L’attacco di panico è una manifestazione psicopatologica caratterizzata da ripetuti episodi di ansia acuta accompagnati da sintomi fisici eclatanti, come sensazioni corporee dolorose, spesso intense, che spaventano la persona per la loro totale imprevedibilità e incontrollabilità.
Dal punto di vista psicologico rappresenta uno dei disturbi più diffusi, che rientra nella categoria dei disturbi d’ansia. Si parla a tutti gli effetti di disturbo da attacchi di panico (DAP), o più semplicemente di disturbo da panico (DP).
I singoli episodi di panico possono durare da qualche minuto ad un’ora.
Nell’articolo chiarirò all’inizio le differenze tra ansia e attacco di panico, approfondendo poi come si manifesta attraverso i suoi 13 sintomi fisici più comuni, le cause psicologiche riconosciute che spiegano un attacco di panico perché viene e cosa fare subito per poterlo gestire nell’immediato riducendo il suo carico di angoscia.
Ti mostrerò poi come la Psicoterapia può aiutarti a superare questo disturbo, garantendo al paziente un lavoro in un luogo protetto e sicuro per affrontare al meglio le sue paure e gli eventuali ricordi traumatici associati.
Che differenza c’è tra ansia e attacco di panico?
Attacco di panico e ansia sono spesso collegati perché l’ansia cronica può predisporre una persona a sperimentare attacchi di panico improvvisi e intensi.
Rimangono comunque delle importanti differenze tra le due condizioni.
L’ansia è una componente tipica di molti disturbi psichici, che in molti casi non sfocia in un vero e proprio attacco di panico e rimane quindi una condizione costante. A dire il vero, per la maggior parte del tempo l’ansia rimane sotto la superficie, ma è pronta ad emergere nel momento in cui le circostanze la risvegliano.
Gli attacchi di panico invece insorgono repentinamente come una paura incontrollata e incontrollabile, intensa e spesso opprimente.
Se da un lato l’ansia può essere lieve, moderata o grave, gli attacchi di panico arrivano quasi sempre con sintomi travolgenti.
Attacchi di panico, sintomi fisici
Vediamo adesso un attacco di panico come si manifesta. Le due caratteristiche principali sono, come visto, l’imprevedibilità legata alla sua insorgenza improvvisa e l’esperienza di paura fisica e psicologica intensa e traumatizzante.
I sintomi fisici dolorosi attraverso cui si esprime la crisi di panico sono da vedere come un campanello d’allarme.
Segnalano, infatti, all’individuo che c’è qualcosa nella propria vita che non è più in equilibrio e che bisognerebbe agire per ripristinarlo.
Durante un attacco di panico la persona prova un forte senso di angoscia, insieme a sintomi fisici improvvisi, intensi e spesso spaventosi.
In particolare, si possono elencare 13 sintomi dell’attacco di panico:
- sensazione di soffocamento
- vertigini, senso di instabilità e perdita di equilibrio, fino ad arrivare alla sensazione di svenimento
- formicolii o intorpidimento (parestesie)
- tremori o scosse
- brividi o vampate di calore
- sudorazione eccessiva
- palpitazioni cardiache e tachicardia (battito cardiaco accelerato)
- dolore o fastidio al petto
- difficoltà respiratorie
- nausea o disturbi addominali
- paura di perdere il controllo o di impazzire
- paura di morire
- sensazioni di irrealtà o distacco da sé stessi (derealizzazione e depersonalizzazione).
I 13 sintomi appena visti possono variare in intensità e combinazione da persona a persona, ma la loro comparsa improvvisa e il loro impatto debilitante sono caratteristiche comuni dell’attacco di panico.
Questi segnali possono essere così intensi da portare la persona a pensare di avere una malattia fisica grave. L’iperattivazione del sistema di risposta “lotta o fuga” del corpo innesca una serie di manifestazioni fisiologiche involontarie.
In ogni caso, non tutti i sintomi fisici sono necessari perché si possa parlare di un vero e proprio attacco di panico. Parecchi attacchi sono infatti caratterizzati solamente o in particolare da alcuni di questi sintomi. È anche da dire che la frequenza e l’intensità di questi sintomi può variare largamente nel corso del tempo e in funzione delle circostanze esterne.
La paura di perdere il controllo
Tutte queste manifestazioni somatiche sono collegate alla paura di perdere il controllo, di impazzire, fino alla paura di morire.
Nel corso della crisi di panico, infatti, l’individuo sente che sta smarrendo il controllo di sé stesso e della situazione. Nei casi più gravi può addirittura arrivare a percepire che la sua vita stia per terminare.
Come conseguenza della sintomatologia generale, può poi instaurarsi un comportamento di evitamento, in cui il soggetto fa di tutto per evitare di trovarsi in quelle situazioni che rappresentano per lui una fonte di disagio. In questi casi il DAP può essere associato ad agorafobia, la paura dei luoghi aperti e affollati.
Attacco di panico e mani bloccate
Uno dei sintomi fisici più comuni durante un attacco di panico è la sensazione di avere le mani bloccate, rigide o intorpidite.
Le mani possono diventare fredde, sudate e apparentemente non responsive ai comandi del cervello. Questa sensazione è il risultato della risposta “combatti o fuggi” del corpo all’ansia e alle catecolamine (adrenalina e noradrenalina) rilasciate massicciamente dalle ghiandole surrenali.
L’aumento marcato del tono ortosimpatico a livello del sistema nervoso autonomo è in grado di provocare anche un’alterazione della respirazione. L’iperventilazione, frequente durante un attacco di panico, causa una riduzione del livello di anidride carbonica nel sangue, alterando il pH ematico e influenzando negativamente il funzionamento dei nervi e dei muscoli. Questo può portare a formicolio, intorpidimento e persino alla paralisi delle mani, una condizione nota anche come “mano da ostetrico”.
Le mani bloccate durante un attacco di panico sono un esempio significativo di come ansia e panico possano manifestarsi sul piano fisico.
È importante ricordare che, sebbene sia spaventevole, questo sintomo non rappresenta una minaccia per la vita e scomparirà naturalmente una volta che l’attacco di panico si sarà placato.
Gli attacchi di panico sono pericolosi?
Gli attacchi di panico, anche se spesso sono terrificanti, non sono pericolosi in sé dal punto di vista fisico.
In acuto una persona può sperimentare solo alcuni oppure tutti i 13 sintomi dell’attacco di panico come palpitazioni, difficoltà respiratorie, sudorazione ed una paura opprimente di poter morire o di perdere il controllo.
Queste manifestazioni, sebbene siano molto reali e angoscianti, non causano danni fisici duraturi. In ogni caso, la frequenza e l’intensità degli attacchi di panico hanno un impatto significativo sulla qualità della vita di una persona, portando a comportamenti di evitamento, isolamento sociale ed un aumento del rischio di sviluppare altre condizioni come la depressione.
Rimane, quindi, cruciale cercare un trattamento adeguato per gestire e ridurre l’incidenza degli attacchi di panico.
Gli attacchi di panico possono causare infarto?
La paura più che legittima che ruota intorno agli attacchi di panico può spesso portare a preoccupazioni sull’insorgenza di problemi cardiaci, come un infarto. In ogni caso, è importante correggere questa convinzione errata e comprendere la differenza tra un attacco di panico e un attacco di cuore.
Sebbene i sintomi fisici dell’attacco di panico possano sembrare simili a quelli di un attacco di cuore, la crisi di panico di per sé non è pericolosa per la vita e non può causare danni cardiaci permanenti.
Gli attacchi di cuore sono causati da problemi fisici o meccanici a carico del muscolo cardiaco e richiedono cure mediche immediate.
È fondamentale distinguere tra le due condizioni per affrontarle adeguatamente e non permettere che la paura degli attacchi di panico alimenti ansie irrazionali riguardo all’infarto
Attacchi di panico, cause psicologiche scatenanti
Se vogliamo davvero comprendere un attacco di panico perché viene, è necessario soffermarsi sulle cause psicologiche scatenanti e sugli eventi altamente stressanti che hanno interessato la persona nei mesi precedenti al primo attacco di panico.
Tra i più comuni ci sono:
- incidenti stradali
- malattie
- problemi in famiglia o di coppia
- relazioni affettive o lavorative difficili e stressanti
- abbandoni o lutti
- abusi sessuali
- violenza fisica.
A livello biologico, può derivare da un’iperattivazione del sistema nervoso autonomo (SNA) che reagisce come se ci fosse un pericolo imminente anche in assenza di una minaccia reale. Oltre a questo, fattori genetici, squilibri biochimici nel cervello e modelli di pensiero negativi possono predisporre una persona agli attacchi di panico.
Non vi è quindi una causa scatenante univoca, e a volte questi fattori agiscono anche in associazione tra di loro. È solo andando in profondità nei vissuti e nei rimossi psichici della persona che si può far luce su queste dinamiche.
Questi episodi rappresentano, infatti, una richiesta di attenzione del corpo verso bisogni emotivi trascurati, invitando ad addentrarsi nelle cause profonde del malessere.
Come inizia un attacco di panico?
Le crisi di panico possono irrompere in situazioni pericolose, o comunque percepite come tali dall’individuo, e sono sostanzialmente imprevedibili.
In alcuni casi sopraggiungono anche solo in attesa del verificarsi dell’evento.
Alcune persone sviluppano infatti ansia anticipatoria, del tutto comprensibile, a causa di una costante preoccupazione rispetto a quando e dove si verificherà il ripetersi della precedente e sgradita esperienza.
Attacchi di panico durata
L’attacco segue tipicamente una curva caratteristica con un inizio improvviso, per poi raggiungere il suo apice solitamente in modo rapido ed entro 10 minuti, avendo una durata media pari a 20 minuti. L’attacco va quindi in remissione spontaneamente.
I sintomi, infatti, spariscono al termine dell’episodio, lasciando il soggetto in uno stato di profondo allarme e sbigottimento.
Attacchi di panico senza motivo apparente
Gli attacchi di panico senza motivo apparente possono essere estremamente sconcertanti e debilitanti per chi li sperimenta. Può anche capitare che una persona si trovi a sperimentare una forte crisi di panico senza aver nemmeno manifestato i classici sintomi dell’ansia nei minuti o anche nelle ore precedenti, configurandosi quindi come un attacco di panico improvviso.
Questi episodi improvvisi di intensa paura o disagio fisico, che raggiungono il picco in pochissimi minuti, possono sembrare del tutto indipendenti rispetto a fattori esterni riconoscibili.
Anche se possono sembrare senza motivo, questi attacchi di panico spesso sono il risultato di stress cronico accumulato, attivazione per risonanza della sindrome dell’abbandono, preoccupazioni inconsce logoranti o disequilibri nella neurochimica cerebrale.
Attacco di panico che non passa
Vivere un attacco di panico può essere un’esperienza debilitante e spaventosa, ma per fortuna nella maggior parte dei casi questi episodi hanno una durata limitata e scompaiono da soli.
C’è però una variante più complessa: quando un attacco di panico sembra non voler passare. In questi casi, l’ansia può perdurare per ore o anche giorni, causando un notevole disagio e interferendo con la vita quotidiana.
Questo fenomeno è noto come “attacco di panico prolungato” o “stato di panico persistente”.
È importante ricordare che, anche se può sembrare insopportabile, questo stato di ansia intensa alla fine si attenuerà. Nel frattempo, la cosa migliore che si possa fare è cercare un ambiente sicuro, praticare la respirazione profonda e cercare il supporto di un amico, familiare o professionista che può aiutare a gestire questa situazione.
Se si sperimentano frequentemente attacchi di panico prolungati, è consigliabile consultare un professionista per una valutazione approfondita e un piano di trattamento mirato.
Attacco di panico notturno: sintomi fisici. Quando arriva nel momento della giornata che spaventa di più
Di per sé l’attacco di panico porta con sé un elevato senso di angoscia, che tende ad avere uno strascico piuttosto lungo. La grande maggioranza degli attacchi di panico si manifesta durante il dì. Quando però questo si verifica mentre si dorme, l’impatto emotivo è per ovvie ragioni ancora maggiore.
L’individuo si trova infatti in una condizione psicologica di maggiore fragilità ed impotenza. Il livello di paura è più intenso e la persona può arrivare a richiedere un intervento medico temendo potenziali minacce di morte o un attacco di cuore.
I sintomi fisici con cui si manifesta l’attacco di panico notturno sono comunque del tutto sovrapponibili a quelli delle crisi di panico che insorgono durante il dì. L’improvviso risveglio è infatti accompagnato da un senso di profonda angoscia, sudorazione, fiato corto, tremori, dolore al petto, tachicardia e vampate di calore.
In ogni caso, la loro manifestazione notturna può essere favorita dagli eventi e dalle particolari situazioni che la persona ha vissuto durante la giornata, dal consumo di particolari sostanze e di alcol, ma anche dalla maggiore attivazione individuale innescata da un disturbo d’ansia sottostante.
Un soggetto che ha già sperimentato un attacco di panico notturno avrà poi difficoltà a riaddormentarsi per la paura che questa condizione si possa presentare di nuovo.
È comunque importante ricordare che gli attacchi di panico mentre si dorme di per sé non risultano dannosi per la salute fisica del soggetto.
Attacchi di panico in gravidanza
Gli attacchi di panico durante la gravidanza sono vissuti con un carico di stress addizionale, sia per la futura madre che per il benessere del feto.
Durante questo periodo, le donne possono sperimentare un fisiologico aumento dell’ansia a causa dei cambiamenti ormonali, delle preoccupazioni legate alla salute del bambino e delle responsabilità imminenti.
I sintomi di un attacco di panico in gravidanza includono palpitazioni, sudorazione, tremori e sensazioni di soffocamento o di perdere il controllo.
È importante che le donne incinte che soffrono di attacchi di panico cerchino supporto medico e psicologico. La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, esercizi di respirazione e, se necessario, un percorso di psicoterapia adeguato, può aiutare a ridurre l’incidenza e la gravità degli attacchi di panico.
In alcuni casi potrebbe essere valutato l’uso di farmaci, ma sempre sotto stretta supervisione medica per garantire la sicurezza della madre e del bambino.
Attacco di panico: terapia, rimedi e cura
I rimedi per far passare le crisi di panico sono molteplici. Possono essere di tipo farmacologico o psicoterapeutico, risultando spesso molto utile un’associazione di questi due approcci soprattutto in una fase iniziale.
L’intervento farmaceutico ha l’obiettivo di sopire il sintomo, mentre la psicoterapia lavora sulle cause profonde, intime, delicate e, nella maggior parte dei casi, inconfessabili che si celano dietro le quinte di questa dinamica.
Attacchi di panico, cosa fare SUBITO. Come gestirli nell’immediato
Prima di entrare nel dettaglio delle due tipologie di strumenti per gestire e curare un attacco di panico, volevo fornirti qualche elemento utile per auto-gestire un attacco nel momento in cui dovesse prenderti all’improvviso. In questo caso, infatti, è molto importante conoscere cosa fare subito, dal momento che agire tempestivamente può ridurre sia la durata che l’intensità massima dei sintomi raggiunta durante l’attacco.
La prima azione da mettere in campo è infatti riconoscere i sintomi fisici che si stanno manifestando, in modo da evitare di confonderlo con altre problematiche (quali capogiri o la sensazione di “perdere la testa”) e spaventarsi quindi inutilmente.
In secondo luogo, può essere molto utile imparare alcune tecniche di respirazione per ridurre l’impatto fisico dell’attacco di panico, normalizzando la frequenza del battito cardiaco e diminuendo la sensazione di ansia associata.
Come terzo elemento, è importante distogliere la concentrazione ed evitare quindi di continuare a focalizzarsi mentalmente sul momento di panico quando si verifica l’episodio. Quando senti che i sintomi del panico sono in arrivo o comunque in crescita, puoi iniziare ad ascoltare una musica rilassante, lavarti il viso con acqua fredda o tiepida, annusare un’essenza gradevole, iniziare a camminare o comunque a fare esercizio fisico di intensità lieve, riordinare un cassetto o una stanza, e via dicendo.
Ti consiglio anche di monitorare gli episodi, annotando quando, dove e in che occasione si è manifestato l’attacco al fine di individuare eventuali pattern comuni od elementi scatenanti ricorrenti.
Queste strategie, da applicare nell’immediato se si è da soli, sono anche una valida base per andare a chiedere aiuto e poter presentare allo Specialista un maggiore numero di elementi utili per la fase diagnostica.
Come si può curare un attacco di panico?
Il primo passo fondamentale è accettare di avere un problema e di farsi aiutare. Questi disturbi, al di là della gestione dei sintomi nell’immediato, molto difficilmente possono essere curati da soli in via risolutiva.
Esistono diverse terapie per gestire e curare gli attacchi di panico.
Per ogni individuo il medico o il terapeuta possono indicare diversi percorsi da intraprendere, a seconda dell’intensità e della gravità delle crisi e delle loro ripercussioni sulla sfera sociale e lavorativa della persona.
È compito invece dello psicoterapeuta aiutare il paziente a prendere consapevolezza di cosa gli stia accadendo, tranquillizzarlo e intraprendere con lui un percorso che lo porti a gestire e superare il disturbo.
In primo luogo, le cure hanno lo scopo di alleviare il disturbo e di far prendere all’individuo consapevolezza delle proprie dinamiche emotive alla base del panico.
Come secondo step, si mira ad acquisire strumenti e strategie per affrontare e superare le crisi di panico.
Attacchi di panico, i farmaci utilizzabili nella terapia medica
Rivolgersi a un medico è sicuramente il modo migliore per iniziare a reagire. Raccontare infatti al medico i sintomi e le sensazioni che si provano è già un primo passo verso la cura del disturbo.
In aggiunta, il medico può innanzitutto verificare, con indagini specifiche, se i sintomi avvertiti siano legati ad una disfunzione fisica.
È compito esclusivamente del medico, e non dello psicologo o dello psicanalista, prescrivere eventualmente farmaci che possano alleviare la sofferenza e il disagio arrecati dalle crisi di panico.
In ogni caso, la prescrizione di farmaci per gestire le crisi di panico non può diventare perenne, ma dovrebbe limitarsi ragionevolmente ad aiutare il paziente nelle fasi più acute e critiche.
Contemporaneamente alla cura farmacologica, è bene indirizzare il paziente verso un percorso psicoterapeutico, che gli consenta di gestire e superare gli attacchi di panico in maniera autonoma, più profonda e duratura.
Attacchi di panico in autostrada
Gli attacchi di panico in autostrada o comunque alla guida possono essere estremamente spaventosi e pericolosi, ma esistono strategie e rimedi per affrontarli in modo efficace.
Il primo passo è la consapevolezza dei sintomi fisici che stanno emergendo, in modo da poterlo anticipare quanto più possibile. Se ti rendi conto dell’imminenza di un attacco di panico mentre sei alla guida, cerca subito un luogo sicuro dove puoi fermarti, come una piazzola di sosta o un’area di servizio. Una volta parcheggiata l’auto, concentra la tua attenzione su una respirazione profonda e regolare, cercando di contenere la crisi di panico per quanto ti è possibile.
Possono essere consigliate anche tecniche di grounding, come toccare oggetti o concentrarsi sui cinque sensi, per riportare la mente al presente.
Se gli attacchi di panico in autostrada o, più in generale, mentre si guida diventano frequenti o debilitanti, è fondamentale cercare aiuto da uno psicoterapeuta specializzato in ansia e disturbi correlati. Ricorda comunque sempre che la tua sicurezza e quella stradale sono la priorità principale; per questa ragione, non esitare a fermarti se non ti senti in grado di guidare in modo sicuro durante un attacco di panico.
La psicoterapia per attacchi di panico
Un percorso psicoterapeutico correttamente impostato permette al paziente di prendere consapevolezza degli eventi scatenanti che gli inducono attacchi di panico.
La persona, supportata dallo psicoterapeuta, può in questo modo affrontare le sue paure e i ricordi traumatici in un ambiente sicuro e protetto, dove il senso del giudizio è sospeso e le manifestazioni emotive possono essere portate alla luce.
Esistono oggi diversi tipi di Psicoterapia, ognuno con approcci e orientamenti differenti, ma anche di psicoanalisi e, in via collaterale, di counseling o di coaching.
I metodi adottati, che in alcuni casi sono denominati con sigle e acronimi comprensibili solo per gli “addetti ai lavori”, hanno alcune inevitabili sovrapposizioni tra i diversi indirizzi.
In ogni caso, è possibile distinguere gli approcci focalizzati sulla parte mentale, cognitiva e comportamentale, e quelli che invece preferiscono mettere al centro la parte emotiva e corporea.
La terapia dell’attacco di panico: l’approccio olistico
Una vera psicoterapia olistica, cioè che tenga in considerazione le varie dimensioni dell’individuo, è essenziale per garantire un risultato stabile e duraturo nella vita.
La fiducia in una relazione di aiuto è fondamentale, ed il paziente deve poter essere libero di esprimere il suo sentito.
Ritengo che oggi sia importante passare da un modello di cura basato sul metodo ippocratico (dove, cioè, è il medico il detentore del sapere) ad un modello più sistemico, dove la relazione è circolare e il terapeuta assume anche un ruolo maieutico.
Come interviene lo psicoterapeuta per attacchi di panico
Tra i metodi di intervento che adotto come psicoterapeuta vi sono la Psicoterapia della Gestalt, la Psicoterapia Intensiva Dinamica e Breve ISTDP (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy) e la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
Nell’approccio della Gestalt la dinamica fondamentale della vita psichica è proprio la consapevolezza delle emozioni suscitate dall’incontro dell’individuo con il mondo interno ed esterno.
È fondamentale, pertanto, il con-tatto. Cogliere le emozioni significa anche avere una bussola che ci orienta nella relazione con l’esterno. Già solo il fatto di permetterci di sentire quello che proviamo, senza giudicare, può essere un passo avanti nel percorso personale.
La ricerca scientifica ha dimostrato che si possono affrontare con successo gli attacchi di panico mediante la terapia EMDR.
Quest’ultima, infatti, utilizzando i movimenti oculari e altre forme di stimolazione bilaterale, agisce sul ricordo traumatico permettendo all’individuo di rielaborare i traumi irrisolti.
Il risultato è un’elaborazione accelerata dell’informazione congelata nel trauma.
In altre parole, il trauma psicologico è da vedersi come un pacchetto di informazioni immagazzinate in maniera disfunzionale a livello cerebrale, che la terapia EMDR va a sbloccare e tornare a far fluire.
Rielaborazione dei traumi psicologici
L’impatto di un evento traumatico con il tessuto psichico della persona causa una sorta di ibernazione dell’informazione nella sua forma ansiogena originaria, esattamente nello stesso modo in cui è stato vissuto.
L’informazione non rielaborata può rimanere congelata nel tessuto psichico anche per anni o decenni, o quantomeno finché non verrà letteralmente recuperata.
La presenza di un trauma nel tessuto psichico potrebbe anche provocare attacchi di panico.
A volte la loro risoluzione è estremamente rapida, nel momento in cui il core dell’informazione traumatica congelata torna a fluire e a consentire la sua rielaborazione naturale.
“Ciò che cura è in fondo ciò che più spaventa.”
Diane Fosha
La ferita può essere risanata vivendo una nuova esperienza che si definisce “emozionale correttiva”, da vivere nel Presente, nel Qui-e-Ora della seduta con il terapeuta.
Attacchi di panico, come controllarli con le tecniche corporee
In generale, le tecniche corporee sono un modo efficace per gestire un attacco di panico. Alla parte verbale della psicoterapia si può anche associare una terapia di tipo corporeo, incentrata sulla respirazione.
Come già accennato sopra, durante un attacco di panico risulta infatti utile ed efficace padroneggiare il respiro e le sensazioni fisiche.
La respirazione profonda consiste nell’inspirare lentamente contando fino a quattro, quindi trattenere il respiro sempre contando fino a quattro, e poi espirare lentamente contando ancora fino a quattro. Questa semplice tecnica aiuta a calmare il sistema nervoso e ad abbassare i livelli di ansia.
Grazie al controllo del respiro, tra l’altro, il paziente prende consapevolezza del proprio corpo e della moltitudine di segnali che questo esprime.
Il rilassamento muscolare progressivo è una seconda tecnica corporea molto utile, che consiste nel rilassare i vari gruppi di muscoli, iniziando dai piedi e salendo progressivamente lungo il corpo, fino ad arrivare ai muscoli del collo e poi a quelli del volto. Anche in questo caso, l’utilizzo di questo strumento aiuta a ridurre i livelli di tensione e di ansia.
La visualizzazione è una terza tecnica che puoi utilizzare, e consiste nell’immaginare un luogo tranquillo e rilassante, come una spiaggia o un bosco, concentrandoti quindi sui dettagli sensoriali che ti è possibile cogliere in questo posto sicuro, come il rumore delle onde o il profumo dei fiori. Questo è un valido aiuto per distrarre la mente dai pensieri ansiogeni e per calmare il sistema nervoso.
Il movimento fisico, come una semplice passeggiata o un esercizio che faccia muovere il corpo, è anch’esso molto utile per ridurre l’impatto di un attacco di panico.
Sperimentare queste tecniche può essere molto utile, quando utilizzarle regolarmente, anche per prevenire futuri attacchi di panico.
In ogni caso, le tecniche corporee non potranno mai sostituire un percorso di psicoterapia che lavora alla radice del disturbo, ma possono essere un ottimo strumento da affiancare non solo durante le sedute di terapia, ma anche quando il paziente si trova nella sua vita quotidiana e sperimenta un attacco di panico.
Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.
Medico psicoterapeuta
Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.
Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?
Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.
Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.
I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.
Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara