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La terapia EMDR è uno dei trattamenti di prima scelta per lavorare direttamente su un trauma psicologico e sull’impatto negativo che esercita sul benessere psico-fisico di un individuo.

Un evento traumatico si verifica nel momento in cui la persona si è sentita esposta e del tutto impotente al cospetto di un evento minaccioso (soggettivo o oggettivo) capace di mettere a serio rischio la sua integrità fisica e/o il suo senso di sicurezza psicologica.

Come conseguenza del trauma, l’individuo si ritrova con un pacchetto di informazioni dolorose congelate nel suo sistema nervoso, di cui in genere non è consapevole.

Nell’articolo scoprirai come puoi lasciarti definitivamente alle spalle un evento traumatico e tutti i ricordi dolorosi associati grazie al percorso EMDR e al suo protocollo terapeutico in 8 fasi.

Ti illustrerò anche i pro e contro di questa tecnica e risponderò ad alcune domande frequenti su EMDR come funziona e se l’EMDR è pericoloso, elencando tutte le condizioni in cui può rendersi opportuno prendere ulteriori accorgimenti prima di iniziare una seduta.

Terapia EMDR, cos’è?

La terapia con EMDR (acronimo dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, che in italiano ha il significato di Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è a tutti gli effetti un approccio psicoterapeutico integrato e strutturato basato su un sistema efficace di elaborazione delle informazioni (detto anche Processazione Adattiva dell’Informazione, in inglese AIP), incluse quelle più critiche e traumatiche, e sulle modalità con cui le esperienze vengono immagazzinate nella memoria.

I problemi, i vissuti interiori conflittuali, le dinamiche di sofferenza e i blocchi psicologici che affliggono la persona in molti casi sono la conseguenza di esperienze avverse e scioccanti che, proprio per la loro particolare natura, non sono state assimilate in maniera adeguata e rimangono quindi accumulate nelle reti neurali in una forma stato-specifica e disadattiva.

In termini più semplici, non vi è stata rielaborazione e l’informazione traumatica è trattenuta nella sua forma originaria con cui ha impattato per la prima volta la memoria neurale dell’individuo.

La possibilità di innescare un processo di elaborazione corretta del contenuto traumatico ibernato all’interno del sistema nervoso del soggetto è sempre attivabile, anche a distanza di anni o decenni.

Terapia EMDR, come funziona?

L’EMDR, terapia che prevede l’esistenza di un sistema di processamento delle informazioni, ha lo scopo di “desensibilizzare” i ricordi dolorosi e di far assimilare le nuove esperienze nelle reti neurali preesistenti.

Queste ultime stanno alla base delle percezioni, degli atteggiamenti e dei comportamenti dell’individuo.

Per riattivare questo processo, è necessario accedere ai ricordi immagazzinati in maniera disadattiva e, allo stesso tempo, applicare una stimolazione bilaterale alternata (ad esempio, tramite movimenti oculari, tapping o suoni specifici) nel corso della seduta EMDR.

Il tutto allo scopo di favorire, modellare e plasmare associazioni nuove, connettendo informazioni adattive all’interno delle reti neurali dove risiedono gli impulsi disadattivi.

L’elaborazione, in questo modo, può essere considerata alla stessa stregua dell’apprendimento.

Questa è la base fondamentale di tutta la tecnica EMDR.

Le informazioni congelate nella memoria neurale in maniera disfunzionale devono essere recuperate, sbloccate e rielaborate con il necessario intervento di uno psicoterapeuta specializzato.

movimenti oculari guidati, una delle basi del trattamento, vanno visti come dei “facilitatori” dell’elaborazione dell’esperienza traumatica.

Terapia EMDR, in cosa consiste e come si fa

Approfondiamo adesso in cosa consiste la terapia EMDR entrando più nel dettaglio delle sue modalità di applicazione.

Durante una seduta EMDR, il terapeuta guida il paziente a concentrarsi su un ricordo traumatico mentre segue con gli occhi un movimento ripetitivo, come le sue dita. Questo processo aiuta a ridurre l’intensità emotiva associata al ricordo e a riformulare le convinzioni negative legate all’esperienza traumatica.

Una seduta di EMDR può essere in realtà utilizzata per lavorare su qualunque ricordo disturbante, inclusi quelli che non possiedono tutti i criteri per essere considerati propriamente traumatici, quali esperienze infantili avverse e altri ricordi che in apparenza possono sembrare marginali, anche se sono in grado di esercitare un profondo impatto sul funzionamento psichico dell’individuo.

Possiamo vedere quindi un aspetto importante: alla base di comportamenti disfunzionali o di esperienze interiori angoscianti non si trova per forza un trauma propriamente detto, ma anche un’esperienza emozionale significativa con radici nell’infanzia.

La memoria emozionale viene immagazzinata nelle reti neuronali e, da lì, continua a polarizzare le dinamiche interne ed esterne della persona anche in età pienamente adulta.

L’efficacia della tecnica EMDR nel trattamento del trauma psicologico è stata documentata da più di quaranta studi controllati randomizzati (Maxfield, 2019), oltre ad essere riconosciuta come approccio efficace in molte Linee Guida internazionali stilate da enti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2013) e lo US Department of Veterans Affairs and Defense.

Entriamo adesso nel vivo di come si fa la terapia EMDR, vedendo anche il suo significato in psicologia.

Terapia EMDR: come si svolge una seduta. Le 8 fasi del protocollo

Come già accennato, il percorso con EMDR prevede l’elaborazione dei ricordi negativi alla base delle difficoltà attuali e dei fattori scatenanti, o trigger, che mobilitano l’angoscia, nonché l’installazione di un modello futuro positivo per ciascun elemento attivante del presente.

Il protocollo EMDR standard consiste di 8 fasi, che ti descrivo brevemente qui di seguito.

1. Anamnesi e pianificazione del trattamento

In questa fase iniziale si procede a raccogliere la storia del paziente. Il terapista EMDR lavora insieme alla persona per identificare l’obiettivo del trattamento: ricordi passati, trigger presenti e sfide future connesse al problema che il paziente sta affrontando in una determinata fase della vita.

2. Preparazione all’elaborazione dei ricordi

Questa fase ha svariati obiettivi, tra cui quelli più importanti sono la creazione dell’alleanza terapeuta-paziente e la fornitura al paziente di una psico-educazione sui suoi sintomi secondo il modello dell’elaborazione adattiva delle informazioni.

Protocollo posto al sicuro EMDR

In questa fase è molto utile l’esercizio del posto al sicuro (o, più semplicemente, posto sicuro), in cui il paziente si rappresenta una scena capace di rilasciare in lui un senso di sicurezza e armonia, nella quale poter ritornare in ogni momento futuro in cui lo ritenga opportuno.

Il posto sicuro in psicologia rientra tra le tecniche immaginative impiegate per stabilizzare i sintomi e far rientrare rapidamente la persona all’interno della cosiddetta “finestra di tolleranza”, riducendo l’attivazione emotiva e fisiologica.

È spesso utilizzata all’inizio e alla fine di una sessione di EMDR per far radicare il paziente e garantire che possa affrontare le emozioni intense che potrebbero emergere durante il trattamento.

Vediamo adesso più nel dettaglio i 5 punti principali che compongono il protocollo posto al sicuro EMDR:

  1. Identificazione del Posto al Sicuro. Il terapeuta EMDR chiede al paziente di immaginare e identificare un luogo immaginario in cui si sentirebbe calmo e protetto. Questo luogo può essere un posto vero in cui il paziente si è sentito al sicuro in passato, oppure può anche essere completamente immaginario, quale una spiaggia deserta, una foresta tranquilla o persino un angolo accogliente di una stanza.
  2. Descrizione dettagliata. Il paziente viene poi incoraggiato a descrivere il luogo scelto con il maggior dettaglio possibile. Questo può includere sensazioni fisiche, suoni, odori, colori e tutte le sfumature emotive associate al posto sicuro.
  3. Risorse protettive. Durante la descrizione, il terapista EMDR aiuta il paziente a individuare le risorse e le abilità personali che possono essere sfruttate o agite in questo posto sicuro. Le risorse possono includere percezioni di forza, sicurezza e resilienza.
  4. Ancoraggio (o anchoring). Il paziente apprende quindi ad ancorare la sensazione di sicurezza nel proprio corpo. Ciò può essere compiuto premendo delicatamente una parte specifica del corpo oppure utilizzando una tecnica di ancoraggio fisico per essere sempre in grado di attivare rapidamente il posto al sicuro in tutti i momenti in cui si avverta ansia o agitazione.
  5. Utilizzo durante la terapia EMDR. Durante il protocollo EMDR, il paziente può richiamare il suo posto al sicuro quando si sente sopraffatto dalle emozioni o dalle memorie traumatiche dolorose e angoscianti. Questo aiuta a stabilizzare l’individuo e a fornire un’ancora di sicurezza durante il processo di elaborazione delle informazioni.

Il senso di pace garantito dalla tecnica del posto sicuro può essere poi amplificato attraverso la stimolazione bilaterale (Shapiro, 2001), nonché lo sviluppo ed installazione delle risorse (Korn, Leeds, 2002).

3. Assessment o valutazione

Con la fase 3 EMDR inizia la vera e propria rielaborazione delle informazioni secondo il protocollo. Lo scopo è di individuare in modo analitico quelle specifiche componenti della memoria traumatica che risultano più impattanti per il paziente.

A questo punto è necessario accedere al ricordo (definito “ricordo target”) su cui lavorare, e il paziente dovrà poi identificare sette modalità con cui vive e sente nel presente questo ricordo target. Non entro qui nei dettagli dal momento che risulterebbero piuttosto complessi ai fini di questa trattazione.

4. Desensibilizzazione delle componenti negative del trauma

La fase 4 EMDR prevede la rielaborazione vera e propria del ricordo target e degli altri ricordi interconnessi, immagazzinati in maniera disadattiva. Lo scopo è di depotenziare l’impatto disturbante del trauma nell’attualità della vita della persona.

Il paziente è chiamato a concentrarsi sull’immagine rappresentativa della parte peggiore del ricordo, sulla convinzione negativa (una credenza irrazionale riferita a sé e sviluppata in relazione al ricordo) e sulle sensazioni fisiche riconducibili a questo evento disturbante.

Il terapeuta EMDR qui somministra la stimolazione sensoriale bilaterale (BLS), elemento fondante della tecnica. Molti studi hanno dimostrato che i movimenti oculari possono ridurre la carica emotiva dei ricordi disturbanti.

5. Protocollo installazione risorse EMDR

Durante l’elaborazione emergono punti di vista inediti, positivi e adattivi, portando quindi a cambiamenti spontanei nonché a vere e proprie trasformazioni delle convinzioni negative che si annidano nella parte inconscia delle persone.

Il protocollo installazione risorse EMDR ha come scopo l’accesso e l’elaborazione delle risorse interne del paziente per favorire il passaggio naturale verso la risoluzione e la resilienza, associando al ricordo disturbante una percezione mentale positiva, sensazioni corporee e affermazioni.

Esempi di risorse personali da installare sono forza interiore, radicamento, coraggio, calma, autostima e percezione di supporto sociale.

Qui, oltre alla trasformazione di per sé, è importante che il paziente ne prenda piena consapevolezza, in modo da poter richiamare anche in futuro le qualità positive di questa fase della tecnica EMDR. Operando in questo modo, le risorse che verranno installate con questo protocollo saranno sempre accessibili dal paziente, tutte le volte che ne sentirà il bisogno.

6. Scansione corporea

Come visto nelle fasi precedenti, l’esperienza traumatica viene scomposta nelle sue diverse componenti, che poi vengono processate separatamente.

Il percorso EMDR attribuisce una spiccata rilevanza alle informazioni di natura non verbale, tra cui immagini, odori, sapori e suoni, e alle sensazioni corporee associate al ricordo disadattivo o stressante.

Nella fase 6 EMDR si chiede al paziente di procedere con una scansione del proprio corpo, partendo dalla testa e andando a scendere, cercando di rintracciare l’eventuale presenza di residui di qualunque tensione, contrattura o sensazione insolita.

Queste ultime verranno poi rielaborate con la stimolazione sensoriale bilaterale tipica del trattamento.

La rielaborazione del ricordo non si limita quindi ai pacchetti di dati immagazzinati in maniera disadattiva, ma deve necessariamente estendersi alle sensazioni fisiche associate e alle convinzioni della persona.

Bisogna infatti ricordare che l’inconscio è direttamente collegato al corpo, e qui si manifesta con svariate modalità tra cui le posture e le contratture muscolari.

7. Chiusura della terapia EMDR

Nella fase 7 EMDR può risultare utile ricordare al paziente l’utilizzo di tecniche di grounding o di rilassamento per rientrare in uno stato di equilibrio. È anche importante comunicare alla persona che l’elaborazione può proseguire nello spazio di tempo tra una seduta e l’altra, e che è utile tenere nota dei ricordi, dei sogni e dei trigger che emergeranno durante la settimana.

Cosa può succedere dopo una seduta EMDR?

L’utilizzo del protocollo EMDR di per sé non genera particolari effetti collaterali nei pazienti che vi si sottopongono. In ogni caso, alcune persone hanno riportato un moderato grado di stanchezza durante la seduta e, soprattutto, al termine di questa, oltre alla comparsa di una generica sensazione di disagio che in genere si limita alla durata della seduta e non si estende oltre.

Questo è da considerarsi del tutto normale, dal momento che il protocollo va a sbloccare e far fluire dei pacchetti di informazioni che prima erano congelati nell’inconscio.

8. Rivalutazione

La fase 8 EMDR avviene in realtà solo in una seduta EMDR successiva, dove si valuta lo stato psicologico del paziente e anche il mantenimento o meno degli effetti terapeutici conseguiti nella seduta precedente, nonché l’eventuale emersione di ulteriore materiale come sogni, flashback o altri ricordi.

Questa valutazione detterà la linea degli interventi successivi, determinando la direzione del trattamento terapeutico.

Il protocollo eventi recenti EMDR

I ricordi traumatici e dolorosi si possono accumulare nelle reti neurali della persona, andando così a sensibilizzare i disturbi successivi. È come se la persona fosse più indifesa e vulnerabile per via di un sovraccarico traumatico e destabilizzante.

Il protocollo eventi recenti EMDR può venire in grande aiuto in tal senso intervenendo in fase peri-traumatica e favorendo la rielaborazione delle memorie a partire già dalle prime esposizioni ad eventi problematici.

Questo approccio consente quindi di intervenire prontamente sui cosiddetti Punti di Disturbo (target da rielaborare) innescati dall’evento traumatico già nel primo mese.

Adottare un’ottica di intervento breve focalizzata sul disinnesco della componente peri-traumatica non fa altro che velocizzare l’integrazione e desensibilizzare i segnali di perturbazione che affiorano nelle prime settimane dopo l’esposizione traumatica.

Il principale vantaggio del protocollo eventi recenti EMDR è, in questo modo, l’evitamento dell’effetto accumulo.

EMDR, pro e contro

Come visto sopra, la terapia EMDR è una tecnica terapeutica relativamente nuova che ha come scopo principale la riduzione dei sintomi associati al trauma psicologico. Questi ultimi, per la loro stessa natura, non si risolvono spontaneamente, né possono andare incontro ad una qualche forma di rielaborazione autonoma con il passare del tempo.

La guarigione non può che passare, quindi, dall’applicazione di una tecnica attiva, consolidata e riconosciuta scientificamente.

L’EMDR è una terapia considerata sicura e d’elezione per trattare l’impatto psicologico di eventi traumatici, al punto da essere raccomandata da diverse Linee Guida mondiali e da vantare la convalida di svariati studi scientifici.

In ogni caso, quando si va a lavorare con la psiche umana, e ancora di più andando a toccare le radici profonde di condizionamenti e traumi inconsci, non possiamo ignorare la presenza inevitabile di pro e contro.

Tra i “pro” dell’EMDR, ci sono evidenze che ne indicano l’efficacia nella riduzione dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), così come di altri disturbi legati alla complessa sintomatologia del trauma. Un altro aspetto importante è che alcuni pazienti potrebbero trovare l’approccio meno invasivo rispetto ad altre forme di terapia. Un ulteriore pro sta nel fatto che l’EMDR è una terapia relativamente breve che può portare a risultati significativi in tempi più rapidi rispetto ad altre forme di trattamento

Ci sono però alcune situazioni in cui la terapia con EMDR può ritenersi non indicata?

Quando parliamo di EMDR, pro e contro non sono tanto legati alla terapia di per sé, ma al quadro complessivo che presenta il paziente che arriva in seduta.

In linea generale, possiamo considerarla controindicata, o comunque utilizzabile secondo modalità differenti rispetto a quanto indicato sopra, in caso di coesistenti disturbi psichiatrici.

EMDR, controindicazioni. Quando non farlo?

Sebbene la terapia EMDR sia ampiamente riconosciuta per la sua efficacia nel trattamento di diverse condizioni legate ad un trauma, esistono alcune controindicazioni da considerare. L’EMDR potrebbe non essere adatto a persone con disturbi dissociativi gravi, poiché la stimolazione bilaterale può provocare un’esacerbazione dei sintomi dissociativi, e nei pazienti con problemi psicotici o episodi maniacali che rischiano di sperimentare un aggravamento delle proprie condizioni.

Individui con una capacità limitata di gestire emozioni intense potrebbero anch’essi trovare l’EMDR troppo destabilizzante, soprattutto se non valutati in maniera approfondita preliminarmente all’avvio di questo trattamento terapeutico.

Prima di iniziare una seduta EMDR, lo psicoterapeuta deve quindi accertarsi della storia clinica del paziente con la finalità di escludere le controindicazioni elencate sopra.

Bisogna sottolineare il fatto che si tratta di disturbi facilmente identificabili da un professionista sufficientemente qualificato.

Possedendo una formazione come Medico e come Psicoterapeuta, la valutazione anamnestica iniziale risulta più approfondita e completa, garantendo il migliore inquadramento clinico per il paziente.

L’EMDR è pericoloso?

Al netto di quanto illustrato sopra, un percorso EMDR ha lo scopo di riaccendere i meccanismi innati di autoguarigione del paziente, legati al sistema di elaborazione delle informazioni che impattano con le reti neurali.

Ci sono quindi delle condizioni o situazioni particolari che rendono l’EMDR pericoloso?

Dal momento che si tratta senza dubbio di un intervento di tipo clinico, anche la terapia con EMDR può portare con sé alcuni effetti collaterali, che però hanno un peso solitamente proporzionato rispetto alla capacità di gestione da parte del paziente e della coppia psicoterapeuta-paziente.

EMDR, effetti collaterali

Gli effetti collaterali associati alla terapia EMDR sono, per loro stessa natura, temporanei.

Può infatti accadere che durante il corso di una seduta e fra una seduta e l’altra, soprattutto quando si entra nel vivo del processo di elaborazione, si riattivino in via transitoria dei sintomi intensi come parte della fase di sblocco di un processo che si era arrestato in una fase embrionale.

Lo psicoterapeuta può consigliare al paziente di tenere un diario per annotare i contenuti di eventuali sogni o anche di esperienze significative che accadono nello stato di veglia, lontano dalla stanza di terapia.

Un bravo terapeuta EMDR, meglio se con una formazione di Medico, può riconoscere e ascoltare con efficacia le aree di fragilità del paziente, consentendo così all’eventuale distress in eccesso di compiere la sua evoluzione e rientrare con modalità spontanee e naturali, man mano che l’elaborazione dell’informazione procede.

Se gestito adeguatamente da un terapeuta qualificato nelle sue diverse fasi, l’EMDR non è quindi da ritenersi pericoloso.

EMDR sto malissimo

Perché, nonostante quanto descritto sopra, alcuni pazienti possono sentirsi male durante o dopo una seduta EMDR?

Può accadere di stare malissimo durante la terapia EMDR proprio alla luce del lavoro sulle memorie traumatiche e sulle convinzioni negative.

La riemersione di traumi passati che, come abbiamo visto, vengono letteralmente scongelati e sbloccati, può in via transitoria rinnovare la sofferenza e il disagio interno. D’altra parte, questo è un passaggio obbligato per attivare un vero processo di guarigione, e sarà compito del terapeuta EMDR gestirlo al meglio.

Senza la consapevolezza, non è possibile trasformare un contenuto psichico.

Potrebbero anche far capolino dolori antichi o l’ansia associata, circostanza tipica di quando si portano alla luce aspetti di sé stessi che si è tentato di tenere soppressi nell’inconscio.

Vi è anche da dire che il cervello tende facilmente a resistere al cambiamento e alla rielaborazione di contenuti angoscianti, agendo quindi come una sorta di barriera. Nonostante l’EMDR miri a modificare le connessioni neurali legate al trauma, il cervello può percepire il processo come una minaccia all’identità o alla sua stessa coerenza interna, manifestando questo attrito attraverso sintomi fisici o psicologici.

Un ultimo aspetto di cui tenere conto in relazione allo stare malissimo durante la terapia EMDR è il delicato equilibrio tra stati di eccessiva attivazione (o iperarousal) e di eccessivo rilassamento (o hypoarousal) nel sistema nervoso. Le persone in uno stato di iperarousal possono sentirsi costantemente all’erta, reattive e facilmente spaventate. Questo è un riflesso dell’attivazione della risposta “lotta o fuga” del corpo, tipicamente difficile da controllare. Lo stato di hypoarousal è invece collegato alla risposta di “congelamento” o dissociazione, una strategia del corpo per proteggersi dallo stress eccessivo.

Durante il protocollo EMDR, l’obiettivo principale è di portare equilibrio tra questi due stati attraverso la stimolazione bilaterale alternata, che coinvolge la movimentazione degli occhi o altri stimoli bilaterali. Questo processo mira a regolare il sistema nervoso autonomo, conducendo l’individuo da uno stato di estrema attivazione o rilassamento a un livello più centrale e gestibile.

Alla luce di quanto ti ho complessivamente esposto, i pro e i contro della psicoterapia EMDR sono comunque a favore dei vantaggi, e le situazioni cliniche che necessitano di una maggiore valutazione iniziale sono ben codificate e gestibili secondo protocolli e modalità ampiamente consolidate.

Terapia EMDR, quando non funziona?

La terapia con EMDR Novara è una strategia d’elezione per ottenere due scopi in simultanea: la rielaborazione dei ricordi traumatici e l’installazione di nuove risorse, che diventano disponibili fin da subito per la persona.

L’EMDR, quando non funziona, può essere dovuto a diversi fattori, come una mancanza di sintonia tra il paziente e il terapeuta, che può compromettere la fiducia e l’apertura necessarie per il trattamento, oppure la presenza di problemi sottostanti non affrontati, come disturbi dissociativi o una storia di traumi complessi che richiedono un approccio terapeutico più integrato e prolungato.

In aggiunta, l’inefficacia può anche derivare da una preparazione insufficiente del paziente prima della terapia EMDR o da aspettative irrealistiche riguardo ai risultati che possono essere raggiunti nell’immediato.

Ad esempio, vi possono essere pazienti che, pur avendo effettuato anche impegnativi percorsi di psicoterapia finalizzati alla crescita della consapevolezza, hanno bisogno di disinnescare alcune modalità di risposta che si attivano in automatico, impedendo l’instaurazione di nuovi binari comportamentali. La persona quindi, pur avendo consapevolezza della sua modalità disfunzionale di risposta o di comportamento, non riesce a modificarla.

Gli automatismi, soprattutto quando hanno radici molto profonde nell’inconscio, sono estremamente difficili da riprogrammare consapevolmente senza un adeguato lavoro terapeutico.

Possiamo quindi affermare, in conclusione, che non sono le specifiche situazioni che possono rendere inefficace la tecnica EMDR di per sé, ma solo alcuni quadri clinici nei quali può essere controindicata o che richiedono una preparazione preliminare specifica.

Il protocollo EMDR, quando applicato nella sua interezza ad un paziente responsivo, accelera e migliora anche nettamente i risultati di un percorso di psicoterapia.

Quanto dura una seduta EMDR?

Solitamente una seduta di EMDR Novara ha la stessa durata di una seduta di psicoterapia focalizzata su altri trattamenti o interventi (circa un’ora). In ogni caso, per facilitare l’immersione nel processo di elaborazione dell’informazione o per meglio rielaborare quanto emerso in una seduta precedente, è possibile fissare una seduta più lunga, che quasi mai comunque supera le due ore.

EMDR, dopo quanto funziona? Quante sedute servono?

La durata di un percorso con la tecnica EMDR può avere una durata variabile da soggetto a soggetto proprio alla luce delle diverse tempistiche di elaborazione di ciascuno, che risulta solo in parte prevedibile prima di iniziare ad utilizzare il protocollo.

In ogni caso, per fornirti un’indicazione generale, molti studi indicano che per traumi circoscritti è possibile registrare dei risultati importanti dopo 3-4 sedute di EMDR. Per problematiche più complesse può essere necessario prevedere un tempo maggiore, che però rimane sempre all’interno di un approccio psicoterapeutico breve.

Vi è anche da dire che, in molti casi, si procede con un’elaborazione progressiva dei ricordi disturbanti chiave, e a ciascuno di questi sarà necessario fornire l’attenzione necessaria per la sua risoluzione.

Terapia EMDR, si può fare da soli?

Per una serie di ragioni connaturare con la tecnica, non è possibile fare EMDR da soli. È sempre necessario affidarsi alla figura di un terapeuta esperto ed accreditato per la pratica del metodo.

Lo psicoterapeuta EMDR certificato conosce il paziente e la sua particolare storia, operando il trattamento in funzione degli obiettivi di lavoro complessivo.

Tutte le fasi del protocollo EMDR devono essere svolte in condizioni di sicurezza e di protezione per il paziente, dal momento che quest’ultimo sta lavorando su contenuti psichici molto delicati e quasi sempre associati a parecchio dolore, anche se inconscio. Non bisogna poi dimenticare che durante le sedute EMDR emerge materiale psichico inconscio che va rielaborato in modo mirato.

Per queste motivazioni non è possibile fare EMDR da soli e, anzi, potrebbe risultare pericoloso per la persona.

EMDR esercizi: esistono pratiche da fare da soli a casa?

Le domande sulla possibilità di svolgere esercizi EMDR a casa sono frequenti e comprensibili. In molti casi, i pazienti o coloro che sono interessati alla terapia EMDR si chiedono se sia possibile praticarla in autonomia attraverso esercizi fai-da-te. La questione è delicata e richiede un necessario approfondimento.

La risposta è un inequivocabile “NO”, a meno che non si sia accompagnati da uno psicoterapeuta EMDR esperto. Come abbiamo visto, è un approccio terapeutico complesso che richiede la guida e la supervisione di un professionista qualificato. Non è quindi possibile praticare esercizi EMDR da soli.

Il percorso EMDR non è, tra l’altro, da confondere con tecniche di rilassamento o di auto-aiuto. È, piuttosto, un metodo psicoterapeutico strutturato che si attiene a protocolli specifici. I professionisti esperti acquisiscono queste competenze specialistiche attraverso una formazione dedicata, che comprende un esame finale di certificazione per diventare un terapeuta EMDR qualificato.

Durante il percorso, lo psicoterapeuta può eventualmente assegnare dei compiti o semplici esercizi da svolgere a casa solo come affiancamento o potenziamento del lavoro svolto in studio, ma queste attività vanno sempre valutate e supervisionate dal professionista.

La terapia EMDR rimane un processo complesso che richiede competenze specializzate per essere efficace, ed è importante affidarsi a un terapeuta esperto per ottenere i massimi benefici.

Che differenza c’è tra terapeuta EMDR e terapeuta EMDR Pratictioner?

La differenza tra un terapeuta EMDR e un Practitioner EMDR sta principalmente nel livello di formazione, esperienza e certificazione ottenuti nel campo della terapia EMDR.

Un terapeuta EMDR Practitioner, dopo aver completato i due livelli di formazione EMDR, ha effettuato pratica clinica trattando un determinato numero di pazienti con il protocollo EMDR e completando una quantità minima di ore di supervisione sotto la guida di formatori o supervisori certificati, superando infine un apposito esame.

I practitioner EMDR hanno, quindi, soddisfatto criteri rigorosi stabiliti da organizzazioni come l’EMDR International Association (EMDRIA) o altre associazioni riconosciute.

D’altro canto, il terapeuta EMDR è un professionista che ha completato almeno il corso base di formazione (livello 1) e ha acquisito le competenze necessarie per integrare l’EMDR nella propria pratica clinica come una delle metodologie terapeutiche.

Terapia EMDR online: quante sedute e come funziona?

La terapia EMDR trova una valida applicazione anche tramite seduta online, a distanza.

Una seduta di EMDR online presenta questi 5 vantaggi, che sono comuni anche alla psicoterapia online in generale:

  1. Comodità. Le sedute di EMDR online possono essere effettuate da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, con l’unico sostanziale requisito di usufruire di una connessione a Internet stabile.
  2. Accessibilità. La possibilità di svolgere sedute di EMDR online rende questa terapia più accessibile a coloro che vivono in zone remote o hanno difficoltà a recarsi presso lo studio di psicoterapia che hanno scelto.
  3. Risparmio di tempo e denaro. Le sedute di EMDR online possono ridurre anche considerevolmente il tempo e le spese legate alla trasferta. È, tra l’altro, la soluzione ideale sia per le persone che hanno difficoltà a spostarsi anche nell’ambito dello stesso Comune, sia per chi risiede in altre città o all’estero.
  4. Riservatezza. Per alcune persone la privacy è un fattore molto importante che le orienta a prediligere una terapia online, specialmente se riguarda argomenti delicati o sensibili o se vivono in una piccola città.
  5. Continuità del trattamento. Le sedute di EMDR online possono garantire un più agevole mantenimento della costanza del percorso terapeutico anche durante i viaggi o in situazioni di emergenza, evitando rischi di interruzioni che, soprattutto nel caso della terapia con EMDR, possono impattare in maniera particolarmente negativa.

La durata della seduta resta invariata, così come le 8 fasi del metodo che ho descritto nel dettaglio in questo articolo.

Per la seduta EMDR online utilizzo di preferenza la piattaforma Skype o Zoom, per poter avere un contatto video e visivo diretto con la persona.

Per approfondire l’applicazione della tecnica EMDR all’elaborazione di un lutto anche traumatico puoi leggere l’articolo Elaborazione del lutto con l’EMDR: come promuovere un percorso naturale verso la risoluzione della perdita


Se vuoi più informazioni sul metodo della Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara