Seleziona una pagina

La sindrome dell’abbandono, detta anche ansia abbandonica, fobia o paura dell’abbandono, è un tipo di ansia che affligge chi vive nel costante terrore di essere lasciato da solo da una persona a cui è legato emotivamente. Potrebbe trattarsi del coniuge, del partner, di un genitore, un familiare o anche un amico caro.

Questa vera e propria fobia destabilizza interiormente il soggetto, esponendolo ad una serie di fantasmi e di timori che gli impediscono di godere appieno di una relazione umana.

La sindrome dell’abbandono in amore si manifesta con intense paure di perdita e di solitudine, con la persona che potrebbe evitare di immergersi pienamente dentro un sentimento, terrorizzata dal dolore che dovrebbe patire in caso di perdita o di termine del rapporto. Questa prospettiva porta facilmente ad allontanarsi per non soffrire, portando ad un inevitabile inaridimento della propria vita.

In questo articolo ti spiegherò nel dettaglio cos’è la sindrome dell’abbandono, le cause psicologiche di questa paura, i sintomi per poterla riconoscere e la sua importante declinazione in amore, il campo dove è più facile incontrarla.

Alla fine vedremo anche come superare la paura dell’abbandono e di rimanere soli grazie ad un lavoro interiore di natura olistica.

Che cos’è la sindrome dell’abbandono?

La sindrome dell’abbandono è una condizione psicologica che si manifesta con una paura persistente e debilitante di essere lasciati, trascurati o rifiutati dagli altri.

In termini più semplici, è la paura di perdere una persona che ami.

Questa fobia parte dalla prospettiva terrorizzante che questa persona smetta di fare parte della propria esistenza, ma anche che possa morire o che le possa capitare un incidente od un altro evento negativo, registrando in noi una ferita da abbandono.

È una problematica che può emergere in vari contesti, dalle relazioni romantiche a quelle familiari e amicali, e può avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

Si può parlare di un vero e proprio vissuto di senso di abbandono e solitudine che può minare profondamente l’identità personale: se perdo l’altro, è come se perdessi una parte di me e tutto quello che l’altro mi rimanda di me. All’interno di una coppia, ma anche di una relazione di amicizia, agiscono senza sosta i meccanismi psicologici dell’identificazione e della proiezione, che hanno ovviamente bisogno dell’altro per poter operare.

La sparizione della persona, o dell’idea di lei a cui ci si aggrappa, può lasciare un vuoto significativo, facendo sentire privi di senso riguardo al proprio ruolo nel mondo e al posto che si occupava prima della dolorosa esperienza di separazione.

Tutte le volte che un pezzo della nostra identità è sotto attacco, stiamo male e soffriamo in maniera direttamente proporzionale alla forza della nostra identificazione.

Le cause della paura dell’abbandono

La sindrome abbandonica può derivare da esperienze traumatiche passate, come l’abbandono fisico o emotivo durante l’infanzia, oppure può affiorare come conseguenza di traumi psicologici che intervengono direttamente in età adulta.

In alcuni particolari momenti della vita, l’essere lasciati soli o vedere una figura di riferimento che si allontana da noi va ad iscrivere un vero e proprio trauma dell’abbandono nelle reti neurali.

Vediamo adesso un elenco delle più importanti cause della sindrome dell’abbandono negli adulti:

  • traumi infantili irrisolti, soprattutto quelli legati alla perdita di uno dei due genitori a causa di un divorzio o anche della sua morte. Bambini che hanno subito la perdita di un genitore, trascuratezza o rifiuto hanno una forte ferita da abbandono e possono sviluppare una paura radicata di rivivere una condizione analoga anche in età adulta. In questo caso si configura come una delle più importanti conseguenze del trauma dell’abbandono infantile;
  • attaccamento insicuro: i primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo di un modello di attaccamento sicuro o insicuro con le figure di riferimento, detti anche caregiver (le persone che garantiscono le cure continue e ripetute). Un attaccamento insicuro può lasciare in eredità una costante fobia dell’abbandono perché al bambino è stato negato quel porto sicuro rappresentato dalla protezione da parte dei propri genitori;
  • esperienze derivanti da relazioni passate: rapporti caratterizzati da tradimenti, rifiuti oppure allontanamenti possono contribuire allo sviluppo dell’ansia da abbandono. Queste esperienze installano schemi di pensiero negativi e paure irrazionali rispetto alle relazioni future;
  • bassa autostima e autosvalutazione: una scarsa immagine di sé è alla base di diverse problematiche di affermazione nel mondo degli adulti. Una ridotta autostima si associa di frequente alla percezione di non essere degni di amore e di attenzione, amplificando così la paura di non essere riconosciuti oppure addirittura rifiutati.

Possiamo poi riconoscere altre cause dell’ansia da abbandono che non hanno radici nell’infanzia e sono rappresentate da situazioni che possono verificarsi direttamente in età adulta: un lutto improvviso, un trasferimento di luogo, un licenziamento, il termine di una relazione sentimentale o anche aver subito il cosiddetto ghosting, riferito ad una persona che sparisce all’improvviso e non lascia alcuna traccia di sé (il termine deriva appunto dall’inglese ghost, ovvero fantasma).

Questi eventi non fanno altro che andare a sollecitare vissuti abbandonici registrati in profondità nella persona, che per risonanza si attivano e amplificano tutta la catena di reazioni emotive.

Possiamo, in molti casi, diventare coscienti di certi vissuti presenti in noi solamente nel momento in cui un determinato evento esterno li va ad evocare. In questo senso, l’evento agisce come un vero e proprio riflettore o lente di ingrandimento.

L’angoscia da abbandono emotivo nei bambini

Le esperienze di abbandono emotivo nei bambini sono generalmente collegate a dinamiche comportamentali ed educative specifiche.

La più impattante rimane l’impossibilità di esprimere le proprie emozioni, che devono essere soffocate, negate ed eliminate dal campo per non rischiare di mettere a repentaglio il rapporto con i genitori.

La costante ridicolizzazione da parte degli adulti è una seconda situazione tipica, ma anche la spinta ad essere sempre precisi e perfetti, generando una pressione ed un condizionamento che subordina la possibilità di riconoscimento e di accudimento all’essere sempre impeccabili. Non sono amato per quello che sono, ma solo se dimostro costantemente la perfezione.

Anche l’essere trattati come se fossero alla pari degli adulti porta ad un forte inaridimento emotivo della relazione genitori-figli, con percezione di abbandono o di trascuratezza.

Sentirsi abbandonati dalla famiglia o dai genitori può avere un impatto devastante sulla salute emotiva e psicologica del bambino, gettando le basi di un’insicurezza cronica e di una bassa autostima una volta che sarà diventato adulto.

Sindrome dell’abbandono, sintomi

I sintomi più importanti della paura dell’abbandono si inseriscono in quell’humus psicologico fertile rappresentato dall’insicurezza e bisogno di conferme.

Anche se possono variare da persona a persona, alcuni dei più comuni includono:

  • ansia da separazione, che in genere compare con valenza anticipatoria nella prospettiva che la persona amata oppure uno dei propri genitori possa lasciarci da soli per un certo periodo. L’ansia può sfociare in veri e propri attacchi di panico nel momento in cui si è soli, ma anche dare origine ad un vero e proprio disturbo di ansia da separazione;
  • comportamenti di attaccamento: le persone con sindrome dell’abbandono possono mostrare comportamenti di attaccamento eccessivi, come il bisogno costante di rassicurazioni o il tentativo di controllare ossessivamente il partner;
  • autosabotaggio nelle relazioni: il timore dell’abbandono può portare a comportamenti di autosabotaggio nei rapporti, come provocare deliberatamente litigi o allontanarsi emotivamente per evitare il dolore di un potenziale abbandono;
  • rimuginio ossessivo coagulato intorno alla fobia che una persona cara possa andarsene dalla nostra vita, anche inaspettatamente. I pensieri intrusivi arrivano a far sentire in modo chiaro una costante angoscia da abbandono, ostacolando il godimento pieno di un rapporto;
  • depressione e bassa autostima, che in parte possono anche rappresentare una causa della paura dell’abbandono. Sentimenti persistenti di tristezza profonda, senso di vuoto e perdita di interesse nelle attività quotidiane sono, invece, da ricondursi alla condizione nota come depressione da abbandono del partner;
  • ricerca ossessiva e maniacale di segni di disinteresse da parte del partner, quasi a prepararsi alla condanna che sta in qualche modo per arrivare. Questo sintomo deriva in buona misura dall’insicurezza e dalla scarsa autostima;
  • paura dell’intimità: la fobia dell’abbandono può rendere difficile per le persone instaurare relazioni intime e profonde proprio per timore di essere ferite;
  • paura di stare soli e sentirsi male, che si manifesta con modalità diverse a seconda dell’età. Il bambino potrebbe provare angoscia da abbandono anche se dovesse dormire per una notte senza i genitori.

Alcuni di questi sintomi sono relativamente aspecifici e generali, per cui sono comuni anche ad altre condizioni o disturbi e non possono da soli essere presi per confermare la presenza di ansia da abbandono.

Sindrome dell’abbandono test

Al momento non esiste un test ufficiale per la diagnosi della sindrome dell’abbandono, anche perché questa condizione non è codificata all’interno del DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Vi è da dire, comunque, che il DSM-5 ha riconosciuto invece il Disturbo d’Ansia da Separazione, identificabile come uno stato eccessivo di paura o di ansia scatenato dall’allontanamento (o nella prospettiva di una separazione) della figura di attaccamento di riferimento.

Nel caso della fobia abbandonica, come anche per la sindrome della crocerossina, la persona può però essere guidata in un percorso preliminare di auto-valutazione privo di valenza diagnostica ma utile per identificare la presenza di alcuni sintomi di questa condizione, soprattutto in relazione alla paura di essere abbandonati.

Una serie di domande mirate può focalizzarsi sulla frequenza con cui una persona si sente ansiosa riguardo alla stabilità delle proprie relazioni, sul bisogno di continue rassicurazioni e sulla reazione emotiva di fronte a potenziali segnali di distanza o di disinteresse da parte degli altri.

Rispondere sinceramente a queste domande fornisce un quadro indicativo del livello di ansia da abbandono e indica se è opportuno intraprendere un percorso di psicoterapia.

Un altro metodo per effettuare un test della paura dell’abbandono è l’analisi dello stile di attaccamento, realizzabile negli adulti utilizzando strumenti come l’Adult Attachment Interview, una vera e propria intervista semi-strutturata messa a punto da George, Kaplan e Main nel 1987 e utile per classificare la persona in funzione di uno dei tre modelli di rappresentazione interna del sé.

Sindrome dell’abbandono, frasi tipiche ricorrenti

Le frasi tipiche di chi soffre della sindrome dell’abbandono riflettono il timore logorante di essere lasciati soli e il costante bisogno di conferme che, in ogni caso, non riusciranno mai davvero a scacciare i pensieri intrusivi negativi o a colmare quella voragine interna.

Espressioni esplicite come “Hai smesso di amarmi?”, “Perché non rispondi ai miei messaggi?”, oppure “Ho paura che tu mi lasci” sono assolutamente comuni e rivelano l’ansia di abbandono sottostante.

Altre frasi un po’ più indirette possono includere: “Sento che stai cambiando”, “Mi sembra che tu ti stia allontanando da me”, “Percepisco più freddezza in te” o “Non voglio perderti”.

Questi pensieri verbalizzati scaturiscono dal vissuto emotivo di chi è tormentato dalla sensazione di abbandono e possono mettere a dura prova la stabilità di un rapporto.

Sindrome dell’abbandono in amore

Esistono diversi tipi di sindrome da abbandono, ma i 3 più importanti sono la sindrome dell’abbandono in amore, che vedremo in questa sezione, la paura dell’abbandono da parte delle persone che ci circondano e con cui si sta vivendo un qualsiasi tipo di relazione, sia sentimentale che professionale, e la sindrome dell’abbandono nei bambini, che si esprime come paura di essere abbandonati dai genitori o dalle figure preposte a fornire accudimento.

Nelle relazioni, la fobia dell’abbandono può manifestarsi attraverso una costante ansia di essere lasciati e la continua richiesta di rassicurazioni da parte del partner. Ogni piccolo segnale di distanza viene solitamente interpretato come un presagio di un imminente allontanamento, provocando tensioni e conflitti.

La sindrome dell’abbandono in amore può portare a comportamenti di controllo eccessivo e gelosia patologica, dove l’ansia di essere abbandonati ostacola la costruzione di un legame sano e stabile.

Paura dell’abbandono e dipendenza affettiva

Le dinamiche psicologiche che si celano dietro le quinte della sindrome dell’abbandono possono in molti casi portare allo sviluppo di una vera e propria dipendenza affettiva ed emotiva.

In questa forma di subordinazione il rapporto sentimentale è asimmetrico e sbilanciato: la persona con profilo dipendente si muove in uno stato di subordinazione, manifestando un forte bisogno di conferme e riconoscimento.

La paura dell’abbandono fertilizza il terreno in cui può radicarsi una dipendenza affettiva, compulsando la persona a cercare costantemente rassicurazioni ed attenzione da parte del partner per sedare la prospettiva angosciante di essere lasciata sola. Una delle due parti finisce con il sacrificare la propria autonomia nel tentativo di mantenere il legame a tutti i costi, una connessione da cui si finisce con l’essere dipendenti.

La paura logorante di perdere la persona amata forza il dipendente affettivo a provare angoscia da abbandono e a non riuscire nemmeno ad immaginare la separazione dal partner, che viene esperito come una sorta di estensione di sé stesso e non come persona altra da sé.

La sindrome dell’abbandono in amore può, così, diventare più forte dei sentimenti stessi all’interno di una relazione, costringendo a vivere molto male il legame affettivo o anche di amicizia.

Un’altra conseguenza, tra l’altro, è la tendenza a lasciare per paura di essere lasciati tutte le volte in cui si percepisce che il rapporto sta diventando più profondo, esattamente come accade nella filofobia, la paura di amare e di essere amati.

Come superare la paura dell’abbandono

Come abbiamo visto, la sindrome dell’abbandono in psicologia rappresenta una paura intensa e persistente di essere abbandonati o rifiutati, spesso radicata in esperienze infantili di trascuratezza o perdita.

Per comprendere come superare la sindrome dell’abbandono, è indispensabile passare attraverso l’esplorazione delle cause psicologiche che si nascondono dietro le quinte, invitando così lo sguardo della persona a poggiarsi su una serie di vissuti dolorosi, contenuti e processi che aspettano da tempo di essere riportati alla superficie della consapevolezza.

Come già accennato, un percorso psicoterapeutico serve a far emergere le modalità relazionali specifiche del paziente, oltre ad esplorare il suo peculiare schema di attaccamento in età adulta.

Il rapporto con i propri genitori biologici può essere rivissuto all’interno della relazione paziente-terapeuta che offre quindi l’opportunità di ritrovare un’intima comprensione emotiva di sé stessi rispetto all’altro.

In questo senso, il terapeuta dispone di numerosi strumenti per definire se il paziente presenta una dinamica relazionale consolidata e ricorrente che va a riproporre nei vari frangenti della propria esistenza.

Durante un percorso terapeutico è possibile esplorare l’immagine di sé del paziente in relazione all’Altro e far emergere modalità comportamentali specifiche. Nell’ambito della relazione terapeuta-paziente vi sono situazioni particolari, come le ferie estive del terapeuta, che possono slatentizzare sentimenti di abbandono nel paziente.

Ogni vissuto significativo che emerge nel corso della terapia va poi riconosciuto e gestito adeguatamente.

Sindrome dell’abbandono, cura con la psicoterapia olistica

La psicoterapia olistica rientra a pieno titolo nel perimetro delle terapie brevi, offrendo un approccio integrato e incisivo, mirato a sbloccare le problematiche in modo rapido ed efficace.

Per capire come risolvere la paura dell’abbandono, è fondamentale elaborare le radici di questa fobia prima di poter tornare a vivere appieno i propri sentimenti e manifestarli anche al partner senza l’ossessione di una serie di fantasmi interiori.

Oltre a questo, il paziente durante il percorso ha la possibilità di lavorare sul senso del possesso e sui modelli di attaccamento, oltre a sviluppare la centratura interiore e il radicamento, tutti elementi che rinforzano l’immagine di sé stessi e la percezione del proprio valore.


Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara