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In psicologia, l’immagine di sé è la rappresentazione mentale che una persona ha di sé stessa, cioè l’insieme delle convinzioni, percezioni e pensieri riguardo a chi è e a come appare agli altri.

Questa immagine può comprendere sia aspetti fisici, come le sembianze e l’attrattività percepita, che aspetti psicologici e sociali, come il valore personale, le competenze acquisite e il ruolo sociale.

L’immagine di sé gioca un ruolo chiave e quasi sempre sottovalutato nella vita di un individuo, dal momento che impatta direttamente sulle sue scelte e sulla qualità delle relazioni interpersonali.

Puoi vederla come un burattinaio che ci muove da dietro le quinte, secondo schemi e impronte di cui non abbiamo quasi mai la benché minima consapevolezza.

Se non viene resa cosciente e modificata con i giusti mezzi, l’immagine di noi stessi determina il nostro destino.

In questo articolo scoprirai cos’è l’immagine di sé e come letteralmente va a settare la tua personale “zona del possibile”, oltre ad essere un tassello fondamentale della tua autostima.

Vedrai anche come è possibile lavorarci sopra per trasformarla e renderla più potenziante e funzionale al raggiungimento dei tuoi obiettivi di vita.

Immagine di sé stessi: il segreto per acquisire una maggiore sicurezza e per cambiare la tua vita

Il lavoro sull’immagine di sé è la pietra angolare di ogni vero percorso di psicoterapia, e una chiave indispensabile per cambiare la propria vita. Come spesso accade, le idee brillanti vengono dagli outsiders. Fu il chirurgo estetico Maxwell Maltz (1899-1975), che deve la sua notorietà al best-seller PsicoCibernetica, il primo ad ipotizzare questo concetto.

Il Dr. Maltz, laureato nel 1923 presso la Columbia University, era un chirurgo plastico che ha svolto la sua attività a New York, arricchendo la sua profonda conoscenza della chirurgia con un’altrettanta intima comprensione della mente umana e dei suoi meccanismi più reconditi.

Dobbiamo ricordarci, prima di tutto, che stiamo parlando di un periodo storico dove chi si rivolgeva alla chirurgia plastica lo faceva in media per problemi abbastanza gravi e non con una finalità esclusivamente di miglioramento estetico.

Le insolite scoperte del Dr. Maltz

La sua scoperta più rivoluzionaria si è incentrata sul fatto che una percentuale cospicua delle sue pazienti, anche dopo aver migliorato significativamente l’aspetto esteriore, continuava a sentirsi insicura e non otteneva miglioramenti tangibili nella propria vita.

La cosa sembrava oggettivamente strana, quasi frustrante.

Nonostante il Dr. Maltz fosse molto in gamba nel suo lavoro ed in grado di intervenire con efficacia anche nelle situazioni più delicate, aveva notato che i risultati estetici non miglioravano in automatico l’autostima del paziente e la percezione di sé stesso. Ascoltando i suoi clienti, Maltz si accorgeva infatti che alcuni di loro continuavano a comportarsi esattamente come prima.

Che cosa gli sfuggiva?

Perché l’intervento di chirurgia estetica non migliorava automaticamente la soddisfazione personale?

La chiave stava nel fatto che la percezione di sé che le sue pazienti continuavano ad avere interiormente non integrava in automatico l’intervenuta modifica del loro aspetto fisico. L’immagine esterna offerta agli altri non corrispondeva a come loro continuavano a vedersi dentro di sé. In altri termini, anche se la loro apparenza fisica era cambiata, la loro immagine interiore di sé restava la stessa.

All’interno delle sue pazienti, così come delle persone in generale, si annida quella che a tutti gli effetti rappresenta una potenziale grossa insidia.

Può essere potenziante, favorendo l’ottenimento del successo in ambito lavorativo o l’alimentazione di relazioni interpersonali floride, oppure può rivelarsi un vero e proprio nemico infido che ti rema contro agendo dai meandri più reconditi della tua psiche, mettendoti costantemente i bastoni tra le ruote.

Sto parlando dell’immagine di sé.

Immagine di sé, come influenza il rapporto con gli altri

Che tu ne sia consapevole o meno, hai una precisa immagine di te stesso/a. Questa immagine determina il modo in cui tu vedi e percepisci te stesso, e comprende svariate sfaccettature ed elementi. In termini più tecnici, possiamo definirla come la dimensione valutativa globale del sé.

Il Dr. Maltz ha compreso che ognuno di noi ha un’immagine di sé che non si sovrappone mai esattamente all’immagine esteriore e, quindi, alla percezione che le altre persone si fanno di noi. In alcuni casi, vi può essere un vero e proprio abisso tra questi due versanti.

L’immagine che hai di te gioca un ruolo molto importante nella vita di tutti i giorni, ma anche nel rapporto con gli altri.

Come spesso amava ripetere il Dr. Maltz, molti suoi pazienti, più che di un intervento chirurgico al loro corpo, avevano bisogno di un intervento chirurgico alla loro anima.  

Cosa si intende per immagine di sé? La nascita della psicocibernetica

Queste osservazioni lo hanno portato a sviluppare il concetto di “psicocibernetica”, una teoria che sostiene che l’immagine di sé è la chiave per migliorare la propria vita.

Nel suo celebre libro PsicoCibernetica (in inglese Psycho-Cybernetics), Maltz illustra senza giri di parole che una persona deve avere una visuale accurata e positiva della propria immagine di sé prima di settare qualunque obiettivo di vita. Se questo passaggio non viene completato, la persona rimarrà negli stessi schemi che scaturiscono dalle proprie credenze limitanti.

Maltz sosteneva che il nostro comportamento è guidato principalmente dall’immagine di sé e che spesso agiamo in modo coerente con ciò che percepiamo di essere.

Lasciamo comunque che si esprima attraverso le sue stesse parole:

L’immagine dell’Io è la chiave della personalità e del comportamento umano. Cambiate l’immagine dell’Io e cambierete la personalità e il comportamento.

Oltre a ciò, l’immagine dell’Io stabilisce i limiti dell’individuo, indicando ciò che può e ciò che non può essere fatto. Estendete tale immagine, ed estenderete la “zona del possibile”. Lo sviluppo di una giusta e realistica immagine dell’io sembrerà dare all’individuo nuove capacità, un nuovo talento e addirittura cambierà in successi i fallimenti.

Secondo Maltz, l’immagine di se che ogni individuo ospita nella propria mente è quindi come una sorta di “cybernetic goal-setting mechanism”, ovvero un meccanismo che stabilisce gli obiettivi e le direzioni della persona.

La psicocibernetica è successivamente diventata una scuola di pensiero popolare nella psicologia del successo e ha influenzato molti autori e coach motivazionali.

Immagine di sé stessi, come definisce i propri confini

L’immagine di sé delinea in modo netto il confine di tutto quello che ti dai il diritto di fare. Se un’azione cade all’esterno di questo confine, non la farai perché la tua immagine di te stesso al momento non te lo consente.

Imprimiti bene nella mente quest’ultimo passaggio.

Dobbiamo anche ricordarci che nella Psicologia della Gestalt il Sé non è una un’istanza intrapsichica fissa, granitica e immutabile, ma piuttosto un’identità che si plasma e si delinea nel contatto con l’ambiente, modificandosi in base alle sue richieste, tendendo sempre all’autoregolazione dell’organismo.  

Comprendo che questi termini possano suonare un po’ complessi, ma se mi hai seguito fino a qui ti sarà tutto chiaro.

La persona, quindi, non si caratterizza mai nel vuoto, in senso assoluto, ma prende pienamente forma solo a contatto con un ambiente esterno.

L’immagine di sé, ne abbiamo davvero solo una?

Immagine di sé è comunque un’espressione parzialmente imprecisa, dal momento che nel nostro modo di pensare a noi stessi non sono presenti solo le immagini, ma anche parole e suoni (percezioni auditive), odori, sapori e sensazioni cinestesiche.

È imprecisa anche da un altro punto di vista: si dovrebbe più correttamente utilizzare il termine immagini di sé, dal momento che ciascuno di noi ne ha molte. L’immagine di sé non è una fotografia, un’istantanea legata ad un momento specifico, ma un processo dinamico e, per certi versi, in costante divenire: il processo di pensare sé stessi.

L’immagine che una persona ha di sé stessa non è quindi univoca, ed è funzionale alle molteplici situazioni che si presentano nella vita quotidiana. Ad ogni nuovo contatto, in relazione ad un ambiente esterno che viene percepito sempre in configurazioni di volta in volta differenti, emergono in figura parti del nostro Sé adeguate alle richieste dell’ambiente.

L’ambiente è letteralmente in grado di richiamare delle sfaccettature del nostro Sé, favorendone l’emersione e l’attivazione.

In genere, si assiste ad una maggiore stabilità dell’immagine di sé da adulti, che quindi è anche più ostica da cambiare.

Immagine di sé e autostima: ti sta limitando o potenziando?

L’immagine di sé è poi strettamente interconnessa all’autostima, anche se rimangono due concetti distinti e non intercambiabili. Una buona autostima richiede che l’immagine di sé sia in linea con la scala dei valori dell’individuo.

Se l’autostima è bassa, vivrai sensi di inadeguatezza, di colpa e di vergogna.

Se la fiducia in sé stessi invece è alta, vivrai in maniera positiva ed assertiva le esperienze quotidiane.

Autostima ed immagine di sé costituiscono quindi il nucleo più profondo dei nostri comportamenti.

Ciò significa che la visione di te stesso/a influisce direttamente su quanto ti apprezzi o ti svaluti. Questa percezione modella le tue scelte, sentimenti e comportamenti. Una bassa immagine di te non potrà che agire costantemente da freno inibitorio, drenando preziose energie vitali e letteralmente mettendoti i bastoni tra le ruote.

La percezione distorta di sé stessi: una vera e propria mina vagante nella nostra esistenza

La bassa fiducia in sé stessi porta all’assunzione di atteggiamenti rinunciatari sia verso i propri obiettivi di vita, sia nelle relazioni con le altre persone, secondo il tipico esempio della “profezia che si auto-avvera”.

“È impossibile per una persona comportarsi in modo diverso da come si vede realmente. Per cambiare il comportamento, devi prima cambiare la tua immagine di te stesso.”

Maxwell Maltz

In ogni caso, ti devi sempre ricordare un aspetto fondamentale.

Gli altri ci percepiscono per come noi vediamo noi stessi.

Ed è qui che, ancora di più, l’immagine di sé influenza anche la qualità dei rapporti con gli altri.

Se ci percepiamo come persone timide e impacciate, non faremo altro che vestirci e comportarci in maniera congruente con questa percezione di noi stessi, e il mondo esterno ce ne darà conferma in maniera esatta.

Proviamo però a scendere ad un livello più fine di comprensione: il mondo circostante in realtà risponderà con più di un rimando, ma la percezione distorta di sé stessi attribuirà maggiore rilievo solo a quei feedback che vanno a confermare come noi ci vediamo a livello profondo.

È un circolo vizioso da cui non si esce senza la consapevolezza.

Immagine di sé e psicologia: come è possibile modificarla?

La teoria dell’immagine di sé di Maltz ha iniziato ad essere integrata nella psicologia e nei percorsi di psicoterapia.

Diversi terapeuti hanno iniziato ad utilizzare tecniche basate sulla psicocibernetica per aiutare i loro pazienti a comprendere le motivazioni più profonde di determinati comportamenti e di schemi ripetitivi nelle loro vite.

Se le cause non vengono modificate, anche i loro effetti avranno ben poche possibilità di essere diversi, al netto di eventi stocastici fuori dal nostro controllo, non prevedibili a priori e difficilmente integrabili in uno schema ripetibile.

Ma cosa è possibile fare se la persona scopre un’immagine di se svilente e limitante?

È una condanna definitiva oppure ci sono delle possibilità di cambiamento?

Come per i paradigmi della mente inconscia di cui ho parlato in altri articoli, anche l’immagine di sé può essere modificata, seguendo un approccio simile.

La mente non funziona mai nel vuoto, quindi non è possibile eliminare l’immagine di noi stessi se dovessimo scoprire che è più nostra nemica che amica.

Non sarebbe nemmeno giusto, né funzionale.

Come avrai intuito, un’immagine di sé che presenta tratti svilenti, degradanti o umilianti può essere sovrascritta, cioè sostituita con un’altra più potenziante e più funzionale all’ottenimento di risultati diversi.

Se non cambi l’immagine di te stessa, non cambierà nemmeno la tua vita, indipendentemente dalle tecniche che potresti aver appreso e applicato anche con costanza.

In ogni caso, quando si lavora con le energie della psiche inconscia è sempre bene affidarsi ad uno psicoterapeuta che ti possa accompagnare nel percorso di presa di coscienza di queste dinamiche e di successiva trasformazione funzionale ad una vita migliore in maniera duratura.

L’emersione di elementi psichici inconsci, soprattutto se associata a vissuti delicati o dolorosi, va gestita nel migliore dei modi in un ambiente protetto come un percorso di Psicoterapia Olistica.

Riconoscere le distorsioni nella percezione di se stessi è il primo passo per comprendere le motivazioni profonde alla base di certi comportamenti ripetuti e apparentemente innati, consentendoci in una seconda fase di lavorare per ridurre il divario tra come siamo realmente e come ci vediamo.

L’immagine che hai di te può quindi trasformarsi nella tua principale alleata per raggiungere i tuoi obiettivi nella vita, o anche più semplicemente per sciogliere i conflitti e recuperare la serenità interiore.


Se vuoi più informazioni sul mio metodo di lavoro psicoterapeutico oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara