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La Sindrome dell’Impostore è un disturbo psicologico articolato che colpisce professionisti e individui di ogni età, caratterizzato da un persistente dubbio interno sulla propria competenza ed un senso di inadeguatezza che impedisce di riconoscere i propri successi. Come medico psicoterapeuta con approccio olistico, posso affermare che questo meccanismo non è semplicemente un limite mentale, ma un vero e proprio ostacolo che intacca l’equilibrio psico-fisico della persona, generando stress, ansia e potenziali ripercussioni sul benessere complessivo.

La persona finisce così per credere che tutto quello che ha ottenuto sul piano professionale non sia da attribuire alle proprie abilità, bensì a fattori esterni completamente al di fuori del proprio controllo. In termini semplici, si vede letteralmente come un intruso, un impostore rispetto ad una posizione lavorativa, ad un avanzamento di carriera o, più semplicemente, ad un obiettivo di vita raggiunto, e vive nella costante angoscia di essere smascherata.

Può addirittura arrivare ad auto-sabotarsi come forma di punizione finalizzata a perdere ciò che sente di non meritare, tornando quindi in una posizione che dia meno nell’occhio. Per la sua particolare natura, questa sindrome è anche direttamente correlata al livello di autostima dell’individuo.

In questo articolo vedremo in modo approfondito cos’è la Sindrome dell’Impostore, elencando i suoi sintomi, la psicologia alla base e le cause sottostanti. Vedremo anche il complesso intreccio tra sindrome dell’impostore e narcisismo e la declinazione di questa condizione in amore.

Alla fine ti fornirò anche 8 strategie pratiche di comprovata efficacia per superarla e riappropriarti di tutto ciò che hai conseguito grazie ai tuoi sforzi e ai tuoi meriti.

Elenco dei Contenuti

Cos’è la Sindrome dell’Impostore, il nemico invisibile che sabota il tuo potenziale

La sindrome dell’impostore, in inglese impostor syndrome, è una specifica condizione psicologica in cui la persona ha una paura persistente e logorante di essere scoperta come, appunto, un’intrusa o addirittura una truffatrice rispetto alla propria posizione, talento o competenza.

In molti casi, nonostante una comprovata esperienza e successo nel proprio ambito, si sente come se fosse solo una questione di tempo prima che qualcuno possa scoprire la verità ed esporla pubblicamente come un’imbrogliona.

Questa sindrome può essere molto distruttiva e autolimitante, dal momento che arriva ad impedire alle persone di esprimere pienamente il proprio potenziale e di godere dei successi ottenuti.

La scoperta iniziale di questa sindrome: psicologia dell’autosabotaggio

Il termine è stato definito nel 1978 da due psicologhe americane, Pauline Rose Clance e Suzanne Imes, dopo aver riscontrato il fenomeno in un gruppo di donne professioniste performanti e di successo consolidato, che però per qualche ragione non si sentivano all’altezza del proprio ruolo. L’evidenza più interessante emersa da questo studio è che il successo non elimina l’autosvalutazione. Non solo, ma l’impossibilità di interiorizzare il successo genera un circolo vizioso di autosabotaggio psicologico.

Solo in seguito è stato scoperto che questa sindrome sembrerebbe interessare sia gli uomini che le donne, seppure con intensità e declinazioni differenti.

La sindrome dell’impostore non è ufficialmente riconosciuta come un disturbo psicologico classificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali redatto dall’APA, American Psychiatric Association. In inglese è nota come impostor syndrome, o impostor phenomenon.

Nonostante questo, rimane una condizione comune che colpisce un numero rilevante di persone di successo in vari settori, soprattutto se competitivi come la scienza, la tecnologia, l’arte e il mondo dello spettacolo.

La Sindrome dell’Impostore: le cause nascoste dell’autosabotaggio

Un bias cognitivo alla base di questa sindrome deriva dal fatto che noi ci conosciamo dall’interno; siamo, quindi, intimamente e direttamente a contatto con i nostri dubbi, le nostre titubanze e i nostri punti deboli, che tendono così ad occupare più spazio nel nostro campo percettivo. 

Gli altri invece li vediamo dall’esterno: distinguiamo quindi solo ciò che mostrano, l’apparenza e la facciata, e di conseguenza con ogni probabilità scorgiamo soprattutto i loro punti di forza attraverso ciò che raccontano, ma non abbiamo accesso alle loro insicurezze e ai loro difetti.

Nella società di oggi è quindi molto difficile collocare sé stessi in maniera oggettiva rispetto agli altri, dal momento che in moltissimi casi abbassiamo la percezione di noi stessi ed eleviamo quella degli altri.

Chi è più a rischio di sentirsi un impostore?

Anche se questa sindrome può interessare tutti, vi sono alcune caratteristiche di personalità che espongono maggiormente il soggetto al rischio di sviluppare questa condizione.

Alcune persone sono quindi più esposte di altre.

In generale, le persone di successo in settori altamente competitivi, come la moda, lo spettacolo, la televisione e la musica, sono più inclini a sviluppare la sindrome dell’impostore. Questi ambiti, infatti, richiedono quasi sempre un alto livello di performance e le aspettative sia dell’ambiente esterno che della persona stessa possono essere molto elevate e pressanti.

Una recente meta-analisi su un campione internazionale di oltre 5.000 professionisti condotta da Bravata et al. (2020) ha dimostrato che il 70% dei soggetti sperimenta almeno una volta nella vita sintomi riconducibili entro il perimetro della sindrome dell’impostore. Questo dato scientifico rivela quanto questo fenomeno psicologico non sia un’eccezione, ma una condizione diffusa che impatta trasversalmente diverse categorie professionali e fasce demografiche.

Interessante anche il fatto che l’impatto psicologico trascenda i confini professionali, interessando la sfera personale e relazionale. La consapevolezza è il primo passo per destrutturare i meccanismi dell’autosabotaggio.

Le radici infantili del continuo bisogno di conferme dall’esterno

Al di là dei settori professionali in cui si lavora, vi sono anche fattori predisponenti legati al particolare ambiente familiare in cui si è cresciuti.

Le persone che hanno subito il cosiddetto imprinting da parte di genitori o di figure autoritarie di riferimento, come maestri o insegnanti che hanno imposto loro standard molto elevati e perfezionisti fin dall’infanzia, possono essere maggiormente a rischio di sviluppare questa condizione.

I bambini che crescono in questo tipo di contesto possono sviluppare un falso sé compiacente per ricevere la validazione esterna dai propri familiari o dalle figure di riferimento (caregiver). Una volta strutturata, questa parte della personalità tipica del people pleaser persiste anche nell’adulto, creando una serie di rapporti fondati sulla dipendenza e privi di naturalezza.

Le persone che hanno avuto genitori ipercritici e molto avari di complimenti possono trascorrere il resto della propria vita a dover dimostrare di possedere un valore tramite l’esposizione costante e ossessiva di ripetuti successi.

Il problema è che questo rappresenta un tipico circolo vizioso, come nel caso delle dipendenze: il riconoscimento esterno, che è solo temporaneo, non va mai a colmare il vero bisogno interiore, che agisce come una voragine logorante e mai sazia.

Gli individui che hanno avuto esperienze negative, come il bullismo o alcune forme di trauma psicologico, possono anch’essi risultare più esposti a questa sindrome, così come le persone che hanno un tratto di personalità perfezionista o con particolari manie di controllo.

È importante però rammentare che la sindrome dell’impostore può riguardare chiunque, indipendentemente dallo sfondo personale o dalle esperienze di vita maturate.

Come riconoscere i sintomi della Sindrome dell’Impostore

Individuare i sintomi caratteristici della sindrome dell’impostore è il primo passo per affrontare al meglio questa condizione.

I tratti più comuni di questa sindrome includono una forte sensazione di dubbio su sé stessi (detto anche autodubbio), insicurezza e paura di essere smascherati come un imbroglione. Le persone affette spesso minimizzano i loro conseguimenti e successi, oppure accrescono a dismisura l’influenza di fattori esterni come la fortuna, le circostanze o il supporto degli altri nel raggiungimento dei loro risultati.

Possono, inoltre, avere difficoltà a ricevere complimenti dagli altri e a sentirsi a proprio agio con i successi raggiunti. Altri sintomi possono includere ansia, depressione, stress e scarsa autostima. Di particolare interesse è il legame tra questa sindrome e l’autostima, che approfondirò più avanti in questo articolo.

La sindrome dell’impostore e l’autostima: il sabotatore silenzioso che lavora senza sosta dentro di noi

Come già accennato, la sindrome dell’impostore in molti casi risulta accompagnata da una sensazione di autodubbio e da una bassa autostima.

Le persone che presentano questa sindrome spesso sminuiscono i propri conseguimenti o attribuiscono i risultati raggiunti a fattori esterni fuori dal loro controllo, quali la fortuna, le circostanze o il supporto degli altri. Se ci spostiamo ad un livello più profondo di lettura, questo indica una sostanziale mancanza di fiducia in sé, disistima e diffidenza verso il proprio stesso potenziale.

L’aspetto più angosciante di questa dinamica è che, se davvero tutto dipende da un colpo di fortuna o da elementi esterni, allora in qualsiasi momento si corre il rischio di diventare vittime di un rovesciamento improvviso delle circostanze.

Vivere sentendo di non avere il controllo della propria esistenza è logorante e sottrae energia psichica in continuazione.

È infatti frequente che le persone esposte alla sindrome dell’impostore soffrano di una forma costante di ansia, spesso subdola e sotterranea.

In una ricerca pubblicata sul Journal of Behavioral Science (2011), Sakulku & Alexander hanno evidenziato che:

  • la sindrome dell’impostore non è un disturbo clinico, ma un complesso meccanismo psicologico che influenza la percezione di sé stessi;
  • l’autosvalutazione costante può compromettere significativamente la salute mentale e professionale;
  • l’origine del disturbo risiede spesso in meccanismi di confronto sociale e aspettative irraggiungibili.

Queste risultanze non rappresentano semplicemente un dato statistico, ma fotografano un meccanismo psicologico complesso che interagisce con molteplici sfere della vita individuale.

Sindrome dell’impostore e successo: alleati o nemici silenziosi?

La sindrome dell’impostore raffigura la condizione di chi vive nel successo, ma sente di non meritarlo. Nonostante i risultati oggettivi raggiunti, infatti, il soggetto continua a nutrire la convinzione che tutto sia frutto del caso, dunque di una costruzione destinata prima o poi ad essere smantellata.

Questo può portare ad un senso di inadeguatezza costante, anche quando si ottengono grandi successi.

C’è da dire, comunque, che molte persone di successo, tra cui artisti, scrittori, atleti, uomini e donne d’affari, in una determinata fase della loro vita hanno vissuto esperienze simili e hanno poi imparato a gestire le loro insicurezze interiori.

La sindrome dell’impostore non è, infatti, un indicatore di incompetenza o di mancanza di valore personale.

In ogni caso, il raggiungimento anche di un successo consolidato non significa necessariamente l’eliminazione completa della sindrome dell’impostore. La cosa importante è dotarsi degli strumenti per gestire e superare le dinamiche di questa sindrome quando si manifestano e non permettere loro di impedirci di perseguire i nostri obiettivi e sogni.

La sindrome dell’impostore in amore: come liberarsi dal giogo dell’insicurezza nei rapporti affettivi

Le dinamiche che abbiamo visto nella sindrome dell’impostore possono manifestarsi anche in ambito amoroso e sentimentale.

Un caso tipico è quando qualcuno, in genere la donna, si ritiene così fortunata di avere un determinato partner al punto da non comprendere come una persona così dotata di bellezza, risorse o particolari capacità possa rimanere con lei.

Questa dinamica può portare facilmente ad un rapporto sentimentale sbilanciato, dove il partner che ne è soggetto continua a cercare conferme nell’altro, oppure sviluppa ossessioni relativamente alla propria forma fisica o, ancora, entra in uno stato di sudditanza o dipendenza rispetto all’altro.

Le persone affette dalla sindrome dell’impostore in amore possono, inoltre, presentare profonde difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e ad aprirsi con il proprio partner, temendo di essere giudicate o respinte. Questo può portare a una relativa mancanza di intimità e di connessione emotiva all’interno della relazione.

La sindrome dell’impostore rimane, certamente, qualcosa che non giova al fiorire e allo sviluppo naturale del rapporto di coppia, rendendo molto facile il cadere nella trappola dell’insicurezza e del sabotaggio emotivo.

Per superare la sindrome dell’impostore in amore è importante come prima cosa acquisire consapevolezza dei propri pensieri limitanti e delle proprie paure, cercando di identificare le radici del problema.

Come secondo punto, bisogna lavorare sulla comunicazione all’interno della coppia, aprendosi al confronto con il partner per superare le insicurezze reciproche e consolidare un rapporto basato sulla fiducia e sull’empatia. Oltre al lavoro di coppia, è fondamentale anche imparare a prendersi cura di sé stessi, coltivando la propria autostima e riconoscendo i propri bisogni non riconosciuti.

La psicoterapia olistica può essere un valido supporto in questo percorso, consentendo alla persona di aumentare la consapevolezza delle proprie dinamiche psicologiche e della propria unicità.

Sindrome dell’impostore e narcisismo: il ruolo dei social media

Secondo la ricerca condotta dalla dott.ssa Pauline Rose Clance, una delle due psicologhe americane che per prime hanno teorizzato la sindrome dell’impostore, quasi il 70% della popolazione ha sperimentato questa condizione in almeno una fase della vita.

Come visto sopra, l’impostore presenta in genere bassi livelli di autostima, continuo dubbio su di sé, tendenza al perfezionismo e all’incessante confronto con gli altri.

Sindrome dell’impostore e narcisismo possono quindi sembrare due concetti opposti, anche se in realtà presentano dei punti di contatto. Il profilo narcisista implica un senso esagerato di importanza personale ed un bisogno costante di ammirazione dall’esterno (il cosiddetto rifornimento narcisistico, in inglese narcissistic supply).

Nello specifico, un narcisista covert può sperimentare diversi sintomi della sindrome dell’impostore dal momento che la sua fragile autostima e la necessità di conferme esterne lo rendono più vulnerabile rispetto al dubbio e all’insicurezza. Questo paradosso può portare ad un comportamento ambiguo, dove l’individuo alterna momenti di arroganza e superiorità a episodi di profonda insicurezza e auto-svalutazione.

La cultura dilagante dell’eccellenza contribuisce all’insorgere del problema?

In relazione al narcisismo, i social media stanno svolgendo un ruolo molto preminente, dal momento che a tutti gli effetti sono una vetrina per affermare sé stessi e per coltivare una determinata percezione della propria persona di fronte agli altri.

Il rovescio della medaglia è però la continua esposizione in via diretta al successo degli altri, che percettivamente risulta quasi sempre amplificato. Il confronto è immediato, e spesso non basato su dati oggettivi.

Non stupisce quindi che i social networks possano accrescere la dinamica nei soggetti predisposti, dal momento che la reiterata ricerca della perfezione e l’incessante confronto con gli altri non fanno altro che alimentare l’insicurezza e la paura di fallire.

I social media tendono ad ampliare questa sindrome soprattutto nelle fasce d’età più giovani, che si paragonano in continuazione non solo alle persone famose, ma anche agli amici, ai colleghi di lavoro e agli sconosciuti che compaiono loro davanti durante la navigazione su queste piattaforme.

I social, tra l’altro, accorciano percettivamente la distanza tra il fruitore e una persona anche molto famosa, potenzialmente accessibile in maniera relativamente semplice. Il confronto risulta così molto più immediato e spesso frustrante.

La sindrome dell’impostore nelle donne

La sindrome dell’impostore nelle donne rappresenta una sfida psicologica particolarmente diffusa sia nel contesto lavorativo che nella vita personale, tanto da manifestarsi con maggiore frequenza rispetto al genere maschile.

In molti casi, nonostante successi concreti e competenze ben dimostrate, molte donne si trovano a dubitare costantemente del proprio valore, sentendosi inadeguate e temendo di essere smascherate come “truffatrici”.

Le modalità organizzative degli ambienti di lavoro possono, in effetti, portare sovente le donne a sentirsi come intruse.

Tale esperienza non rappresenta semplicemente un disagio individuale, ma incarna quella che Silvia Gherardi e Barbara Poggio hanno definito come «un’infrazione all’ordine simbolico di genere», evidenziando come le dinamiche culturali e sociali contribuiscano a far sentire le donne estranee e non meritevoli all’interno di contesti prevalentemente maschili.

Questa condizione è alimentata dalle pressioni sociali e culturali che impongono standard elevati e stereotipi di perfezione, rendendo difficile percepire ed accettare il merito dei propri risultati.

La consapevolezza di questo fenomeno rimane un elemento fondamentale per poterlo depotenziare.

L’effetto Dunning-Kruger: il bias cognitivo che porta a sopravvalutarsi

Questa vera e propria distorsione cognitiva è stata identificata nell’ambito della psicologia sociale da Justin Kruger, professore presso la New York University Stern School of Business e David Dunning, professore di psicologia presso l’Università del Michigan.

L’effetto Dunning-Kruger è un bias cognitivo per cui le persone meno esperte e competenti tendono a sopravvalutare le proprie abilità, mancando di una consapevolezza critica delle proprie lacune.

È molto comune soprattutto tra i principianti in una determinata disciplina o ambito, e porta la persona a magnificare anche pesantemente le proprie competenze o abilità. Può risultare tipico di chi si approccia ad una materia complessa studiandola solo per poche ore, magari durante un corso di un fine settimana o un evento online destinato a principianti.

D’altra parte, è possibile rendersi pienamente conto della complessità di una determinata disciplina solo dopo averla approfondita per un tempo sufficiente, che di solito si colloca nell’ordine delle migliaia di ore di studio e di successiva applicazione.

L’effetto Dunning-Kruger porta anche alla sottovalutazione dell’importanza di continuare ad apprendere in un determinato ambito per edificare o più semplicemente per affinare le proprie abilità, anche per il tramite dell’esperienza pratica.

Secondo i due professori che l’hanno identificato, mancherebbe comunque l’intento di menzogna da parte del soggetto che ne è affetto: potrebbe infatti risultare più una questione legata ad un’incapacità di fondo di riconoscere i propri errori e limiti.

Per molti versi, quindi, la sindrome dell’impostore e l’effetto Dunning-Kruger si collocano agli antipodi, pur essendo entrambi espressione di marcate distorsioni nella valutazione di sé.

Sindrome dell’Impostore: le risposte scientifiche alle Domande più Frequenti

Le domande più frequenti rappresentano la chiave per comprendere un fenomeno complesso come la sindrome dell’impostore. In qualità di medico psicoterapeuta con approccio olistico, ho raccolto le istanze più ricorrenti dei pazienti, fornendo risposte scientifiche che aiutano a decodificare i meccanismi psicologici sottostanti.

Cos’è esattamente la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore è un disturbo psicologico caratterizzato da un persistente dubbio sulla propria competenza in cui, nonostante i successi oggettivi e misurabili, la persona vive un senso costante di inadeguatezza e timore di essere ‘scoperta’ come non all’altezza.

Quali sono i principali sintomi della sindrome dell’impostore?

I sintomi principali includono: autosvalutazione cronica, paura del fallimento, difficoltà ad interiorizzare i successi facendoli quindi propri, confronto costante con gli altri, ansia prestazionale e tendenza a lavorare eccessivamente per dimostrare il proprio valore.

Come si supera la sindrome dell’impostore?

Per superare la sindrome dell’impostore servono strategie mirate: riconoscimento dei pensieri disfunzionali, rivalutazione oggettiva delle competenze, lavoro sull’autostima, riconoscimento delle risorse già a disposizione della persona e supporto psicologico professionale.

La sindrome dell’impostore è una malattia?

Non è una malattia clinica ma un meccanismo psicologico complesso che può generare significativo disagio emotivo. Richiede un approccio terapeutico integrato che consideri sia gli aspetti psicologici che le potenziali ripercussioni fisiche che possono manifestarsi attraverso sintomi psicosomatici.

Chi è più esposto alla sindrome dell’impostore?

Sono maggiormente esposti professionisti ad alto potenziale, donne in carriera, giovani manager, studenti brillanti e persone che operano in ambienti concorrenziali o che hanno vissuto esperienze di confronto competitivo sin dall’infanzia.

Come superare la Sindrome dell’Impostore: 8 strategie PRATICHE

Imparare a convivere con l’insicurezza che scaturisce da questa sindrome implica sicuramente un grande lavoro su sé stessi.

Come fare quindi per vincere questa condizione (o per iniziare a conviverci più serenamente)? 

Ci sono diverse strategie pratiche che possono aiutare le persone a superare la sindrome dell’impostore e a tornare a percepire tutti i meriti per i propri successi e per gli obiettivi raggiunti.

Ti descrivo qui le 8 strategie che nella mia esperienza come psicoterapeuta ritengo più efficaci e applicabili fin da subito:

  • pratica del self-care: significa, in generale, dedicare del tempo di qualità a sé stessi, ai propri bisogni e al proprio benessere emotivo, fisico e mentale. Alcune strategie di self-care che possono aiutare a superare questa sindrome includono la meditazione, lo yoga, l’attività fisica, l’adozione di un regime alimentare sano, nonché lasciare sufficiente spazio ad attività appaganti;
  • acquisizione di nuove competenze, in modo da facilitare una maggiore consapevolezza delle proprie abilità e della capacità di utilizzo pratico dei propri talenti;
  • presa di cognizione dei propri pensieri negativi e credenze limitanti, in modo di smettere progressivamente di identificarsi con queste dinamiche mentali e iniziare a praticare un sano distacco. Riconoscere la voce interna svalutante, il dialogo interno (self-talk) demotivante e svilente, quando si presenta un pensiero “da sindrome”, è quindi il primo passo. Questi pensieri possono essere letteralmente sfidati, in modo da destabilizzare la percezione di essere un impostore e facilitare il progressivo distacco da essi;
  • imparare ad accettare e ad accogliere un complimento, rispondendo semplicemente “grazie”. Questo aiuta ad uscire dal circolo vizioso logorante ed asfissiante dell’autosvalutazione;
  • elencare i traguardi raggiunti e le proprie tappe di vita più importanti, in modo da riguadagnare una percezione più oggettiva di quello che si è conseguito, rendendo più difficile la continua negazione e mancata attribuzione a sé stessi dei meriti;
  • concentrarsi sui propri successi e sui propri punti di forza caratteriali, invece che sui fallimenti o sulle debolezze. Questo può aiutare a sviluppare una maggiore fiducia in sé stessi e nella propria capacità di affrontare nuove sfide;
  • smettere di cercare di soddisfare le aspettative altrui, facendo quindi dipendere la propria autostima dal riconoscimento da parte del prossimo e delegando in tal modo un eccessivo potere all’esterno;
  • costruzione di una rete di supporto affidabile con cui potersi confrontare per ricevere un punto di vista alternativo ed esterno.

Una delle cose più importanti da ricordare è che il valore di una persona non dipende dalla sua prestazione, dalla sua posizione lavorativa o dal suo status economico e sociale.

È bene ricordare che il lavoro sulla sindrome dell’impostore non è da intendersi come un interruttore on-off, per cui puoi uscirne istantaneamente.

Come per il lavoro psicoterapeutico su altre condizioni, non si può che procedere per gradi che passano dalla presa di consapevolezza e dalla successiva trasformazione correttiva della dinamica.

Nella Psicoterapia Olistica il lavoro può risultare più accelerato grazie alla visione dell’individuo a 360° e al lavoro simultaneo sulle 4 dimensioni principali della psiche, includendo quella animica e spirituale.

La condivisione dell’autosabotaggio psicologico con amici e familiari: 7 consigli utili

Parlare della sindrome dell’impostore con amici, conoscenti o parenti può essere un passo importante per diminuire l’impatto di questa condizione anche nell’immediato. Vi è da dire, in ogni caso, che aprirsi e condividere i propri pensieri e paure con gli altri risulta in genere un passaggio difficile.

Di seguito ti fornisco alcuni consigli pratici che puoi applicare fin da subito per affrontare questo tipo di conversazione:

  1. Individua la persona giusta. Alla luce della tematica delicata, che spesso si associa ad un senso di vergogna e di inadeguatezza profonda, cerca di parlare con qualcuno in grado di ascoltarti sospendendo il giudizio.
  2. Scegli il momento giusto. La scelta del momento più idoneo è importante, in modo che sia tu che la persona che ascolta siate disponibili e senza distrazioni esterne.
  3. Non avere fretta. Prenditi del tempo per entrare pienamente in contatto con i tuoi pensieri e con le tue percezioni prima di parlarne con qualcuno.
  4. Apriti con onestà e senza timore del giudizio. Anche se quello che provi ti può sembrare imbarazzante o scomodo, adotta una predisposizione interiore sincera e aperta.
  5. Chiedi sostegno. Oltre all’apertura e alla confidenza, non avere problemi a chiedere specifico aiuto e supporto attraverso la tua esperienza.
  6. Adotta un atteggiamento rispettoso. Ricordati sempre che, anche se sei tu a portare una determinata tematica di fronte ad un’altra persona, è sempre opportuno rispettare i sentimenti e il vissuto di colui che ti sta davanti.
  7. Considera di portare questa tematica in un percorso di psicoterapia. Se incontri difficoltà a confrontarti con amici o familiari, o se senti la necessità di andare più a fondo in questa dinamica, prendi serenamente in considerazione la possibilità di rivolgerti ad un professionista qualificato con cui impostare un percorso finalizzato a superare la sindrome dell’impostore.

Sindrome dell’Impostore, come uscirne con la psicoterapia olistica allentando la morsa dell’autosabotaggio

Questa sindrome, che ti ho descritto nel dettaglio in questo articolo, non ha solo importanza di per sé, ma anche per tutto quello che mette in evidenza della struttura di personalità.

Puoi vederla come una cartina tornasole che porta a galla dinamiche specifiche, in genere riconducibili all’introversione, alla circospezione, all’ansia e alla timidezza.

Le persone che presentano questa sindrome avrebbero, in molti casi, la tendenza narcisistica a ricercare conferme del proprio valore dall’ambiente esterno, mettendosi di conseguenza in un rapporto di dipendenza.

Per definizione, non possiamo controllare il mondo esterno e, soprattutto, la concessione di approvazione e di conferme da parte degli altri, che di norma sono immersi nelle loro dinamiche e nella loro vita quotidiana.

Tra l’altro, questa tendenza conferisce un eccessivo potere alla realtà esteriore, andando a deprivare il soggetto di parte della sua centratura.

Le dinamiche della personalità che agiscono come linfa per questa sindrome

I soggetti affetti da questa sindrome tendono a mettere in campo sempre più azioni per raggiungere e mantenere standard molto elevati, risultando ambiziosiperfezionisti e perfino intransigenti con sé stessi. 

Proprio per il fatto di sentirsi impostori, si impegnano enormemente per cercare di colmare le proprie lacune e il divario tra il sé percepito e quello ideale. Ti ho parlato dell’immagine di sé e della sua correlazione con l’autostima in un altro articolo dedicato.

Come puoi immaginare, questa modalità di rapporto con sé stessi comporta molta fatica, un logorio costante e un grande dispendio di energie: il divario è troppo ampio per essere colmato del tutto, e rimarrà quindi sempre una piccola zona scoperta.

Il distacco non può essere pienamente riempito per la semplice ragione che gli standard imposti dall’io ideale non sono realistici, si trovano troppo in là rispetto alle reali possibilità umane.

Questa frustrazione per il dislivello incolmabile aumenterà poi la percezione di “non essere mai abbastanza“, innescando un circolo vizioso nel tentativo di rincorrere una soddisfazione di sé che non è possibile conquistare, proprio perché si fonda su un ideale autogenerato.

D’altro canto, la paura logorante di essere scoperti come impostori alimenta il senso di autocritica e l’intransigenza e, di conseguenza, una forma di stress negativo. Come è ben noto, poi, un’ansia da prestazione eccessivamente elevata finisce con l’influire negativamente anche sulla performance stessa.

Puntare tutto al “fare” per cercare di riempire questo divario che si trova sul piano dell’essere, come studiare di più, ottenere un avanzamento di carriera, accumulare successi non placa l’ansia e non permette un vero rilassamento. Abbiamo visto in altri articoli il ruolo dei circoli viziosi, soprattutto per quanto riguarda le dipendenze, ma anche la stessa ansia.

Stare al gioco del circolo vizioso, o mettere in campo azioni che lo alimentano e rafforzano, non è mai una strategia vincente ed efficace, dal momento che metterà la persona a rischio di andare incontro ad un vero e proprio burn-out (esaurimento) lavorativo.

L’intervento della Psicoterapia Olistica parte dal rendere consapevole il paziente delle dinamiche sottostanti che si celano dietro la sindrome dell’impostore, per poi procedere alla fase di trasformazione e di lavoro terapeutico vero e proprio, per consentire alla persona di superare questi meccanismi disfunzionali e logoranti, liberandosi di fardelli che portava sulla propria schiena da anni, se non decenni.


Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara