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Lo stress è la reazione psicofisica dell’organismo quando percepisce come eccessivi gli stimoli di natura sociale, ambientale o emotivi a cui si trova esposto. Può essere anche visto come una condizione adattativa dell’organismo umano per far fronte a queste sollecitazioni esterne e alle attese nei suoi confronti. Nel momento in cui raggiunge una determinata soglia di intensità o diventa cronico, inizia a manifestarsi con sintomi fisici e mentali sempre più evidenti.

È stato infatti definito per la prima volta nel 1936 come una “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”.

Di per sé lo stress non è solo negativo, dal momento che a certi livelli può essere anche cavalcato per ottenere risultati migliori e in un tempo più ridotto.

Nell’articolo vedremo cos’è lo stress, i suoi sintomi fisici e mentali, il forte stress cosa provoca e le differenze fondamentali tra eustress e distress, soffermandoci poi su quale tipo di stress risulta essere negativo per l’individuo.

Ti parlerò anche dello stress emotivo e dello stress lavoro correlato, forse una delle sue declinazioni più comuni alla luce delle implicazioni pratiche che di solito porta con sé. Prima di concludere ti presenterò anche alcuni esercizi e spunti PRATICI per iniziare a gestire al meglio l’impatto dello stress negativo ed eccessivo.

Cos’è lo stress e come riconoscerlo?

Lo stress è un termine ampiamente utilizzato per descrivere una risposta complessa del corpo e della mente a situazioni o stimoli che mettono a dura prova le risorse di un individuo.

Questa risposta può essere innescata da eventi esterni, noti come “stressori”, che possono spaziare da situazioni quotidiane come pressioni lavorative, problemi finanziari o conflitti interpersonali fino ad eventi più gravi come traumi o perdite significative.

I segnali di riconoscimento dello stress possono variare da persona a persona, ma alcuni elementi comuni includono cambiamenti emotivi, sintomi fisici specifici, cambiamenti nel comportamento, disturbi alimentari e difficoltà cognitive.

In funzione della durata e della frequenza dell’evento stressante e delle sue manifestazioni, si distinguono poi due categorie di questo fenomeno:

  • stress acuto, che si verifica una sola volta e in un lasso di tempo limitato;
  • stress cronico, quando lo stimolo è di lunga durata e decorrelato rispetto allo stimolo stressogeno.

Lo stress in psicologia: definizione e significato

L’origine del termine stress affonda le sue radici nell’ambito dell’ingegneria, dove era utilizzato per descrivere la tensione e lo sforzo a cui un materiale rigido veniva sottoposto quando agiva una sollecitazione su di esso.

In psicologia, il concetto di stress fece la sua prima apparizione nel 1932 grazie agli studi di Cannon che lo definì come uno “stimolo nocivo”.

Nel 1936 Hans Selye introdusse la “sindrome generale di adattamento”, definendo lo stress come la risposta dell’organismo ad una perturbazione dell’omeostasi tra l’organismo e l’ambiente circostante. Lo stress, quindi, all’inizio non veniva considerato patologico ma piuttosto come una reazione adattiva del sistema mente-corpo per tentare di ripristinare l’equilibrio.

Negli anni ’80 Lazarus e Folkman hanno introdotto il concetto specifico di stress psicologico, definito come “una particolare relazione tra la persona e l’ambiente, percepita come gravosa e in grado di richiedere risorse superiori a quelle a disposizione della persona, danneggiando il suo benessere.”

Questo significa che un evento stressante può diventare problematico per un individuo se percepisce di non avere le risorse necessarie per far fronte alle richieste, mettendo a rischio il proprio benessere.

Ci stiamo, quindi, avvicinando a comprendere quale tipo di stress risulta negativo per l’individuo e una rappresentazione grafica della curva dello stress ci potrà essere molto di aiuto.

La curva dello stress: come distinguere facilmente tra eustress e distress e scoprire in quale zona ti trovi

Lo stress è come la corda di una chitarra: se è troppo allentata non è in grado di suonare, mentre se è troppo tesa può arrivare a spezzarsi. Questo è il principio fondamentale alla base della curva dello stress che stiamo per vedere.

Un gruppo di ricercatori di Harvard ha infatti condotto uno studio che descrive molto bene le tre zone di questo fenomeno nella curva dello stress rappresentata nell’immagine qui sotto. Questa curva risponde molto bene alla domanda su quale tipo di stress risulta essere negativo per l’individuo, regalandoci una visione per certi versi innovativa che va oltre la mera distinzione tra eustress e distress.

Stress positivo e negativo in un grafico che rappresenta le tre aree principali della curva dello stress
Curva dello stress: stress positivo e negativo

Le due zone laterali nella curva dello stress sono anche chiamate “zone di paralisi”, e sono caratterizzate dallo stress negativo. Possiamo poi fare una ulteriore distinzione tra le due zone di stress negativo, dove quella più impattante è senza dubbio quella di destra, che definiamo stress eccessivo o sproporzionato.

Qui è dove vengono disattivate tutte le qualità necessarie per dare impulso alla creatività e al cambiamento, generando stati emotivi e fisici negativi che, a lungo andare, si possono anche trasformare in gravi patologie.

Tra l’altro, tutto questo è stato anche dimostrato dall’Istituto HeartMath (HMI) – letteralmente Matematica del Cuore – fondato in California nel 1991, che ha messo in relazione il tasso di variabilità della frequenza cardiaca (Heart Rate Variability, HRV) con i livelli di stress negativo o eccessivo.

Lo stress positivo o eustress, il lato “buono” della curva

Per comprendere quale tipo di stress risulta essere negativo per l’individuo, è fondamentale distinguere tra eustress e distress, con il primo che può agire da stimolo e da sostegno mentre invece il secondo alla lunga causa disagio cronico e anche problemi di salute.

Come abbiamo visto nella curva sopra, non sempre infatti lo stress è dannoso per la persona, ma può addirittura rivelarsi un alleato per affrontare al meglio un evento particolare reclutando le risorse a disposizione dell’organismo.

In altri termini, noi umani abbiamo bisogno di un po’ di stress per sentirci vivi.

Un livello moderato, o eustress (dal greco “eu,” che significa “buono”), può essere utile per migliorare le prestazioni richieste di volta in volta dalla vita, e in generale per essere più efficienti, come quando si deve parlare in pubblico, sostenere un esame o un colloquio di lavoro.

Come posso però capire se il mio stress è positivo o negativo?

Eustress, significato e definizione

Lo psicologo ungherese di fama internazionale, il Prof. Mihaly Csikszentmihalyi, ha definito lo stress positivo come:

“Stato di intensa chiarezza che ti fa sapere esattamente cosa vuoi fare da un momento all’altro e te lo rende possibile, anche nelle situazioni di incertezza e confusione totale.”

L’idea di stress negli anni è stata sempre associata a qualcosa di negativo, mentre l’eustress è estremamente popolare tra le persone di successo, nel mondo dello sport, dello spettacolo e del business.

Grazie allo stress “buono”, si scrollano di dosso le pressioni a cui sono sottoposte giorno dopo giorno, riuscendo a compiere scelte emotive, lavorative e personali con una completa lucidità mentale.

Lo stress positivo può essere quindi una fonte di motivazione e di crescita personale.

Questo tipo di stress risulta decisamente un prezioso compagno da utilizzare in leva, un propellente raffinato per funzionare al meglio e ottimizzare i risultati ottenuti.

Lo stress negativo o distress, significato

Quando, invece, è eccessivo e perdura nel tempo può portare a disturbi e comportamenti che, ostacolando il perseguimento degli obiettivi, generano un logorio interno nella persona.

Se alla base ha un alto livello di stress negativo o distress, nonostante la robusta motivazione e forza di volontà, si ritroverà incagliata a combattere sempre le stesse battaglie, senza mai raggiungere gli obiettivi prefissati e senza nemmeno sperimentare un’esistenza piena e soddisfacente.

Per dipingere un quadro completo, anche un livello eccessivamente basso di stress, o di pressione, porta ad effetti finali tutto sommato analoghi a quelli dello stress sproporzionato. Qui è un po’ come se mancasse il carburante esistenziale.

Nello stato di depressione (che possiamo anche leggere come de-pressione), sentimenti come il male di vivere, l’apatia, la mancanza di motivazione e l’accidia emergono e si impadroniscono della quotidianità del soggetto.

Vediamo quindi che la risposta a quale tipo di stress risulta essere negativo per l’individuo non sta solamente nello stress eccessivo, ma anche in una sua cronica carenza, seppure per ragioni antitetiche.

Come per altri ambiti dell’esistenza, del resto, gli opposti presentano alcune caratteristiche in comune.

Stress, sintomi fisici e mentali

Passiamo adesso a vedere quali sono i sintomi da stress e il forte stress cosa provoca.

E, non da ultimo, come riconoscere e distinguere questi sintomi da quelli di altri disturbi, visto che ci sono delle sovrapposizioni inevitabili?

I sintomi fisici e mentali con cui lo stress negativo si manifesta possono variare per ogni individuo, pur avendo alcuni tratti comuni.

Come individuato dal dott. Hans Selye, i più frequenti sono:

  • indigestione, dolori allo stomaco, alterazioni dell’attività gastrointestinale;
  • diminuzione dell’appetito o alimentazione compulsiva (fame nervosa);
  • tachicardia o aritmie cardiache;
  • tensioni e dolori muscolari;
  • crampi muscolari frequenti;
  • insonnia e, più in generale, riduzione della qualità del sonno;
  • alterazione del sistema immunitario;
  • mal di testa, cefalee tensive croniche e talvolta atipiche;
  • problemi sessuali;
  • disturbi d’ansia;
  • attacchi di rabbia;
  • depressione;
  • frustrazione cronica.

Gastrite da stress, sintomi

Una menzione a parte merita la gastrite da stress, che ha diversi punti in comune con l’ansia somatizzata allo stomaco.

Questa condizione è infatti un chiaro esempio di come lo stress e l’ansia possano influire direttamente sulla salute fisica.

La gastrite da stress è caratterizzata da un’infiammazione della mucosa gastrica, che può provocare sintomi fastidiosi quali dolore o bruciore nella parte superiore dell’addome, sensazione di pienezza, nausea, vomito, perdita di appetito e, nei casi più gravi, sanguinamento gastrointestinale.

È importante sottolineare che la gastrite da stress è spesso scatenata o aggravata da situazioni di tensione o ansia prolungata. Questo legame tra ansia, stress e sintomi fisici sottolinea l’importanza di gestire lo stress e le emozioni correlate per attenuare o risolvere queste somatizzazione spiacevoli.

La consulenza medica qualificata rimane comunque fondamentale per la diagnosi e la gestione della gastrite da stress, soprattutto quando accompagnata da sintomi invalidanti.

Stress lavoro correlato, sintomi e definizione

Lo stress da lavoro, o stress lavoro correlato, è definito come uno stress legato specificamente all’attività lavorativa che insorge nel momento in cui le incombenze derivanti dall’ambiente di lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle. Di per sé non è una malattia, ma può provocare problemi di salute psico-fisica se si manifesta con una certa intensità e per un periodo di tempo prolungato.

È considerato un rischio emergente soprattutto alla luce della maggiore consapevolezza che ruota intorno alla sua presenza e agli effetti che comporta sia per la salute psico-fisica dei lavoratori che per l’efficienza di un ambiente lavorativo nel suo complesso.

I sintomi dello stress lavoro correlato sono molto simili a quelli riportati sopra, e possono associarsi alla comparsa di comportamenti di evitamento, parziale o anche totale, dell’ambiente di lavoro e delle dinamiche relazionali che lo caratterizzano. In questo caso, si può parlare a tutti gli effetti di burn-out, termine inglese ormai ampiamente utilizzato nella nostra lingua.

Lo stress da lavoro ha sintomi fisici che possono variare da persona a persona, ma spesso includono manifestazioni come tensione muscolare, mal di testa, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, aumento della pressione sanguigna e un sistema immunitario meno efficiente.

Lo stress lavoro correlato è una malattia?

Anche se lo stress da lavoro non è classificato come una malattia in senso tradizionale, è riconosciuto come un fattore di rischio significativo per la salute psicofisica.

L’elevato stress cronico sul luogo di lavoro può portare a una serie di problemi di salute che non andrebbero mai trascurati fin dalla loro prima comparsa.

Sebbene quindi non sia una malattia in sé, lo stress lavoro correlato può contribuire all’aggravamento di condizioni mediche preesistenti o alla comparsa di nuove patologie.

A tuti gli effetti, lo stress da lavoro è considerato alla stregua di un problema di salute pubblica. Esistono infatti politiche aziendali e strategie di gestione del personale finalizzate a mitigare lo stress sul luogo di lavoro, migliorando in ultima analisi il benessere dei dipendenti. Oltre a ciò, la consapevolezza dei rischi legati allo stress lavoro correlato sta crescendo costantemente, incoraggiando così interventi e azioni mirate soprattutto alla prevenzione.

Stress lavoro correlato, valutazione

La valutazione dello stress da lavoro è un passo fondamentale per l’identificazione dei fattori specifici che contribuiscono allo stress in un’azienda.

Tra l’altro, a partire dal 31 dicembre 2010 è diventata obbligatoria la valutazione del rischio stress lavoro correlato, come previsto specificamente dall’art. 28 del D. Lgs. 81/08 (il cosiddetto Testo Unico Sicurezza sul Lavoro).

Questo obiettivo può essere realizzato attraverso indagini sui dipendenti, colloqui individuali, analisi delle prestazioni e specifiche osservazioni.

La valutazione dello stress da lavoro si svolge sostanzialmente seguendo questi punti ed obiettivi principali:

  1. Riconoscimento. Aiuta a riconoscere le fonti di stress sul luogo di lavoro, sia quelle evidenti che quelle più nascoste, consentendo una comprensione completa delle possibili difficoltà incontrate dai dipendenti.
  2. Prevenzione. Permette di identificare i potenziali fattori di stress prima che possano causare problemi più gravi. Ciò consente di adottare misure preventive per mantenere un ambiente lavorativo più funzionale e tutelare il benessere dei dipendenti.
  3. Interventi efficaci. Consente di sviluppare interventi mirati per affrontare le sfide specifiche legate allo stress lavoro correlato. Questi interventi possono includere programmi di gestione dello stress, politiche aziendali migliorative e sostegno soprattutto ai dipendenti che stanno soffrendo maggiormente un carico di lavoro eccessivo, conflitti interpersonali o mancanza di supporto interno.
  4. Monitoraggio continuo. Una valutazione regolare consente di monitorare l’efficacia delle misure adottate e di apportare eventuali modifiche o miglioramenti in base alle esigenze che emergono di volta in volta.

Non approfondisco ulteriormente gli aspetti legali ed organizzativi che ruotano intorno alla delicata tematica dello stress lavoro correlato, che non andrebbe mai sottovalutato fin dai suoi primi sintomi. Se la corda dovesse rompersi e la persona dovesse entrare in un burn-out conclamato, le conseguenze saranno certamente molto più complesse da gestire ed eventualmente ricomporre.

Qui più che mai vale il detto che “prevenire è meglio che curare”, dato che troppo spesso si interviene quando ormai il problema è difficile da gestire.

Vediamo adesso lo stress emotivo, che si correla molto bene allo stress lavoro correlato.

Stress emotivo: cos’è

Lo stress emotivo è una risposta psicofisica a situazioni di forte pressione o conflitto emotivo che superano le capacità di adattamento della persona. È una tipologia di stress che si manifesta principalmente a livello mentale ed emotivo, generando stati di ansia, tensione, frustrazione o sovraccarico.

Lo stress emotivo di per sé non è una forma di stress a parte, ma si distingue per le cause specifiche che lo innescano: difficoltà nelle relazioni, cambiamenti di vita importanti, trasferimenti, fine di un matrimonio, lutti e altre perdite improvvise, inizio dell’età pensionabile, preoccupazioni economiche o lavorative, assistenza ad una persona anziana o ad una persona cara malata e altre situazioni analoghe.

Stress emotivo, sintomi fisici. Come e perché lo somatizziamo?

Lo stress emotivo può manifestarsi non solo a livello psicologico, ma anche attraverso una vasta gamma di sintomi fisici.

Oltre a questo, lo stress emotivo prolungato può indebolire il sistema immunitario, rendendo l’organismo più vulnerabile a malattie e infezioni. Questi sintomi fisici sono un segnale che il corpo sta cercando di adattarsi a una situazione percepita come minacciosa o opprimente, e ignorarli può portare a conseguenze più gravi per la salute.

Quando il corpo è sotto stress, attiva una risposta fisiologica che coinvolge il sistema nervoso e ormonale.

Lo stress emotivo viene infatti facilmente somatizzato, e può anche manifestarsi come uno stato di stanchezza fisica e mentale: l’individuo vive importanti oscillazioni nel suo livello di energia interna, alternando fasi di agitazione a momenti dove percepisce sensazioni di debolezza fisica.

I sintomi fisici più comuni dello stress emotivo sono mal di testa, dolori alla schiena e al collo, problemi digestivi come bruciore di stomaco o diarrea e tensione muscolare. Altri segni comuni includono disturbi del sonno, battito cardiaco accelerato, sudorazione eccessiva e stanchezza cronica.

I sintomi psicologici, d’altra parte, possono includere ansia o nervosismo costante, irritabilità e impazienza, difficoltà di concentrazione, scarso rendimento sul lavoro, sensazione di sopraffazione e incapacità di gestire le emozioni, disturbi alimentari e dipendenza da sostanze come l’alcol o il tabacco.

Oltre a questo, lo stress emotivo prolungato può indebolire il sistema immunitario, rendendo l’organismo più vulnerabile a malattie e infezioni. Questi sintomi fisici sono un segnale che il corpo sta cercando di adattarsi ad una situazione percepita come minacciosa od opprimente, risultando quindi come una sorta di compensazione.

Stress da lutto, sintomi fisici

Il lutto è un’esperienza emotiva intensa che segue la perdita di una persona cara o una significativa transizione nella vita. Mentre è comunemente associato a sintomi emotivi del tutto comprensibili come tristezza, dolore e disorientamento, è importante ricordare che il lutto può anche manifestarsi con sintomi fisici che spesso rappresentano una risposta diretta allo stress emotivo e psicologico associato alla perdita.

Tra i sintomi fisici comuni del lutto ci sono affaticamento, disturbi del sonno, mal di testa, tensione muscolare, disturbi gastro-intestinali, cambiamenti nell’appetito e sintomi simili a quelli dell’ansia, come palpitazioni e respiro affannoso.

Questi sintomi fisici possono essere il risultato della tensione emotiva che il lutto inevitabilmente porta con sé. La mente ed il corpo sono strettamente interconnessi e lo stress emotivo può tradursi in tensioni muscolari di varia natura, disturbi ormonali e stanchezza psico-fisica.

Se da un lato è importante riconoscere che questi sintomi fisici sono una risposta normale al lutto, dall’altro è importante affrontarli adeguatamente.

Stress post traumatico, sintomi fisici. Quando il corpo conserva gli effetti di un trauma

Un evento traumatico ha sempre un impatto profondo sulla salute psicofisica di una persona.

I sintomi fisici che di solito si manifestano sono spesso una conseguenza diretta delle profonde reazioni emotive e fisiologiche scatenate da un trauma psicologico. Tra i sintomi più comuni ci sono tensioni muscolari, disturbi del sonno, brividi, sudorazioni notturne eccessive, palpitazioni e disturbi gastrointestinali di varia natura.

Il corpo umano è programmato per rispondere allo stress in modi diversi e il trauma può, in determinati casi, attivare la risposta di “combattimento o fuga” che coinvolge il rilascio di adrenalina e di altre sostanze chimiche nel corpo. Questa specifica risposta può innescare sintomi fisici come battito cardiaco accelerato e tensione muscolare, che possono persistere anche a distanza dall’evento traumatico proprio alla luce del fatto che l’informazione non è stata rielaborata dalle reti neurali della persona.

Riconoscere questi sintomi fisici e mapparli nel corpo è un aspetto cruciale nella gestione dello stress post traumatico.

Stress cronico sintomi

Lo stress cronico è una forma di stress negativo prolungato nel tempo che può avere un impatto amplificato e logorante sulla salute e sul benessere di un individuo.

Questo stato di forte stress provoca una serie di sintomi fisici e psicologici. Quelli fisici sono sostanzialmente i medesimi che abbiamo già visto descritti dal dott. Hans Selye. A livello psicologico, invece, le persone sperimentano in genere ansia persistente, stanchezza, depressione, irritabilità e difficoltà a concentrarsi.

Lo stress cronico può contribuire, inoltre, ad una serie di problemi di salute a lungo termine, tra cui malattie cardiache, palpitazioni, ipertensione, ulcera gastrica, sindrome del colon irritabile (IBS), reflusso gastroesofageo e disturbi del sistema immunitario.

È fondamentale riconoscere i sintomi dello stress cronico e cercare il supporto necessario per affrontarlo in modo efficace prima che gli effetti organici sul corpo possano diventare eccessivamente impattanti.

Stress e infiammazione: un legame spesso sottovalutato

Stress acuto e cronico hanno effetti distinti sull’organismo: se il primo può anche fungere da stimolo positivo temporaneo, il secondo tende ad aumentare il rischio di patologie fisiche e psicologiche.

Lo stress cronico non influisce infatti solo sulle funzioni cognitive, ma ha un impatto diretto sul corpo, in particolare sul sistema immunitario, contribuendo a stati di infiammazione.

Numerosi studi hanno dimostrato il legame tra stress e infiammazione, evidenziando il rilascio di una quantità eccessiva di cortisolo, l’ormone dello stress, che nel tempo può alterare la risposta immunitaria.

Questo squilibrio può portare ad un’infiammazione sistemica di basso grado, associata a diverse condizioni di salute come malattie cardiovascolari, diabete, problemi gastrointestinali e persino disturbi autoimmuni.

L’importanza di gestire lo stress in modo efficace è quindi centrale per prevenire e ridurre la flogosi sistemica e le sue conseguenze negative sulla salute.

Stress, come gestirlo in modo pratico

Un livello elevato di stress può essere ridotto nell’immediato facendo ricorso a tecniche di rilassamento e di respirazione, praticando esercizi di radicamento o di grounding, mentre nel medio-lungo termine la psicoterapia risulta l’approccio d’elezione, meglio se di impostazione olistica.

Le tecniche di rilassamento

Per gestire lo stress, soprattutto in fase acuta, può essere molto utile fare ricorso a tecniche di rilassamento.

Queste mirano infatti all’apprendimento di strategie per ridurre l’attivazione psicofisiologica, scaricare le energie in eccesso accumulate nell’organismo, aumentando in parallelo la centratura dell’individuo.

In questo modo è possibile favorire la consapevolezza che le proprie risposte corporee sono, almeno in parte, controllabili e gestibili, senza esserne sopraffatti e senza averne quindi timore.

Stress, come rilassarsi con la respirazione

Tra tutte le tecniche che possono essere prese in considerazione, il focus sul respiro risulta particolarmente utile.

Partire da una corretta respirazione è fondamentale dal momento che costituisce la sola porta di accesso volontaria per poter poi agire su una funzione involontaria.

L’ansia e lo stress, infatti, innescano una errata respirazione, stimolando il sistema nervoso autonomo.

La respirazione diaframmatica è la respirazione naturale e migliore, mentre spesso invece le persone utilizzano la respirazione toracica, ovvero quella più superficiale che consente di assorbire meno ossigeno.

Un semplice esercizio di respirazione che puoi utilizzare fin da SUBITO

Ti voglio adesso presentare nel dettaglio un esercizio di respirazione che richiede non più di qualche minuto e per cui è sufficiente essere seduti in una posizione comoda.

Comincia l’esercizio posizionando una mano sulla pancia e una sul petto: ripristinando una respirazione corretta col diaframma, si muoverà solo la mano sull’addome.

Per aiutarsi è possibile immaginare di voler gonfiare un palloncino dentro la pancia. Puoi anche visualizzare il tuo addome come se fosse un palloncino.

Durante l’espirazione lasciare uscire passivamente l’aria, senza contrarre alcun muscolo e senza quindi forzare il fluire dell’aria in uscita.

Questo ti aiuterà a tornare rapidamente verso il tuo centro interiore e a placare i livelli dell’ansia e stress in davvero un paio di minuti.

Questo esercizio può essere ripetuto anche più volte nell’arco della stessa giornata.

Stress, come superarlo con la Psicoterapia

Il percorso psicoterapeutico breve con la Psicoterapia Medica Olistica permette all’individuo di prendere consapevolezza delle emozioni che prova e che si celano dietro allo stress.

Una volta entrata in contatto con le proprie emozioni, nell’ambiente protetto della seduta di psicoterapia, la persona può sperimentare nuove soluzioni, che le consentono di affrontare e gestire la componente ansiosa che quasi sempre si associa allo stress.

La seduta di psicoterapia si focalizza su ciò che il paziente prova nel Qui-ed-Ora, riportandolo alla Presenza consapevole su ciò che si muove dentro di lui.

Nelle diverse tradizioni di crescita interiore e di lavoro su di sé la Presenza è stata chiamata in modi diversi, tra cui auto-osservazione e Ricordo di Sé.

La Presenza applicata con una certa costanza permette progressivamente di distaccarsi in modo sano dai contenuti della mente e del corpo emotivo o astrale, di cui altrimenti risulteremmo in completa balìa.

Anche se la capacità di compiere questo lavoro è da potenziare nel corso del tempo, già dall’inizio è possibile ottenere una migliore centratura e radicamento nel momento presente.

Più nello specifico, poi, la cura dello stress passa attraverso la scoperta dei punti di forza dell’individuo, delle sue risorse interne al momento sopite ma che, quando risvegliate, gli consentiranno di adottare nuove strategie per gestire con più serenità gli eventi esterni stressanti.


Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara