lo stress cronico, una percezione di avere difficoltà nella gestione delle attività quotidiane, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) o altri disturbi d’ansia, ma anche fattori ambientali o problemi di salute fisica (quali ipertiroidismo, carenze vitaminiche, abuso di sostanze stimolanti o squilibri ormonali) possono alterare l’equilibrio interno della persona e mantenere un terreno fertile che alimenta il nervosismo eccessivo.

Si possono in realtà anche avere attacchi di nervosismo improvvisi, in cui una persona sperimenta inaspettatamente una sensazione intensa di nervosismo o agitazione senza un’apparente causa esterna. A volte è sufficiente un ricordo, un pensiero associativo automatico, un suono proveniente dall’ambiente circostante per innescare all’improvviso un maggiore nervosismo nell’individuo, senza che però si manifesti necessariamente all’esterno con scoppi di rabbia.

Attacchi di rabbia, le cause psicologiche

Le cause psicologiche della rabbia possono essere diverse e complesse, andando a toccare spesso la dimensione più intima della persona.

L’attacco di rabbia è infatti spesso il risultato di una serie di fattori, come un sovraccumulo di stress, eventi traumatici passati, difficoltà di gestione delle emozioni e problemi di autostima. Le persone che vivono problemi di rabbia possono avere difficoltà ad esprimere le proprie emozioni in modo fluido e spontaneo, accumulando frustrazione e collera che poi trova la sua via di sfogo in modo impetuoso nella forma di veri e propri raptus.

Se per qualche ragione la persona non si concede di esprimere un proprio disagio, bisogno o anche solo il disaccordo rispetto ad un’opinione o al comportamento di un altro, inizierà l’effetto “pentola a pressione“. Tutto ciò che non trova manifestazione all’esterno si accumulerà dentro di lei, accrescendo il disequilibrio tra interno ed esterno.

La condizione naturale dell’uomo sarebbe infatti quella di un naturale fluire del suo sentire e dell’energia delle emozioni. Per via di una serie di sovrastrutture e di condizionamenti sociali avviene però spesso che questo fluire sia rallentato, frenato, ostacolato o perfino bloccato.

Se la necessità di compiacere l’ambiente oppure il prossimo non è compatibile con la propria verità interna, capita sovente che quest’ultima venga affondata ben sotto la superficie, aumentando esponenzialmente la tensione psicologica.

E quando si raggiunge la pressione limite, avviene lo scoppio. Ecco che ha luogo l’attacco di rabbia improvviso, che per alcuni secondi o perfino minuti può letteralmente assumere il controllo dell’individuo, come se lo possedesse.

Il fenomeno della risonanza, una chiave nuova da esplorare

Gli scatti di rabbia sono poi spesso collegati ad un fenomeno interessante: la persona vive un evento apparentemente banale, o anche del tutto neutro, eppure la sua reazione esteriore è del tutto sproporzionata rispetto all’evento che l’ha innescata (trigger).

Perché questo avviene? Che cosa si nasconde dietro a questa dinamica?

La spiegazione sta nella risonanza.

In ognuno di noi alberga un dedalo di memorie emozionali registrate fin dall’infanzia e, in generale, nei primi anni di vita.

Ecco che lo stimolo esterno fa il suo ingresso nel mondo interno della persona, attraverso uno o più dei suoi sensi. Se trova terreno fertile, aggancia delle memorie inconsce registrate e le attiva in maniera pressoché istantanea, portando ad una reazione esteriore che agli occhi dei presenti è del tutto esagerata.

Spesso, tra l’altro, non mancano di farglielo prontamente notare, creando un disagio secondario addizionale a quello che già vive la persona.

Fermiamoci un momento ad analizzare un altro aspetto importante.

Perché le altre persone presenti tutto intorno non hanno reagito anche loro con una crisi di rabbia?

La risposta può sembrare abbastanza ovvia, ma in realtà non lo è affatto: le altre persone hanno memorie emozionali e vissuti differenti. In altri termini, hanno una struttura psicologica interiore diversa.

Tutte le volte che vi è una reazione sproporzionata rispetto alla situazione esterna, si è attivato il fenomeno della risonanza.

Gli altri però non lo sanno.

Non lo vedono.

E ti accusano.

Ti puntano il dito contro.

Persona che si sente giudicata e nasconde il volto dietro una mano, portando alla conseguenza di covare rabbia repressa

Una bella beffa: oltre a stare male, devi pure sentirti in colpa o a disagio se ti trovi a sfogare la rabbia.

Cosa sono gli attacchi di rabbia?

Come visto, lo scatto d’ira è un intenso stato di rabbia di breve durata, caratterizzato da un picco acuto raggiunto quasi sempre in pochissimi istanti e seguito da una strascico più o meno lungo.

Prima di andare avanti, fermiamoci un attimo ad approfondire la natura della rabbia.

Come già accennato sopra, gli attacchi di rabbia improvvisi sono momenti specifici in cui, come conseguenza di determinati trigger esterni, si manifesta una vera e propria crisi di rabbia, detta più comunemente scatto d’ira. La persona in quei momenti perde il controllo e la collera letteralmente sembra possedere i suoi pensieri, le sue parole e le azioni conseguenti. Nei casi più intensi possiamo anche assistere ad una perdita temporanea della coscienza, a volte solo parziale.

Gli scatti d’ira sono scatenati da due cause principali: la paura e la frustrazione, che a volte agiscono anche in maniera sinergica. Vi è da dire che, secondo la Terapia Razionale Emotiva, alla base di frequenti crisi di rabbia vi sono in genere convinzioni sbagliate o irrazionali che portano l’individuo a interpretare la realtà secondo schemi frustranti e distorti.

Quando la realtà esterna e le proprie convinzioni su come dovrebbe invece essere divergono in misura importante, la persona può reagire con attacchi di rabbia improvvisi che, da un certo punto di vista, sono un tentativo estremo di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’eliminazione di questo divario o il raggiungimento di un obiettivo.

Il significato degli attacchi di rabbia risiede proprio in questo: la persona deve scandagliare la propria vita e individuare tutti gli ostacoli che percepisce e che in condizioni ordinarie non si permette di affrontare direttamente. Possono essere persone fisiche, convinzioni negative e bloccanti, situazioni frustranti o anche obiettivi non realizzati.

Cosa si nasconde dietro la rabbia?

Di base è un’energia psichica, che in origine non ha la forma della rabbia, e che può essere incanalata in questo modo se vi sono i presupposti o specifici eventi trigger.

Qui però di solito entrano in gioco i meccanismi di difesa psicologica della persona, che non consentono un normale fluire di questa energia. Puoi vederle come una serie di dighe che deflettono in via permanente il flusso di una certa qualità di energia psichica.

In generale, le difese possono essere intrapersonali, quindi finalizzate a proteggere la persona da un contenuto della propria psiche percepito come intollerabile, oppure anche tra la persona e gli altri.

Fra i meccanismi più frequenti di azione delle difese, vi è quello di distanziamento tramite razionalizzazione o minimizzazione di emozioni di paura o tristezza, e quello di somatizzazione od ossessività rispetto ai sentimenti di rabbia.

La rabbia è un’emozione solo maschile?

I problemi di rabbia, come abbiamo visto, sono universali e non conoscono limiti di genere.

Contrariamente al mito comune, la rabbia non è un’emozione limitata esclusivamente al genere maschile, dal momento che coinvolge individui di entrambi i sessi. La percezione che la rabbia sia più associata agli uomini deriva dagli stereotipi culturali radicati e dalle aspettative sociali diffuse. Nella realtà, sia donne che uomini possono manifestare raptus di rabbia o manifestazioni di collera in risposta a stimoli vari, come frustrazioni, ingiustizie o conflitti.

È però vero che le espressioni esterne della rabbia possono differire anche significativamente tra i generi.

Mentre la rabbia di un uomo tende ad esprimersi attraverso comportamenti più espliciti o fisici, le donne la manifestano tipicamente in maniera più contenuta o attraverso modalità comunicative differenti.

Rabbia repressa: sintomi e conseguenze somatiche

La rabbia repressa dà sovente luogo a sintomi somatici vaghi, inspiegabili (Medically Unexplained Symptoms, MUS) e apparentemente scollegati da qualunque causa plausibile. Nella grande maggioranza dei casi diventano di natura cronica.

La repressione nel corpo di questa emozione origina e alimenta somatizzazioni prive di una reale base organica, ma non per questo da considerarsi meno gravi o impattanti. Del resto, se l’energia non può risalire verso la superficie, affonderà verso le profondità del tessuto psichico.

Abbiamo visto questa dinamica anche nel caso dell’ansia. Più in generale, avviene perché qualunque forma di rimozione porta ad una reazione uguale e contraria, per cui ciò che respingiamo tenderà ancora di più a venirci incontro (e anche contro).

L’inconscio poi ha una via preferenziale di scarico nel corpo, con cui è direttamente collegato. Un contenuto cronicamente rimosso prima o poi tornerà a manifestarsi sotto altra forma e mai direttamente riconducibile alla sua natura originaria.

Rabbia verso sé stessi: quando questa energia diventa un boomerang

La rabbia sostanzialmente può manifestarsi secondo due assi specifici, risultando autodiretta (verso sé stessi) o eterodiretta (quando si muove dalla persona verso l’ambiente esterno che la circonda).

La rabbia verso se stessi è potenzialmente più critica di quella rivolta verso l’esterno, dal momento che può manifestarsi attraverso autolesionismo, autosvalutazione, dialogo interno (self-talk) negativo, autosabotaggio o sentimenti intensi di colpa e vergogna.

Se il sistema di convinzioni dell’individuo non gli consente di portare in manifestazione la propria rabbia, ecco che questa energia psichica troverà il suo sfogo verso colui che la ospita.

A volte può anche accadere che non ci si permetta di manifestare la rabbia verso una persona specifica, in genere uno dei due genitori, e si finisce quindi con il ritorcerla contro se stessi dal momento che non è possibile semplicemente annullarla.

La rabbia autodiretta, esattamente come la rabbia repressa, può generale facilmente quelli che ho descritto sopra come MUS.

La rabbia incontrollata, cause e significato. Perché la società la stigmatizza?

La rabbia, quando diventa incontrollata, può fungere da segnale di allarme, indicando che è in gioco qualcosa di più profondo.

Le cause della rabbia incontrollata possono variare notevolmente, spaziando da un eccesso di stress accumulato a traumi psicologici passati fino a veri e propri disturbi psicologici.

La persona che presenta attacchi di rabbia incontrollata può perdere il controllo delle proprie azioni e delle proprie parole, reagendo in modo impulsivo e potenzialmente dannoso per sé stessa o per gli altri.

Alcuni tipici segnali che la rabbia sta diventando incontrollata possono includere:

  1. Scatti di rabbia improvvisi e intensi senza un motivo apparente o di fronte ad eventi di impatto del tutto modesto.
  2. Difficoltà a calmarsi o a rilassarsi anche per molto tempo dopo l’intenso stato di rabbia di breve durata.
  3. Comportamenti aggressivi, violenti o comunque fortemente intolleranti verso gli altri o anche nei confronti di oggetti, indipendentemente dalla manifestazione di una vera crisi di ira.
  4. Sensazione di perdere il contatto con la realtà durante l’attacco di rabbia improvviso.
  5. Percezione di impotenza o disperazione riguardo alla capacità di gestire la collera, che sembra avere il sopravvento durante le crisi vere e proprie.

Se già la rabbia di per sé non è vista di buon occhio nel tessuto sociale, questo vale ancora di più per la rabbia incontrollata.

Vi è infatti una diffusa percezione sociale della sua inaccettabilità, che solitamente è stata instillata nell’inconscio fin da bambini.

Le manifestazioni della collera sono considerate inammissibili e fuori posto in quasi tutte le famiglie, dando il via a dinamiche di sommersione e di evitamento del fenomeno.

Vediamo adesso alcune casistiche tipiche e situazioni in cui si possono manifestare gli attacchi di rabbia incontrollata.

Attacchi di rabbia in adolescenza: comprendere le esplosioni emotive in questa fase delicata della vita

Gli attacchi di rabbia in adolescenza possono essere il segnale di un bisogno profondo di espressione emotiva, legato ai cambiamenti psicologici e ormonali tipici di questa fase della vita.

I ragazzi hanno di frequente atteggiamenti aggressivi e critici nei confronti dei genitori, arrivando ad usare un linguaggio offensivo e capace di ferire con parole deliberate e mirate.

Un adolescente può manifestare la sua aggressività incontrollata anche tirando pugni contro una parete, distruggendo oggetti oppure esercitando violenza fisica verso i genitori.

Gli attacchi di rabbia durante l’adolescenza sono spesso legati a conflitti interiori e ad una gestione solo parziale delle proprie emozioni, tipica di un periodo di crescita e trasformazione.

Per questa ragione, i ragazzi tendono molto di più a focalizzarsi sulle azioni.

Trovano decisamente più immediato uscire sbattendo la porta oppure urlare e muovere aggressioni verbali anche pesanti piuttosto che comunicare in maniera non violenta il loro stato d’animo turbato. L’azione in qualche modo espelle la rabbia dal corpo e tenta di calmierare una situazione eccessivamente carica di emozioni.

Con il passare degli anni, gli adolescenti sono chiamati ad iniziare a padroneggiare la rabbia in modo più maturo, anche se non è affatto infrequente che gli attacchi di rabbia siano presenti anche in età pienamente adulta.

Scatti di rabbia verso il partner

Il partner assume lo scomodo ruolo di farci da specchio, consentendoci di vedere parti di noi che non sopportiamo, oppure che abbiamo dovuto escludere dalla nostra vita quando eravamo bambini per non mettere a repentaglio l’attaccamento sicuro verso i genitori e, in particolare, verso la mamma.

Questa è una delle modalità con cui si muove l’ombra dentro e fuori di noi.

Non stupisce quindi che gli scatti di rabbia verso il partner possano essere molto frequenti soprattutto nei soggetti che ancora non hanno riconosciuto alcune parti importanti della propria ombra.

Tutto ciò che non abbiamo ancora visto di noi, prima o poi ci verrà sbattuto in faccia dalla Vita. È il naturale fluire dell’esistenza, che si muove verso un tentativo di integrazione delle energie psichiche per una progressiva ricomposizione dell’Unità.

Proprio per il fatto che con il partner instauriamo una relazione profonda e intima, la sua capacità di farci da specchio è molto forte, senza peraltro che il rapporto sia vestito di tutte le dinamiche peculiari che invece caratterizzano quello con i propri genitori biologici, dove ci sono ben altre implicazioni psicologiche.

La relazione sentimentale può essere sfruttata per riprendere il possesso di parti di noi rimosse o rifiutate. La rabbia che si scatena in noi può dare una misura dell’intensità di questo rifiuto.

Tanto più una parte di sé risulta inaccettabile per una serie di ragioni, tanto più la persona potrà manifestare attacchi di rabbia incontrollata nel momento in cui se la troverà di fronte.

Attacchi di rabbia e alcol

L’alcol può essere visto erroneamente come un modo per alleviare la tensione emotiva, anche se in realtà in molti casi non fa altro che intensificare gli attacchi di rabbia e, soprattutto, renderli più imprevedibili.

L’effetto sedativo dell’alcol può temporaneamente mascherare le emozioni e le loro eventuali manifestazioni impulsive, ma alla lunga finisce quasi sempre con l’esacerbare il problema, creando un circolo vizioso di rabbia incontrollata e abuso di sostanze.

Questo avviene per almeno 5 dinamiche fondamentali che vengono attivate dall’abuso di bevande alcoliche:

  1. Inibizione cognitiva. L’eccessiva assunzione di alcol ha un effetto depressivo sul sistema nervoso centrale, riducendo le funzioni cognitive. Ciò significa che le persone sotto l’influenza dell’etanolo possono sperimentare una minore capacità di controllare i propri impulsi e comportamenti, inclusi gli attacchi di rabbia.
  2. Sfumatura emotiva. Il consumo di alcol può alterare la percezione delle emozioni, facendo sì che le persone interpretino e rispondano alle situazioni emotive in modo più “sfumato”. Questo può portare a reazioni esagerate o incontrollate di rabbia, dal momento che la capacità di valutare razionalmente la situazione è compromessa.
  3. Aumento dell’aggressività. L’etanolo di per sé può direttamente aumentare la tendenza all’aggressività. Quando una persona è arrabbiata e assume alcol, potrebbe essere più incline ad esprimere questa emozione attraverso comportamenti aggressivi, rendendo gli attacchi di rabbia più intensi e meno controllati.
  4. Ridotta consapevolezza. L’abuso di bevande alcoliche può diminuire la consapevolezza e la percezione delle conseguenze dei propri atti, riducendo le barriere che solitamente pongono un freno ai comportamenti impulsivi.
  5. Aumento della frustrazione percepita. L’alcol può aumentare la percezione della frustrazione, amplificando le emozioni negative come la rabbia e rendendo più difficile per una persona gestire in modo costruttivo questa energia.

L’effetto dell’alcol sulla rabbia può comunque variare da persona a persona, così come lo stesso contesto sociale e ambientale può giocare un ruolo significativo nel dare al soggetto, ad esempio, eventuali trigger o elementi invece frenanti.

Attacchi di rabbia nel sonno

In determinate persone alcuni comportamenti che caratterizzano gli attacchi di rabbia possono manifestarsi anche durante il sonno, risultando piuttosto destabilizzanti soprattutto se l’individuo dorme con il partner o con un’altra persona.

Questo fenomeno, noto come disturbo comportamentale durante il sonno REM (REM sleep Behavior Disorder, RBD), è una parasonnia che si manifesta quando il soggetto sperimenta episodi di agitazione, movimenti violenti come tirare pugni e calci o persino grida durante l’attività onirica intensa della fase REM del sonno.

La rabbia espressa durante questi attacchi può essere vigorosa e, nella maggior parte dei casi, la persona coinvolta non è consapevole di ciò che agisce durante il sonno.

Anche se la causa specifica degli attacchi di rabbia nel sonno non è sempre chiara, sono stati individuati fattori come lo stress, i disturbi del sonno e possibili condizioni neurologiche sottostanti.

Affrontare gli attacchi di rabbia nel sonno richiede un approccio multidisciplinare, compreso il monitoraggio del sonno, la gestione dello stress e, in alcuni casi, l’assistenza di medici specializzati.

Attacchi di rabbia e il disturbo esplosivo intermittente: l’incapacità di resistere agli impulsi aggressivi

Il disturbo esplosivo intermittente (Intermittent Explosive Disorder, IED) rientra tra i disturbi del controllo degli impulsi. La persona non è in grado di frenare gli impulsi aggressivi, che innescano subito attacchi di rabbia improvvisi che possono sfociare nella distruzione di oggetti presenti nell’ambiente o in una grave aggressione verbale o fisica nei confronti di altre persone.

Si parla a tutti gli effetti di un disturbo dell’aggressività, descritto anche nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), e non solamente di qualche attacco di rabbia occasionale.

Gli scatti d’ira qui accadono con estrema frequenza, anche più volte al giorno, e il soggetto presenta un’irritabilità costante di fondo che lo accompagna sempre nella sua quotidianità.

La maggioranza delle persone che soffrono di disturbo esplosivo intermittente tende a sentirsi molto male interiormente nel momento in cui l’attacco di rabbia cessa e subentra una relativa calma emotiva.

I sintomi cognitivi più comuni di questo disturbo sono una sensazione di perdita di controllo sul flusso dei pensieri, un’attività mentale accelerata e incontenibile e una scarsa tolleranza alla frustrazione.

È comunque importante non confondere il disturbo esplosivo intermittente con la semplice manifestazione di alcuni attacchi di rabbia improvvisi, anche se intensi. In molti casi questi ultimi sono legati a periodi transitori di forte stress o ansia, ma non configurano un disturbo dell’aggressività clinicamente rilevante.

Passiamo adesso a vedere alcune strategie e princìpi generali alla base di una gestione della rabbia progressivamente più efficace.

Come gestire la rabbia: il concetto della diga di contenimento emotivo o del geyser

Prevenire, gestire o calmare un attacco di rabbia richiede una combinazione di consapevolezza emotiva e strategie pratiche.

Il primo principio da ricordare è che gli scatti di rabbia non arrivano mai all’improvviso, vi è sempre un livello soglia che deve essere raggiunto per avere la manifestazione esteriore. Quello che può arrivare all’improvviso è la crisi in sé per come viene vista dagli altri.

In molti casi è possibile prevenire la crisi d’ira incontrollata nel momento in cui percepisci dentro di te una serie di indicatori che non sono altro che la spia della rabbia che sta emergendo e che inizia ad accumularsi all’interno.

Puoi vederlo come un invaso di acqua, una diga che progressivamente si riempie.

I due parametri che determinano la prossimità dell’esplosione sono:

  • la quantità d’acqua che serve per farla tracimare, ovvero la sua capienza;
  • la velocità di riempimento (che a sua volta dipende dalla qualità e quantità dei trigger esterni).

Se l’invaso era relativamente vuoto, possono essere necessari anche alcuni minuti.

L’attacco di rabbia può essere paragonato anche ad un geyser: sotto la superficie, si accumula gradualmente una pressione emotiva fatta di stress, frustrazioni e conflitti non espressi. Questa energia repressa rimane nascosta, ma continua a crescere fino a quando non è costretta letteralmente a trovare un punto di sfogo.

Quando la pressione diventa insostenibile, proprio come l’acqua bollente che erutta improvvisamente dal geyser, l’emozione esplode in un attacco di rabbia intenso ed incontrollabile. Analogamente al geyser, questo fenomeno non nasce all’improvviso, ma è il risultato di un processo di accumulo che richiede attenzione e gestione per evitare le eruzioni repentine.

In questi momenti fermati subito, prendi le distanze da eventuali situazioni trigger e inizia a respirare lentamente e profondamente, concentrandoti sulla percezione dell’aria che entra ed esce dalle tue narici. Questo può aiutarti a rallentare la risposta fisiologica allo stress e a riacquistare il controllo.

A volte può bastare veramente poco per prevenire uno scatto d’ira, soprattutto in contesti sociali dove oggettivamente potrebbe essere dannoso o lesivo della tua immagine.

Meglio allontanarsi per pochi minuti che manifestare un attacco di rabbia incontrollata davanti a parenti, amici, colleghi di lavoro o conoscenti.

Come calmare un attacco di rabbia

Se invece, per una serie di ragioni, la persona non è stata in grado di prevenire lo scatenarsi del raptus di rabbia, è sempre utile mettere in campo degli accorgimenti per riprendere quanto prima le redini di questa energia imbizzarrita e far sì che non duri troppo.

Le azioni utili sono sostanzialmente le stesse che ti ho mostrato sopra nella prevenzione: allontanarsi subito dalla situazione attivante, distogliere la mente dai pensieri associativi interni che fungono da carburante per la crisi d’ira e, appena possibile, iniziale a centrarsi sull’atto del respiro, rendendolo consapevole.

Risulta anche molto utile sedersi in una posizione tipica della meditazione. Il cambiamento di postura del corpo ha un’effetto calmante quasi istantaneo anche sulle emozioni e sulla mente.

Come sfogare la rabbia prima che esploda

Un’altra possibilità che puoi agire in parallelo o subito prima di mettere in campo quello che ti ho illustrato sopra è iniziare a sfogare consapevolmente la rabbia.

Invece di subirne le manifestazioni, puoi decidere di sfogare la rabbia su un cuscino o un oggetto morbido con cui non rischi di farti male. Questo tra l’altro funziona anche come prevenzione, prima che il livello soglia sia raggiunto: aprire l’invaso nel momento in cui l’acqua non sta ancora tracimando in molti casi può essere una strategia valida.

Sfogare la rabbia in modo sano è quindi essenziale per evitare che si accumuli e diventi distruttiva.

Altre strategie e azioni che puoi mettere in campo sono l’esercizio fisico, come una camminata energica, una corsa o una sessione di allenamento, e la pratica della respirazione profonda. Risulta anche molto utile iniziare a tenere un diario in cui metti su carta tutto ciò che provi durante gli attacchi di rabbia, riflettendo sulle cause sottostanti e su come potresti affrontarle in modo più costruttivo.

Come sfogare la rabbia repressa

Quando si parla di rabbia repressa, che quindi porta spesso ad atteggiamenti aggressivo-passivi, la gestione diventa un po’ diversa.

La rabbia repressa, se trattenuta per lungo tempo, può avere effetti nocivi sulla salute mentale ed emotiva. È importante quindi trovare modi sani per sfogare questa rabbia accumulata anche per prevenire la sua possibile somatizzazione.

Una delle strategie più efficaci è l’espressione emotiva attraverso la comunicazione. Trova qualcuno di fiducia con cui poter parlare apertamente dei tuoi sentimenti o pensieri di rabbia, come un amico, un familiare o uno psicoterapeuta. L’atto di condividere le tue dinamiche più profonde e inconfessabili può alleviare la tensione e portare ad una migliore comprensione di ciò che sta alla base della rabbia repressa.

L’arte e la creatività possono essere un canale espressivo prezioso per sfogare l’energia della rabbia. Tenere un diario, scrivere testi, dipingere, disegnare o persino ballare sono modi con cui è possibile sublimare la rabbia incanalandola verso espressioni creative e non distruttive.

Questi metodi consentono di trasformare la rabbia in vari tipi di espressioni artistiche, offrendoti anche un’opportunità unica per esplorare le correnti psichiche inconsce che si muovono dentro di te.

Come aiutare una persona con attacchi di rabbia?

Ti voglio dare adesso qualche spunto pratico applicabile senza problemi nella tua vita quotidiana se ti dovessi chiedere come aiutare una persona piena di rabbia.

Aiutare una persona con una crisi di rabbia incontrollata in corso può essere una grossa sfida, anche perché la maggior parte di noi ha estrema difficoltà a relazionarsi con questo tipo di energia. Potrebbe manifestarsi un profondo disagio, un senso di vergogna o una percezione di inadeguatezza.

In ogni caso, con l’approccio giusto è possibile fornire un sostegno significativo.

Come primo punto, è importante mantenere la calma e non farsi coinvolgere emotivamente durante l’episodio. Cerca di rimanere presente e ascoltare attentamente ciò che la persona sta esprimendo, proprio per il fatto che la rabbia fa cadere, seppur temporaneamente, dei veli.

La rabbia in alcuni casi è l’unico modo che la persona si concede per manifestare determinate verità, che vengono quindi disvelate.

Quando si sarà calmata, puoi rimandarle i contenuti più significativi che sono emersi durante l’episodio, ovviamente con il dovuto tatto dal momento che dietro si annidano spesso parecchio dolore emotivo o vissuti irrisolti.

Come secondo punto, evita quanto più possibile di criticare o giudicare il suo comportamento, provando invece a comprendere le emozioni sottostanti. Incoraggia la persona piena di rabbia a identificare e verbalizzare il proprio sentire in modo costruttivo. Nella maggior parte dei casi, la persona rabbiosa ha bisogno in primis di ascolto profondo e senza giudizio.

Resta inteso che nel caso in cui la situazione dovesse sembrare fuori controllo oppure rischiosa, è essenziale garantire, per quanto possibile, la sicurezza di tutte le persone coinvolte.

Che cosa sono le emozioni in psicologia?

Prima di entrare nel merito del lavoro psicologico sulla rabbia, voglio approfondire l’importante tematica della gestione delle emozioni (la rabbia infatti è una delle emozioni di base).

Per gestire le emozioni, l’intelletto di per sé non serve anche se può, in ogni caso, essere utile in una fase iniziale del trattamento psicoterapeutico.

Non si può cercare di risolvere i problemi emotivi con la mente razionale. Le emozioni non sono dinamiche mentali, anche se possono essere innescate da alcuni pensieri oppure, a loro volta, polarizzare i pensieri stessi.

In primis le emozioni sono eventi corporei: abitano letteralmente il corpo, fanno capolino attraverso di esso e si fanno sentire.

Il corpo, in questo senso, è il teatro della vita emotiva e dell’inconscio.

L’emozione che continua a manifestarsi nel corpo non è quella di cui possiamo parlare, bensì quella che ancora non abbiamo riconosciuto, quella che respingiamo. Non somatizziamo mai un’emozione “semplice”: nel corpo si esprime il lato nascosto di una medaglia di cui la persona ha solo una consapevolezza parziale.

Per gestire le emozioni, è quindi importante connettersi con il mondo del corpo, andare nel luogo in cui parla, con il suo linguaggio fatto di sensazioni e sintomi. Si tratta quindi di essere presenti a ciò che si esprime nel nostro corpo, nella sensazione fisica.

Le emozioni come scudo: quando le difese psicologiche nascondono il nostro sentire

Ci sono pazienti che rispondono all’insorgere della rabbia dentro di loro cominciando a piangere.

A volte, infatti, le emozioni stesse possono diventare difese.

In molte famiglie un attacco di rabbia incontrollata è inaccettabile, mentre il pianto viene ascoltato.

Ecco che questa dinamica imposta il termostato dell’individuo su un equilibrio ben preciso, che egli continuerà a ripetere anche da adulto, spesso senza sapere nemmeno il perché.

Molte persone imparano quindi a sostituire all’emozione della rabbia quella della tristezza. Questo è parecchio frequente soprattutto nel sesso femminile, anche per ragioni culturali.

Un’emozione diventa una difesa quando viene utilizzata per coprirne un’altra percepita come inaccettabile.

A volte in alcuni seminari di crescita personale i partecipanti piangono tanto, ma alla fine sembra che non sia cambiato niente. Questa è la ragione. Il pianto può essere la difesa da un’altra emozione sottostante.

Attacchi di rabbia e pianto: un esempio concreto di come agisce questa dinamica

Gli attacchi di rabbia possono essere accompagnati o seguiti a stretto giro da intensi episodi di pianto.

Questa combinazione di emozioni può risultare confusa e confondente anche per la stessa persona che le prova.

Il pianto durante un attacco di rabbia può essere una manifestazione della profonda frustrazione e impotenza che si prova, ma può anche servire ad evitare il contatto con la vera emozione sottostante.

In ogni caso, nel contesto della crisi di rabbia il pianto rimane una via per calmarsi e far fluire parte del carico emotivo accumulato, aiutando così la persona ad allentare un minimo il blocco emotivo.

La competenza emotiva: attribuire il giusto nome alle emozioni

La capacità di attribuire il corretto nome alle emozioni, riconoscendole nel momento in cui scorrono dentro di noi, prende il nome di alfabetizzazione emotiva, o anche competenza emotiva.

Questo concetto discende dalle teorie di Howard Gardner sulla pluralità delle tipologie di intelligenza e di Daniel Goleman sulla cosiddetta intelligenza emotiva.

“Le persone competenti sul piano emozionale, quelle che sanno controllare i propri sentimenti, leggere quelli degli altri e trattarli efficacemente, si trovano avvantaggiate in tutti i campi della vita, sia nelle relazioni intime che nel cogliere le regole implicite che portano al successo.”

(Daniel Goleman)

D’altro canto, l’incapacità di dare voce, parlare ed esprimere correttamente le proprie emozioni prende il nome di alessitimia.

Attacchi di rabbia, sintomi e linguaggio del corpo

Adesso che abbiamo inquadrato la natura delle emozioni e visto come possono essere sia usate come difesa psicologica che anche facilmente confuse tra di loro, torniamo all’energia della rabbia e a ciò che nasconde.

Come tutte le emozioni, possiamo imparare ad ascoltarla e a percepirla proprio attraverso il corpo, vero e proprio tempio di manifestazione.

A questo proposito, vi sono due princìpi di base, una sorta di bussola che ci guida per entrare in ascolto profondo del corpo:

  • L’organo interessato esprime la natura intima della difficoltà che ci si para davanti;
  • La sensazione o la lesione fisica comunica invece che cosa proviamo di fronte a tale difficoltà.

In questo modo, le psicoterapie incentrate sul versante dialettico e cognitivo del vissuto di una persona rinunciano letteralmente a tutto quel carico emotivo immagazzinato nel corpo.

Tutto ciò che accade nel corpo ha una sua logica e una chiave di lettura in ottica di guarigione. Il corpo ha una sua intelligenza e un linguaggio specifico con il quale ci comunica in continuazione.

Parafrasando lo stesso Jung, “Il corpo non è altro che ciò che dà forma allo Spirito.”

Psicologia sbattere le porte

Il gesto di sbattere una porta può sembrare semplice e istintivo, ma sotto si cela un ingarbugliato mondo di significati psicologici.

Sbattere una porta può essere ben più di una manifestazione di frustrazione o di rabbia, essendo un atto comunicativo potente che riflette tensioni sottostanti oppure la ricerca di un senso di controllo in situazioni percepite come sfuggenti.

Dal punto di vista della psicologia, sbattere le porte può essere una forma di espressione emotiva, una riaffermazione di un confine personale o una richiesta di attenzione.

In alcuni casi, questo gesto può fungere da meccanismo di difesa, un modo per proteggere sé stessi da confronti difficili o dialoghi scomodi.

Analizzare il contesto e le motivazioni dietro allo sbattere le porte offre un’interessante finestra sul mondo interiore di un individuo, rivelando sentimenti repressi o frustrazioni mai esposte.

In fondo, la psicologia delle porte sbattute ci invita a ricordare che dietro ogni gesto impulsivo, anche se socialmente sconveniente, si nasconde un intricato dedalo di emozioni e bisogni insoddisfatti o perfino inascoltati.

Attacchi di rabbia, cura e gestione con la Psicoterapia

Il principale scopo della psicoterapia olistica è prima di tutto di condurre il paziente all’accettazione della rabbia dentro di sé, per poi passare alla comprensione delle dinamiche, anche complesse, che si nascondono dietro alla rabbia per disinnescare le eventuali somatizzazioni collegate.

Solo in questo modo la persona può ritrovare il proprio centro e imparare anche a controllare le reazioni meccaniche della propria personalità in risposta agli stimoli esterni.

Oltre al lavoro psicologico svolto durante le sedute, il paziente apprenderà anche alcune semplici tecniche, utilizzabili fin da subito, per arginare un attacco di rabbia che si sta già manifestando, e imparerà anche a riconoscere tutti i segnali che precedono di poco l’esplosione di una crisi improvvisa di questo tipo, potendo agire tempestivamente per prevenirlo o per manifestarlo in maniera consapevole ed in ambiente protetto.

Qui, infatti, puoi vedere un altro aspetto interessante: non sempre l’energia della rabbia va fatta nuovamente defluire indietro, verso l’interno, ma potrebbe essere utile esternarla quando si è da soli, oppure facendo subito esercizio fisico anche intenso.

Del resto un’energia psichica in sovraccumulo può rivolgersi verso l’esterno oppure verso l’interno, quindi verso la persona stessa.

È molto utile che il paziente impari a rapportarsi alla propria rabbia, che inizi a sentirsi a proprio agio sia all’idea di sé stesso arrabbiato che a contatto diretto con quell’energia. Per quanto difficile, bisogna imparare a dimorare in certe correnti psichiche, facendolo con ovvia gradualità ed in accordo alle dinamiche che emergeranno durante la terapia.  

Non è reprimendo qualcosa che possiamo imparare a dominarlo e a gestirlo.

La repressione, oltre a provocare potenzialmente dei fenomeni di traslazione nel corpo di quell’energia, ti porta ad un rapporto di maggiore sudditanza rispetto all’istanza repressa. Reprimendo la rabbia, creerai una divisione ancora più forte dentro di te e ne sarai ancora più dominato.

Nell’approccio olistico in psicologia si procede verso un risanamento della divisione interna, dando voce alla parte di te o energia che rifiuti, in modo che tu possa conoscerla e ridarle pieno diritto di cittadinanza.

Scoprirai presto che grazie alla rabbia opportunamente incanalata potrai superare determinati ostacoli, oppure far valere i tuoi diritti in modo adulto e centrato, secondo una modalità che non ti sarebbe possibile se non utilizzassi questa energia come tua preziosa alleata.


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Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara