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Quante volte hai avuto la sensazione di trovarti in uno stato bloccato, come se un peso invisibile ti impedisse di vivere pienamente le tue emozioni? Il blocco emotivo non è solo una sensazione passeggera, ma un meccanismo complesso che può manifestarsi attraverso sintomi fisici e psicologici che condizionano profondamente la qualità della nostra vita quotidiana.

La buona notizia è che ogni blocco emotivo racchiude in sé il potenziale per una trasformazione personale. Come un nodo che aspetta solo di essere sciolto, questi meccanismi inconsci sono in realtà messaggi preziosi del nostro corpo e della nostra psiche, che chiedono di essere ascoltati e compresi con attenzione ma anche compassione.

Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience ha dimostrato che i blocchi emotivi non sono solo una condizione psicologica, ma attivano precise risposte neurobiologiche all’interno di alcune aree cerebrali, nello specifico l’amigdala e l’ippocampo.

Nell’articolo esplorerò che cos’è, il significato e le cause del blocco emotivo, oltre ai sintomi fisici e psicologici che ci consentono di capire se effettivamente soffriamo di questa condizione.

Vedremo alcune delle sue più importanti declinazioni, come il blocco emotivo in amore e dopo un lutto o perdita importante, approfondendo anche le modalità con cui la psiche gestisce i contenuti scomodi tramite la metafora della perla.

Alla fine ti presenterò il filo sottile che unisce i blocchi emotivi e gli aspetti karmici, sottolineando come la via della consapevolezza emotiva sia l’unica veramente in grado di iniziare a gettare luce sulle ombre del passato che ancora tengono in scacco la nostra vita attuale.

Che cos’è un blocco emotivo?

Il blocco emotivo è una condizione psicologica in cui una persona sperimenta difficoltà a riconoscere, esprimere o gestire le proprie emozioni in maniera sana e spontanea.

Si caratterizza per la presenza di emozioni accumulate e bloccate nell’unità psiche-soma e rappresenta una dinamica molto frequente, anche se il più delle volte non vi è consapevolezza. Questo è dovuto in buona parte alla sua particolarità di essere “aspecifico”, quindi potenziale conseguenza o sintomo di un’ampia serie di condizioni, traumi o disturbi psicologici.

Tutti avranno avuto esperienza, almeno una volta, di una persona, un familiare o un amico che dice di sentirsi bloccato e di non riuscire più ad andare avanti. O, in alternativa, che lamenta di non essere in grado di modificare una situazione che gli causa sofferenza, anche se le ha provate tutte.

O, magari, sei tu in prima persona ad aver sperimentato qualcosa di simile.

Il blocco emotivo crea una sorta di barriera difensiva dentro di te, finendo inevitabilmente con il limitare l’utilizzo delle preziose risorse personali che altrimenti sarebbero a tua disposizione. Questa diga potrebbe da un lato avere valenza protettiva, di difesa rispetto a contenuti percepiti come eccessivamente dolorosi e insostenibili, ma dall’altro può anche essere la conseguenza diretta di un’esperienza dolorosa o traumatica.

In ogni caso, questa barriera impedisce di ragionare in modo chiaro, di prendere decisioni consapevoli e di entrare in contatto pieno con la tua dimensione emotiva. Di conseguenza, diventa un ostacolo che interferisce con il tuo progresso attraverso le diverse fasi della vita.

Le cause dei blocchi emotivi: quando la psiche costruisce barriere invisibili

Il blocco emotivo nasce spesso come meccanismo di difesa psicologico inconsapevole, sviluppato dal nostro sistema psichico per proteggerci da esperienze traumatiche o emotivamente intense. Rappresenta una sorta di “corazza psicologica” che l’individuo costruisce inconsciamente dopo aver vissuto situazioni di dolore, rifiuto o profonda vulnerabilità. Questa modalità di difesa si configura come una strategia di sopravvivenza emotiva, dove la persona inconsapevolmente “congela” o cristallizza determinate emozioni per evitare ulteriori ferite psicologiche.

È come se il contenuto percepito come intollerabile venisse avvolto ed isolato dal resto del tessuto psichico, impedendogli di entrare in contatto con la nostra coscienza. Non si può eliminare o espellere da noi, ma si può neutralizzare e rendere innocuo, ovviamente con costi energetici importanti.

Le radici di questi blocchi affondano frequentemente nell’infanzia o in esperienze relazionali significative: un ambiente familiare rigido, episodi di critica costante, vissuti di abbandono o contesti dove l’espressione emotiva veniva squalificata o ridicolizzata. Il sistema psichico, in questi casi, impara a trattenere le emozioni come meccanismo di protezione. La conseguenza più rilevante è un progressivo distacco dalla propria dimensione emotiva autentica, con ripercussioni sulla capacità di stabilire relazioni genuine e sul benessere psicofisico complessivo.

I sintomi fisici del blocco emotivo: le emozioni che ci parlano attraverso il corpo

Oltre agli effetti sulla sfera delle emozioni da cui si origina, un blocco emotivo si manifesta in genere attraverso sintomi fisici e psicologici. Quello più comune, che poi è direttamente collegato alla sua stessa natura, è la difficoltà ad esprimere le proprie emozioni in maniera fluida e priva di attrito.

Si riscontra una connessione diretta tra i blocchi emotivi e l’alessitimia, la condizione in cui una persona non riesce a trovare le parole per esprimere le proprie emozioni. Se queste, a maggior ragione, sono sequestrate nel corpo, la persona avrà difficoltà insormontabili a contattarle e a manifestarle non solo agli altri ma anche a sé stessa.

L’energia psichica che non fluisce adeguatamente, nel momento in cui raggiunge una certa intensità, innesca sempre dei sintomi fisici sul piano corporeo.

I sintomi sono l’unico elemento che vediamo in superficie e che ci possono rivelare la presenza di emozioni bloccate nel corpo.

Un blocco emotivo si manifesta quindi, in termini piuttosto generali, sotto forma di stress emotivo, che può disvelarsi attraverso sintomi fisici in diverse aree corporee.

Il quadro sintomatologico dipende in larga misura, ovviamente, anche dalla natura e dalla tipologia dell’emozione trattenuta o bloccata.

Blocco emotivo, come si manifesta

A livello di testa e cervello, si registrano facilmente disturbi del sonno, mal di testa (soprattutto cefalee muscolo-tensive), difficoltà di concentrazione e vertigini di natura psicosomatica, o pseudovertigini.

A livello di sistema muscolare, si notano spesso tensione cervicale, contratture alla schiena, rigidità mascellare, bruxismo e dolori articolari.

Nel sistema cardiovascolare, invece, è facilmente riscontrabile un aumento della pressione arteriosa, un’accelerazione del battito cardiaco e una sensazione di oppressione toracica o a livello del plesso solare, mentre il sistema digestivo viene impattato in genere con disturbi gastrici (molto frequente l’iperacidità con conseguenti episodi acuti di bruciore), sindrome del colon irritabile (IBS), nausea e alterazioni dell’appetito.

Una ricerca dell’Università di Harvard ha evidenziato come lo stress emotivo non elaborato possa provocare anche modificazioni dell’espressione genica, innescando un meccanismo di infiammazione cronica. Nei soggetti con elevati livelli di stress emotivo trattenuto è stato osservato un incremento del 47% dei marcatori infiammatori e una riduzione del 35% dell’attività delle cellule Natural Killer (NK), fondamentali per la difesa immunitaria.

È importante ricordare sempre che questi sintomi, essendo il risultato di un blocco emotivo, non sono mai il problema di per sé, ma solo la spia di qualcosa di più profondo che necessita della nostra attenzione e consapevolezza per essere trasformato.

Un blocco emotivo è quindi una causa piuttosto frequente che si cela dietro le quinte di un disturbo psicosomatico e dei cosiddetti Medically Unexplained Symptoms (MUS), cioè tutti i sintomi somatici senza una ragione medica evidente.

Come capire se ho un blocco emotivo?

I 5 segnali psicologici più importanti della presenza di un blocco emotivo e di una serie di emozioni trattenute nel corpo sono:

  • ritenersi in qualche modo “fuori posto” o inappropriati, anche senza una ragione apparente;
  • percepire alcuni sintomi dell’ansia e frustrazione indipendentemente dalle specifiche circostanze;
  • avere un’eccessiva paura del giudizio degli altri o di essere sempre sgridati, con conseguenti comportamenti di evitamento;
  • essere cronicamente insoddisfatti o comunque una tendenza quasi spontanea del tono dell’umore a scendere;
  • nutrire la convinzione di aver fatto sempre la scelta sbagliata, oppure sentirsi del tutto incapaci di scegliere e rimanere quindi in una sorta di stallo.

Individuare il sintomo di per sé non è sufficiente, dal momento che va sempre contestualizzato all’interno del complesso tessuto psichico della persona e poi ricondotto agli eventuali comportamenti disfunzionali messi in campo.

Sono bloccata, non riesco a fare niente

Sentirsi bloccati e incapaci di fare qualsiasi cosa è un’esperienza frustrante e debilitante che può derivare da un blocco emotivo, che di fatto è anche un blocco energetico.

Come visto, si verifica quando emozioni irrisolte o represse, come paura, ansia o tristezza, impediscono di agire e di prendere decisioni.

Questa dinamica può manifestarsi come una paralisi psicologica, dove anche compiti semplici diventano insormontabili. Le emozioni non elaborate si accumulano e creano una barriera invisibile che limita la capacità di agire con assertività.

Se il riconoscimento e l’espressione delle emozioni presentano delle difficoltà, il plesso solare arriva a generare sensazioni fisiche di tensione o congestione.

Questo stato emotivo può, a sua volta, causare un blocco psicologico, che possiamo definire come un ostacolo mentale che impedisce di pensare chiaramente, di prendere decisioni o di agire in modo efficace.

Blocco emotivo e pianto

Il blocco emotivo e il pianto sono spesso associati, anche se il secondo può avvenire quando vi è una sorta di rilascio, anche se parziale e temporaneo, del blocco stesso. Puoi vederlo come una diga che per un breve lasso di tempo lascia fluire parte dell’acqua che contiene.

Il pianto è una forma naturale di espressione emotiva che può aiutare ad alleggerire, seppur in genere per poco tempo, il peso delle emozioni accumulate. Questo perché, al richiudersi della diga, il bacino delle emozioni tornerà a colmarsi in tempi relativamente brevi.

In ogni caso, quando il blocco è pienamente operativo potremmo sperimentare difficoltà nel lasciar fluire le lacrime. Il blocco emotivo impedisce infatti al pianto di emergere in modo autentico e completo, trattenendo le emozioni all’interno di noi stessi. Questo può contribuire a un senso di oppressione e ad un accumulo di tensione emotiva.

Affrontare il blocco emotivo con i giusti strumenti consente di ristabilire un equilibrio interiore più stabile e di riattivare la nostra capacità di piangere liberamente. Il pianto, in questo senso, può essere visto come uno spazio di autenticità e di guarigione, oltre che di un ritorno del fluire di ciò che è stato trattenuto per troppo tempo.

Come blocchi emotivi e ansia possono creare una prigione psichica

Blocco emotivo e ansia sono spesso collegati in maniera intima, andando in qualche modo a braccetto e creando una sinergia negativa per la persona.

L’ansia maschera e vela dei contenuti psichici inaccettabili, di cui si pone come un guardiano della soglia, potendo decidere chi può passare ed entrare. La presenza di un blocco emotivo nel tessuto psichico di una persona può, dall’altra parte, facilmente generare ansia che finisce con l’impedire alla persona di vederlo.

C’è anche un altro aspetto da considerare.

Quando si verifica un blocco emotivo, le emozioni non espresse possono accumularsi e generare un aumentato senso di tensione interna. Questa tensione a sua volta può manifestarsi attraverso sintomi fisici e mentali, inclusa l’ansia.

D’altro canto, l’ansia stessa può essere alimentata dal fatto di trattenere le emozioni e dalla paura di vedere le nostre vulnerabilità. Allo stesso tempo, l’ansia può ulteriormente ostacolare la capacità di connettersi alle proprie emozioni, creando un circolo vizioso.

Una ricerca del Massachusetts General Hospital ha rilevato che il 73% dei pazienti con disturbi apparentemente somatici presentava una componente emozionale non risolta come origine primaria. Nello specifico, il 62% manifestava sintomi gastrici, il 54% disturbi cardiovascolari e il 41% alterazioni del sistema immunitario, direttamente correlati a blocchi emotivi non elaborati.

Affrontare il blocco emotivo è quindi di importanza cruciale per ridurre l’ansia e iniziare ad alleviare la tensione interna accumulata.

Blocco emotivo in amore: quando i sentimenti restano imprigionati nel cuore

Il blocco emotivo in ambito sentimentale rappresenta un meccanismo di autodifesa inconsapevole, dove la persona rinuncia all’intimità emotiva per proteggere sé stessa da potenziali ferite. Questo meccanismo si sviluppa spesso dopo esperienze traumatiche di tradimento, abbandono, bisogni non riconosciuti o relazioni tossiche, creando una sorta di “corazza protettiva” che impedisce la vera connessione affettiva. L’individuo sperimenta una condizione di distanza emotiva, dove pur desiderando l’intimità, attiva contemporaneamente strategie inconsce di allontanamento.

Le manifestazioni di questo blocco possono essere molteplici: dall’incapacità di fidarsi pienamente del partner, alla tendenza a sabotare relazioni promettenti, fino ad un senso di distacco che chiude già a monte ogni rischio di rivivere dolori antichi. Tali dinamiche generano circoli viziosi dove la paura di soffrire diventa essa stessa fonte di sofferenza, limitando la capacità di vivere relazioni autentiche e profonde. Il blocco emotivo in amore si trasforma così in una ferita che si autoalimenta, dove il meccanismo di protezione finisce paradossalmente per generare l’isolamento che vorrebbe evitare.

Blocco emotivo e paura di amare

Il blocco emotivo in amore è spesso una delle cause nascoste della paura di amare, detta anche filofobia, una profonda e irrazionale paura di innamorarsi che affonda le proprie radici in esperienze traumatiche precoci o in modelli relazionali disfunzionali. La persona sperimenta una condizione di paralisi affettiva, dove il desiderio di vicinanza viene costantemente sabotato da meccanismi di autodifesa che generano distanza e disconnessione.

Le manifestazioni della filofobia possono assumere forme diverse: dal rifiuto sistematico di impegnarsi sentimentalmente, alla scelta di partner emotivamente indisponibili, fino a comportamenti che sabotano deliberatamente le relazioni promettenti. Questi meccanismi si nutrono di paure profonde: il terrore dell’abbandono, il timore di perdere la propria identità, la convinzione inconscia che amare significhi necessariamente soffrire. Ne deriva una condizione esistenziale caratterizzata da solitudine emotiva, dove la protezione diventa una gabbia che impedisce la vera espressione affettiva, condannando l’individuo ad un’esistenza emotivamente limitata e frammentata.

Quando ci troviamo bloccati sul piano emotivo sperimentiamo, infatti, serie difficoltà a connetterci in modo autentico con il nostro partner o nell’esprimere i nostri sentimenti più profondi.

Il dialogo risulterà più difficoltoso, soprattutto alla luce del fatto che vi saranno aree grigie dove la persona che presenta il blocco non vorrà avventurarsi. È come avere dei cassetti della psiche che sono stati chiusi, sigillando il loro contenuto ed impedendo ogni forma di contatto.

I blocchi emotivi in amore si manifestano con più frequenza in soggetti che hanno avuto uno stile di attaccamento infantile ansioso o evitante. Una persona con attaccamento ansioso è, infatti, molto incline a sviluppare la sindrome dell’abbandono, mentre un attaccamento evitante può nutrire il timore della vicinanza e dell’intimità. Entrambi questi stili tendono ad amplificare la paura di amare.

A tutto questo possiamo anche aggiungere l’evidenza che chi soffre di blocchi emotivi spesso ha una bassa autostima. La paura di non essere degni di ricevere amore o di non essere in grado di sostenere una relazione può contribuire nettamente alla filofobia.

Il blocco emotivo trova poi un terreno particolarmente fertile in alcune convinzioni irrazionali sulle dinamiche di relazione, come “l’amore è solo sofferenza” o “non merito di essere amato/a per quello che sono”.

Affrontare il blocco emotivo in amore richiede un’apertura alla consapevolezza delle proprie emozioni e una volontà di esplorare e guarire le ferite del passato. Questo orizzonte è uno dei punti chiave del lavoro con la psicoterapia olistica.

Lui ha un blocco emotivo

La società impone agli uomini, anche se il più delle volte solo in via indiretta tramite modelli e stereotipi ampiamente sdoganati dai media, di essere forti, razionali e di nascondere le proprie emozioni. Si è consolidato il messaggio secondo cui la manifestazione delle proprie emozioni dovrebbe essere di pertinenza del solo sesso femminile, dal momento che in un uomo è sintomo di debolezza. Un discorso analogo, e anche più marcato, vale per l’atto di piangere.

Un uomo bloccato emotivamente si trova senza dubbio ad affrontare un momento di grande sfida nella propria vita.

Il blocco psicologico porta, per sua stessa natura, ad un accumulo di tensione psichica e a difficoltà ad esprimere e comprendere in modo diretto ciò che accade dentro di sé.

Un blocco emotivo può manifestarsi attraverso una mancanza di comunicazione aperta e sincera, una distanza emotiva nelle relazioni o una tendenza ad evitare situazioni che richiederebbero un coinvolgimento personale più profondo.

In un uomo, poi, ulteriori segnali potrebbero essere il rintanarsi nelle attività lavorative, la focalizzazione ossessiva sulla produttività e la lontananza dal partner.

La ricerca costante dell’azione al di fuori di sé è un ottimo modo per coprire ed evitare il contatto con determinati vissuti o contenuti psichici percepiti come dolorosi o ingestibili.

Dopo aver visto la sua natura di meccanismo di difesa, passiamo adesso a vedere in concreto come aiutare una persona con blocco emotivo.

Da donna, come aiutare il tuo partner con un blocco emotivo sentimentale?

In questo caso, la prima domanda da porsi è come sbloccare un uomo bloccato emotivamente e se questo sia possibile.

Lavorare su un blocco emotivo nelle relazioni è un processo che porta il centro della coscienza a diretto contatto con dinamiche psicologiche delicate, quasi sempre dolorose, richiedendo senza dubbio una certa dose di coraggio e di determinazione.

Ecco alcune azioni che, da donna, puoi mettere in campo fin da oggi se ti accorgi che lui è bloccato emotivamente:

  1. Mostra empatia e connessione emotiva. Ricorda che un blocco emotivo può derivare da diverse cause, come esperienze passate, pressioni sociali e professionali o anche paure personali. Mostra comprensione e sostegno nei suoi confronti, favorendo almeno tra le mura domestiche un posto sicuro ed accogliente in cui possa sentirsi a proprio agio ad iniziare ad aprirsi.
  2. Comunica più apertamente ed evita le dinamiche sottili di manipolazione. Esprimi il tuo desiderio di comprendere e condividere le emozioni con il tuo partner. Invitalo a parlare delle sue esperienze, paure o preoccupazioni per consolidare un clima di fiducia reciproca. Evita quanto più possibile le dinamiche manipolatorie o tutti i sottintesi all’interno del dialogo.
  3. Offri supporto concreto. Quando sarà il momento, incoraggia il tuo partner ad affrontare il blocco emotivo anche attraverso un sostegno professionale. Suggerisci la possibilità di cercare l’aiuto di uno psicoterapeuta olistico, che avrà come cardine principale del lavoro psicologico proprio la dimensione emotiva inconscia.
  4. Pratica l’accoglienza e il rispetto. Evita di giudicare o criticare il tuo uomo bloccato in amore per la sua condizione. Sii paziente e rispetta i suoi tempi nel lavorare su sé stesso. Focalizzati sulla creazione di un ambiente amorevole e di accettazione, dove entrambi possiate crescere e svilupparvi sia come individui che, soprattutto, come coppia.
  5. Non dimenticarti di te stessa. Il principio generale è che possiamo aiutare gli altri solo se stiamo bene con noi stessi. Prenditi quindi cura anche del tuo benessere emotivo, fisico e mentale. È più difficile aiutare il tuo partner se tu stessa non stai bene e non fai nulla per preservare il tuo equilibrio interiore mentre affronti questa situazione.

È importante poi ricordare che ogni persona è unica e il processo per superare un blocco emotivo relazionale solitamente richiede tempo ed impegno.

Grazie anche al supporto della figura di uno psicoterapeuta, meglio se ad indirizzo olistico, un uomo può esplorare le radici del suo blocco psicologico, affrontare tutte le convinzioni limitanti sulla mascolinità che albergano in lui e imparare a connettersi con la propria dimensione emotiva in modo autentico.

Sbloccare questa area fondamentale può portare a una maggiore consapevolezza di sé, relazioni più appaganti e un ritrovato senso di connessione con il partner.

Blocchi emotivi dopo tradimento

Il blocco emotivo dopo un tradimento è una risposta comune alla ferita profonda e alla violazione dell’intimità che uno dei due partner si è trovato di fronte.

La persona tradita sperimenta una serie di emozioni intense come attacchi di rabbia, dolore, delusione e la percezione forte di profanazione dello spazio intimo.

Queste emozioni si accumulano e, se non hanno modo di essere riconosciute ed espresse nei modi giusti, finiscono con il creare un blocco emotivo, rendendo poi difficile affrontare ed elaborare le sensazioni connesse all’evento traumatico.

Il blocco emotivo è come un fortino che la psiche costruisce intorno a contenuti dolorosi utilizzando proprio quell’energia che ha smesso di fluire e di essere espressa verso l’esterno.

Il mancato riconoscimento, unito a comportamenti sia esteriori che interiori di evitamento di un certo vissuto, può facilmente portare ad una situazione di blocco, dove il carico energetico di sofferenza viene come sequestrato, incapsulato e rimosso dal fluire delle energie psichiche.

Il blocco emotivo può qui manifestarsi attraverso una mancanza di fiducia nel partner, una paura di riaprirsi all’amore o una difficoltà a connettersi emotivamente con gli altri.

Gestire un blocco emotivo dopo un tradimento richiede tempo, pazienza e quasi sempre uno specifico sostegno psicologico da gestire sia individualmente che nella forma di una terapia di coppia.

Dopo una delusione si diventa freddi

Una delusione profonda, soprattutto in ambito affettivo, conduce facilmente ad una chiusura emotiva, spesso percepita genericamente come “freddezza”. Questo stato non è altro che una difesa inconscia per proteggersi da ulteriori sofferenze.

Quando le emozioni legate ad una delusione non vengono elaborate, possono svilupparsi blocchi emotivi, una sorta di barriera psicologica che impedisce alla persona di entrare in contatto con i propri sentimenti e di potersi “scottare di nuovo”.

Questa freddezza emotiva non rappresenta una vera insensibilità, ma un meccanismo di sopravvivenza che porta l’individuo a reprimere il proprio sentire e a chiudere a doppia mandata il proprio mondo interiore.

Dopo una delusione si diventa freddi, quindi, non per mancanza di sensibilità, ma perché il dolore spinge ad innalzare sbarramenti per ripararsi da nuove ferite.

Blocco emotivo in amore, come superarlo

Per superare un blocco emotivo in amore la chiave principale da cui prendere le mosse risiede nell’apertura e nella consapevolezza di sé.

È un percorso che richiede il coraggio di esplorare le proprie emozioni e di affrontare le ombre e le ferite del passato.

La prima cosa da fare è riconoscere e accettare l’esistenza del blocco emotivo, senza giudicarsi o colpevolizzarsi. In un secondo momento, è importante impegnarsi nel lavoro interiore, preferibilmente con il supporto di una psicoterapeuta olistica, per esplorare le cause profonde del blocco e affrontare i traumi emotivi associati.

La consapevolezza delle proprie emozioni e degli schemi comportamentali limitanti può consentire di affrontare il blocco psicologico in modo più efficace.

Oltre a ciò, è fondamentale sviluppare una comunicazione aperta e autentica con il partner, condividendo i propri vissuti e praticando l’ascolto profondo dell’altro. La coltivazione di una connessione intima ed empatica già di per sé è in grado di favorire un parziale allentamento del blocco.

Bisogna comunque sempre ricordare che il percorso per superare un blocco emotivo in amore richiede tempo, impegno costante e il coinvolgimento anche del partner.

La psicoterapia mette a disposizione un ambiente sicuro e protetto in cui il paziente può esplorare tutti i vissuti dolorosi legati ad un tradimento o ad esperienze emotive dolorose del suo passato, aiutando il ritorno del fluire delle emozioni trattenute e promuovendo la guarigione emotiva.

La liberazione dal blocco energetico può aiutare a vivere relazioni più appaganti, basate sulla fiducia, l’intimità e l’amore incondizionato.

Blocco emotivo dopo lutto

Il blocco emotivo dopo un lutto è un’esperienza assolutamente comune ma complessa che può manifestarsi dopo la perdita di una persona cara.

Quando ci troviamo a vivere ed affrontare la morte di una persona amata, accade facilmente che le nostre emozioni si intreccino in un groviglio di dolore, tristezza, rabbia e confusione.

Il lutto, soprattutto nelle fasi iniziali, è accompagnato dalla negazione e dal rifiuto, lasciando il soggetto che lo sta vivendo senza la capacità di esprimere adeguatamente ciò che sente al suo interno. Si viene così a creare un fiume di emozioni trattenute, soppresse, negate alla luce della consapevolezza, che sembrano sequestrate nel profondo del nostro essere.

Il blocco emotivo dopo lutto può avere un impatto significativo sulla nostra capacità di elaborare la perdita e di ritrovare un nuovo equilibrio interiore, per quanto questo sia un processo che indubbiamente richiede tempo.

In questi momenti è essenziale cercare il sostegno di uno psicoterapeuta che ci aiuti ad affrontare le complesse emozioni del lutto e a sciogliere il flusso delle nostre emozioni per facilitare il processo di rielaborazione e di guarigione.

Blocchi emotivi in psicologia e la metafora della perla: come la nostra psiche incapsula i vissuti dolorosi

La genesi del blocco psicologico sequestra pacchetti di informazioni e contenuti dolorosi, consentendo alla persona di andare avanti in quel frangente complesso. La psiche del soggetto rimuove e incapsula ciò che la coscienza non riesce a gestire, nell’ottica di una possibile rielaborazione e risoluzione spontanea.

Nella maggior parte dei casi, però, questa rielaborazione non può avvenire e l’energia psichica associata a quel contenuto rimane sequestrata, dando origine al blocco vero e proprio.

Puoi vedere la dinamica come un granello di sabbia o un piccolo corpo estraneo che si insinua nella cavità palleale di un’ostrica e viene così ricoperto da strati successivi di madreperla per difendere i tessuti irritati dell’animale. Tutta la modalità di creazione della perla, a ben guardare, non risolve il problema iniziale, cioè la presenza di un corpo estraneo indesiderato, ma si limita a neutralizzarne gli effetti.

Non solo, le cariche energetiche inconsce guidano da dietro le quinte tutti i nostri comportamenti, anche quelli apparentemente più anomali o decorrelati. Rappresentano a tutti gli effetti un mondo nascosto, sotterraneo ma molto potente che agisce in un certo senso come il nostro burattinaio personale.

Di per sé non possiamo fare niente per modificare i nostri comportamenti se prima non risaliamo alle loro cause principali, cioè a quella dimensione quasi sempre inesplorata che vive nei meandri del nostro inconscio.

Sarebbe come pretendere di ripulire l’acqua di un fiume agendo solo a livello della sua foce, quando ormai i suoi flussi si stanno già riversando in mare. E magari vi è una causa forte di inquinamento o di intorbidamento nei pressi della sorgente a monte.

Blocchi karmici: quando è il nostro passato che rallenta il presente

Il blocco emotivo e il concetto di karma sono legati da un filo sottile, anche se molto significativo.

Il karma (dal sanscrito karman, ‘azione, risultato, operazione, causa che porta a determinati effetti’) è un termine della religione e filosofia indiana che indica un principio fondamentale: le nostre azioni ripetute, nonché i nostri stessi pensieri, possono influenzare e plasmare ciò che viviamo nella nostra realtà presente e futura. È riconducibile, per certi versi, al terzo principio della Dinamica di azione e reazione.

Quando siamo in stallo emotivo, cresce in noi un accumulo di emozioni bloccate nel corpo, non riconosciute ed elaborate, tra cui rabbia, dolore o risentimento. Queste cariche energetiche non risolte e persistenti possono influire sul nostro stato emotivo attuale, creando disarmonia e bloccando il flusso delle energie positive nella nostra vita.

Non solo, ma il blocco può sclerotizzare le dinamiche del pensiero, fornendo carburante per lo sviluppo ed il mantenimento di pensieri ossessivi e ripetitivi. E, come visto, anche il pensiero ripetuto e consolidato dentro di noi crea karma.

Affrontare il blocco emotivo è sicuramente un modo per rendere coscienti ed iniziare a sciogliere alcuni aspetti negativi del karma e a liberare il peso delle emozioni passate.

In questo contesto, la Psicoterapia Medica Olistica guida la persona nell’esplorazione delle dinamiche emotive e la aiuta a sviluppare strumenti per guarire e trasformare le emozioni bloccate.

Questo apre la strada ad una maggiore consapevolezza emotiva e ad un nuovo equilibrio interno, permettendole il ritorno ad una vita più piena e autentica attraverso l’integrazione (e non la rimozione) delle esperienze dolorose e dei contenuti psichici inaccettabili.


Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara