L’elaborazione del lutto, soprattutto se complicato o associato ad un trauma vero e proprio, è un passaggio molto doloroso e delicato.
Far fronte alla perdita di qualcuno che si ama è infatti una delle situazioni più difficili nella vita, in quanto il dolore è travolgente e si sperimenta tutta una gamma di emozioni e sentimenti, che spaziano dalla rabbia e dall’incredulità ai sensi di colpa e allo shock.
L’impatto di un lutto e delle sue conseguenze si può ripercuotere anche sulla sfera fisica, con problemi di sonno o inappetenza. Il lutto, tra l’altro, può mettere di fronte alla propria stessa paura della morte.
Nell’articolo ti parlerò delle fasi di elaborazione del lutto, anche traumatico o complicato, e cercherò di darti degli spunti che possano esserti di aiuto in un momento così doloroso o per stare vicino a qualcuno che ha vissuto la perdita di una persona cara.
In questo la terapia con EMDR può agire quale acceleratore del percorso naturale verso la risoluzione di questo evento personale molto doloroso. Approfondirò anche il rischio di arrivare ad un lutto non elaborato, con i relativi sintomi e le conseguenze che comporta per la persona.
Elaborazione del lutto: fasi e tempi
Il lutto è una delle esperienze umane più complesse e, allo stesso tempo, è una parte inevitabile dell’esistenza dato che prima o poi tutti ne dovremo affrontare uno. Nel lutto ci si trova a fronteggiare un distacco emotivo profondo come conseguenza della morte di una persona cara, della fine di una relazione o della perdita di un lavoro.
Nell’articolo mi focalizzerò quasi esclusivamente sul lutto derivante dalla perdita di un proprio caro o congiunto.
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, il primo concetto è che il lutto va elaborato per poter essere poi superato. Elaborare un lutto, cioè il processo necessario ad attraversare la perdita di una persona amata, è una dinamica individuale e profonda.
Non c’è una modalità giusta e una sbagliata.
Quanto tempo è necessario per l’elaborazione del lutto?
Il processo di elaborazione del lutto richiede tempo. Quando nostro malgrado ci troviamo a dover fronteggiare un lutto, in genere è possibile entrare in uno stato di accettazione entro circa 18 mesi.
In ogni caso, il tempo necessario per affrontare e superare un lutto è estremamente variabile e dipende da una serie di fattori individuali, tra cui la natura della perdita, le risorse di supporto disponibili, la capacità di elaborare emotivamente la situazione e l’esperienza personale anche pregressa.
Ogni persona ha il proprio ritmo di elaborazione e guarigione, e non c’è un cosiddetto “termine ultimo” entro cui ci si aspetta che il dolore svanisca completamente.
Durante il processo non bisogna mai giudicarsi, ed è importante non vergognarsi dei sentimenti provati.
In termini semplici, il lutto va vissuto sospendendo il più possibile il senso del giudizio in relazione ai propri sentimenti e comportamenti.
Le fasi di elaborazione del lutto
Molti autori hanno affrontato il delicato tema delle fasi del lutto, e nonostante le inevitabili differenze è comunque possibile trovare delle linee comuni.
Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, ha contribuito significativamente alla comprensione dell’elaborazione del lutto attraverso il suo lavoro pionieristico. Freud ha introdotto il concetto di “lavoro del lutto”, che rappresenta lo sforzo psicologico che una persona si trova a dover compiere per elaborare la perdita. È stato il primo a descrivere le fasi del lutto, individuandone 3:
- diniego;
- accettazione;
- distacco.
Più recentemente, nel 2014, Elizabeth Kübler-Ross ha definito a sua volta un modello a 5 fasi del lutto che ti può aiutare in concreto a comprendere cosa stai provando:
- negazione/rifiuto;
- rabbia;
- contrattazione/patteggiamento;
- depressione;
- accettazione.
Altri autori invece (Bonanno et al., 2014) hanno notato che le persone non sembrano attraversare alcuna sequenza precisa di fasi durante il lutto.
Esse sembrano piuttosto fare esperienza di un insieme di reazioni (Pearlman et al., 2014) che possono essere categorizzate entro tre ampie fasi che descrivono i processi di risposta e adattamento alla perdita, ovvero la fase di shock/evitamento, la fase della presa di coscienza/impatto emotivo e la fase di accomodamento, in cui le reazioni diminuiscono progressivamente di intensità e l’individuo accetta la realtà della perdita.
Queste fasi del lutto sono piuttosto estese e hanno lo scopo di descrivere la progressione del processo interiore di rielaborazione.
Le fasi del lutto in amore
In amore il lutto è anche rappresentato dalla fine di una relazione sentimentale. Si parla infatti di lutto in senso ampio quando la persona affronta la perdita di qualcosa di significativo nella propria vita.
Il processo di elaborazione del lutto in amore passa in genere attraverso una serie di fasi ben definite. La prima fase spesso coinvolge il disorientamento e lo shock, dove la notizia del termine della relazione è estremamente difficile da assimilare. Segue la fase della negazione, in cui si spera che la relazione possa ricominciare come prima e si rifiuta di accettare la realtà della separazione.
In un momento successivo si passa alla fase della rabbia. In quest’ultima possono emergere sentimenti di frustrazione, ingiustizia e amarezza. La rabbia può essere diretta verso l’ex partner o anche verso sé stessi per aver commesso errori o per non essere stati all’altezza delle aspettative. La fase successiva è la tristezza o depressione, in cui si sperimenta una profonda malinconia e tutto il dolore affiora senza filtri. La persona tende ad avere pianti frequenti. Alla fine c’è la fase dell’accettazione, in cui si inizia a trovare un senso nella separazione e ad impostare nuove dinamiche nella propria vita.
È importante ricordare che queste fasi non sempre seguono un ordine lineare e possono sovrapporsi.
Elaborazione del lutto, psicologia
In relazione alle fasi del lutto viste sopra, il lavoro della psicoterapeuta prende le sue mosse da una presa di consapevolezza da parte del paziente.
La persona deve prima di tutto riconoscere il lutto.
Il paziente va quindi riportato a contatto con i dati di realtà per innescare il processo di rielaborazione, soprattutto se si trova ancora nella prima fase vista sopra di diniego/negazione/evitamento.
Come elaborare un lutto con l’approccio olistico in psicologia
Il principio cardine della psicoterapia olistica è che qualunque contenuto psichico non vissuto e respinto nell’inconscio prima o poi tornerà a bussare alla porta. E lo farà con una forza sempre più crescente, senza chiedere il permesso.
Non è quindi possibile sfuggire per sempre agli effetti di un contenuto traumatico immagazzinato nella propria rete neurale, anche se può risultare molto difficoltoso lavorarci sopra.
L’unico modo per superare un lutto è attraversarlo, possibilmente con tutti gli strumenti per rimuovere gli ostacoli che renderebbero questa fase più lunga e dolorosa.
All’interno delle mie competenze come medico e psicoterapeuta trova ampio spazio anche l’impiego della terapia EMDR, già descritta nelle sue 8 fasi in un articolo precedente e molto utile anche quando applicata al processo del lutto.
EMDR, l’elaborazione del lutto anche traumatico
Come già visto, l’elaborazione dell’informazione traumatica è considerata come un processo di apprendimento, che facilita l’integrazione di diversi elementi e l’installazione di nuove risorse.
Dal momento che la terapia EMDR promuove un naturale percorso di guarigione, il suo principale obiettivo nel trattamento del lutto è permettere al paziente di attraversare più rapidamente il processo di elaborazione della perdita e il superamento di quegli ostacoli, come il ricordo di momenti traumatici o disturbanti, che possono complicare la realtà del lutto.
Le osservazioni cliniche mostrano che i pazienti trattati con l’EMDR attuano lo stesso processo di elaborazione del lutto di pazienti sottoposti ad altri trattamenti, ma con la differenza sostanziale che lo fanno in maniera più efficace, dal momento che la terapia li aiuta a sradicare i principali ostacoli rispetto ad un’integrazione ed un’elaborazione attiva.
Questo è un aspetto importante: la terapia EMDR non offre scorciatoie e non elimina alcune fasi di rielaborazione della perdita.
Questo trattamento risulta per il paziente un processo naturale, che non comporta la privazione di elementi di cui la persona ha bisogno o l’eliminazione di risposte appropriate al contesto (Solomon, Shapiro, 1997).
Un aspetto caratteristico dei pazienti trattati con questa tecnica è che i ricordi disturbanti divengono meno nitidi e più distanti, smettendo quindi di essere in primo piano.
Di per sé, quindi, più che saltare alcuni processi tipici del lutto o forzare i pazienti all’elaborazione sopprimendo la sperimentazione di emozioni corrispondenti alla situazione, la terapia EMDR promuove il passaggio naturale verso la risoluzione della perdita andando ad elaborare quei fattori che possono complicare il lutto e immobilizzare la persona in una dinamica più difficile.
I risultati dell’EMDR nell’elaborazione del lutto
Si ottengono, quindi, ottimi risultati con un percorso che nel suo insieme risulta meno doloroso per il paziente che lo sperimenta.
Per citare Francine Shapiro (2018, p. 232): “L’EMDR non elimina né diluisce le emozioni sane e appropriate, comprese quelle connesse al processo del lutto. Piuttosto, tale terapia permette ai pazienti di vivere il lutto con un maggior senso di pace interiore.”
Inoltre, sempre secondo le parole di Shapiro (2018, p. 234): “Non sottolineerò mai abbastanza che l’elaborazione tramite EMDR non elimina né neutralizza alcuna emozione appropriata, e non ostacola certo la crescita personale.
Nella terapia EMDR, un paziente che sta attraversando un lutto inizierà naturalmente – e a modo suo – ad accettare la propria perdita, e al contempo supererà gli ostacoli alla propria guarigione.”
La terapia EMDR può quindi essere impiegata per elaborare tutti gli elementi disturbanti, inclusi quelli che vengono considerati come reazioni “normali” o facenti parte di un lutto non complicato.
Il lutto complicato
Una tipologia più seria di lutto è invece quella del lutto traumatico, che si verifica quando alla sofferenza per la perdita si aggiunge lo stress traumatico causato dalle particolari circostanze in cui essa è avvenuta.
Un evento si configura come traumatico quando porta la persona a un angosciante senso di vulnerabilità e perdita di controllo.
Il lutto traumatico è caratterizzato da sintomi persistenti legati sia al trauma che all’angoscia di separazione.
In questi casi il trauma interferisce anche in modo rilevante con il processo di elaborazione del lutto e la sofferenza può ostacolare la capacità di elaborare il trauma stesso.
Una delle ragioni è che un trauma può interferire con le capacità di ricordare e pensare alla persona cara, un passo importante nel processo di adattamento alla perdita.
L’evitamento dei ricordi carichi di emozioni relative alla persona amata rende quindi ancora più difficile l’elaborazione del lutto e del trauma associato.
In questi casi vi è la necessità di affrontare come prima cosa gli aspetti traumatici, che rappresentano spesso il primo obiettivo del lavoro condotto attraverso l’EMDR.
Lutto non elaborato, sintomi
Il lutto traumatico, se non adeguatamente trattato, può portare al lutto non elaborato, una condizione in cui una persona non è in grado di superare completamente la perdita di una persona cara o di una situazione importante anche a distanza di parecchio tempo. L’elaborazione del lutto qui rimane quasi inalterata e il soggetto presenta tutte le manifestazioni tipiche della fase acuta in forma amplificata, cristallizzata e invalidante anche per diversi anni.
Tra le sue conseguenze può innescare alcuni funzionamenti psicopatologici quali la tossicomania traumatica, il disturbo da stress post-traumatico (PSTD), la distimia o la depressione, anche maggiore.
Un lutto non elaborato diventa un lutto patologico, quando i sintomi acuti della perdita persistono oltre i 12 mesi.
Un lutto non elaborato può avere come conseguenze a carico dell’individuo alcuni specifici sintomi, sia di natura fisica (respiro affannoso, perdita di appetito e sensazione di perdita di energia), intrapsichici (emozioni costanti di tristezza e irritabilità) e comportamentali (perdita di interesse per la vita, evitamento di attività e luoghi associati alla perdita e crisi improvvise di pianto).
Questi sintomi possono influire negativamente sulla vita quotidiana della persona e impedirle di andare avanti e di ricostruire la propria vita, anche a distanza di anni.
Lutto non elaborato, conseguenze
I lutti non elaborati possono avere conseguenze a lungo termine sulla salute mentale e fisica della persona. Quando un lutto non viene affrontato e superato, il soggetto sviluppa frequentemente una serie di problemi psicologici, tra cui depressione, ansia, attacchi di panico e problemi di salute anche più gravi.
Un lutto non elaborato in genere si manifesta come una difficoltà ad accettare la perdita o anche solo a parlare della persona scomparsa.
La persona in molti casi sviluppa un rimuginio ossessivo sull’evento doloroso e cerca di negare o minimizzare il suo impatto. Non sono infrequenti anche comportamenti distruttivi, come l’abuso di sostanze o l’isolamento sociale.
È quindi importante che i lutti siano elaborati e affrontati in modo appropriato, in modo da evitare conseguenze negative sulla salute mentale e fisica a lungo termine e sulla qualità della vita.
Come superare un lutto
La rielaborazione del trauma della perdita, che richiede un avvicinamento dell’individuo al suo dolore, favorisce abbastanza di frequente l’emersione di emozioni “grezze”.
Risulta quindi necessario rielaborare anche gli elementi attivanti (trigger) attuali che rimandano agli aspetti più dolorosi della perdita. Possono essere persone, luoghi e situazioni che ricordano alla persona in lutto la scomparsa della persona amata.
Un passaggio dall’importanza cruciale è quindi il sentire, identificare e accettare tutte le reazioni psicologiche alla perdita, trovando il modo di dare loro una forma di espressione.
La presenza di emozioni non espresse, o di cui non si è consapevoli, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di un lutto complicato.
Qui si può vedere, ancora una volta, l’importanza determinante della dimensione emotiva del paziente, e soprattutto di tutta la sua parte inconscia dove albergano diverse chiavi risolutive di traumi e comportamenti disadattivi.
L’elaborazione tramite EMDR sembra consentire al paziente di vivere ed esprimere la sofferenza per poi lasciarla andare, tutti elementi essenziali per associare le reti mnestiche con informazioni positive e adattive.
La fase dell’emersione dei ricordi positivi: come ritrovare la connessione
Quando si applica l’EMDR a pazienti che stanno sperimentando un lutto, dopo una certa fase spesso si assiste all’emersione di ricordi positivi della persona deceduta e delle emozioni associate.
L’affioramento di ricordi positivi e pregni di emozione facilita un senso di ritrovata connessione con la persona amata.
I ricordi che si presentano durante l’elaborazione rappresentano le pietre miliari per l’edificazione di una rappresentazione interna adattiva.
Rielaborare il trauma legato a una perdita porta l’individuo a sviluppare nuove prospettive, che poi può impiegare per pensare in modi nuovi al lutto che ha vissuto.
Dopo un lutto si cambia
In un modo o nell’altro un lutto cambia profondamente la persona. Anche se può sembrare un luogo comune, tutti gli aspetti della vita vengono toccati più o meno fortemente da una perdita, che lascia senza dubbio un segno indelebile.
Un lutto adeguatamente elaborato anche nelle sue eventuali componenti complicate e traumatiche può rivelarsi come una potente opportunità di crescita e trasformazione.
Qui possiamo parlare di crescita post-traumatica (Post-Traumatic Growth, PTG), concetto ormai ampiamente riconosciuto in letteratura.
In questo caso si fa riferimento ad esperienze di cambiamenti positivi all’interno della propria vita, che non si limitano solo al recupero del funzionamento precedente al termine dell’elaborazione di un’esperienza traumatica.
È stato osservato che i pazienti trattati con l’EMDR riportavano maggiori emozioni positive, maggiore fiducia in sé stessi e più elevati livelli di attività, anche se il raggiungimento di questi benefici non rappresenta in genere un obiettivo diretto della terapia.
L’esperienza dolorosa del lutto può anche portare ad una maggiore resilienza e forza interiore. La maggior parte delle persone che hanno superato un lutto descrivono infatti una percezione di forza e di profondità che prima non avevano.
Si ribadisce quindi l’importanza di lavorare sulle modalità e risorse a disposizione del paziente per affrontare la vita quotidiana, così come sugli aspetti emotivi legati al processo di lutto.
Supportando in concreto la persona nella rielaborazione del lutto e nel superamento del trauma della perdita, la terapia EMDR fa sì che questa possa andare avanti e trovare un nuovo significato e un nuovo scopo nella propria esistenza, secondo modalità che all’inizio sembrano del tutto inaspettate e inaccessibili.
Questo è uno degli indicatori principali che decretano il successo di un percorso psicoterapeutico di tipo olistico.
In conclusione di questo articolo che tratta un tema così delicato, voglio lasciarti un’ultima considerazione utile.
Ogni individuo affronta la perdita in modo diverso, del tutto personale, e non esiste un modo “giusto” o uno “sbagliato” per farlo. Ciascuno deve trovare la propria via per elaborare e superare il lutto, senza provare ad accorciare eccessivamente le tempistiche necessarie.
Lasciando il giusto tempo e grazie ad un supporto psicoterapeutico adeguato, molte persone scoprono che è possibile guarire e andare avanti dopo un lutto, anche se la persona che hanno amato e a cui sono state legate magari per moltissimo tempo non sarà mai dimenticata.
Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.
Medico psicoterapeuta
Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.
Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?
Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.
Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.
I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.
Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
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