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La dipendenza affettiva rientra nel perimetro delle dipendenze comportamentali in cui l’individuo vive e, nella maggior parte dei casi, subisce un rapporto sbilanciato e compulsivo rispetto ad un comportamento specifico, un vizio oppure anche un’altra persona.

Per definizione, la dipendenza indica una relazione non alla pari, dove il soggetto si pone in uno stato di subordinazione e fa derivare il proprio benessere e il proprio equilibrio dall’esterno. Nel caso specifico della dipendenza affettiva, la persona manifesta un vero e proprio bisogno di approvazione e riconoscimento, con un’alterazione dell’equilibrio tra il dare e il ricevere.

Mettersi in un rapporto di debolezza nei confronti dell’ambiente esterno implica sempre la cessione di una parte del nostro potere personale, anche per il fatto che non possiamo avere il controllo su queste dinamiche, tantomeno su chi ci circonda.

Nell’articolo esplorerò a fondo la dipendenza affettiva e le sue cause, dando spazio ai suoi sintomi fisici e al significato psicologico e sociale. Farò anche una distinzione tra la dipendenza affettiva nell’ambito di un’amicizia e quella in un rapporto amoroso, approfondendo il vissuto specifico della donna nell’ambito di una relazione tossica.

Nella seconda metà ti illustrerò anche le possibili soluzioni messe a disposizione dalla psicoterapia breve e olistica e quanto tempo ci vuole per uscire da una dipendenza affettiva, tenendo sempre in mente lo scopo (se ci sono i presupposti) di andare a riequilibrare un rapporto basato su una forma di dipendenza. In alcuni casi, in realtà, potrebbe essere più utile porre fine ad una relazione disfunzionale e sbilanciata, ma questa scelta diverrà naturalmente chiara al paziente nel corso della terapia secondo il principio maieutico (dal greco maieutiké, propr. «(arte) ostetrica», e per estens. «tirare fuori»).

La dipendenza affettiva: cos’è e come si struttura un rapporto basato sul bisogno di riconoscimento

La sindrome della dipendenza affettiva porta chi ne soffre ad andare oltre la fisiologica ricerca di considerazione e attenzione da parte di un’altra persona, in genere il partner, un amico stretto o un parente.

Si manifesta attraverso una serie di comportamenti e pensieri disfunzionali dotati di un impatto significativo sulla vita quotidiana di chi ne soffre.

Questa sindrome implica un costante bisogno di conferme in amore e rassicurazioni da parte dell’altro, una paura sproporzionata ed invasiva di essere abbandonati e la tendenza a sacrificare i propri bisogni e desideri pur di mantenere viva la relazione.

La sindrome della dipendenza affettiva può creare un circolo vizioso in cui l’individuo cerca costantemente di ottenere la felicità attraverso l’approvazione degli altri, finendo però con il sentirsi vuoto e insoddisfatto nonostante gli sforzi.

D’altra parte, se il motore primario che ci avvicina al mondo esterno è la mancanza, sarà molto difficile, se non impossibile, andare a colmare questa mancanza in via definitiva grazie alle gratificazioni che possono arrivare dagli altri.

Dipendenza affettiva e mal d’amore: quali differenze?

La dipendenza affettiva viene a volte definita come ossessione d’amore o mal d’amore, dal momento che a tutti gli effetti è una forma deviata d’amore e va a plasmare una relazione tossica.

In ogni caso, questi due termini non indicano esattamente la stessa condizione e non sono utilizzabili in maniera del tutto sovrapponibile.

Il “mal d’amore” è più un termine colloquiale che si riferisce al dolore emotivo associato ad una delusione amorosa o alla rottura di un rapporto. Questo termine non indica necessariamente una dipendenza affettiva, ma piuttosto esprime il disagio e la sofferenza che possono derivare da esperienze amorose difficili.

La dipendenza affettiva è un modello comportamentale che può influenzare tutte le relazioni e ovviamente amplificare quel dolore emotivo associato ad una rottura, mentre il mal d amore si riferisce più specificamente alla sofferenza emozionale legata ad una situazione sentimentale negativa o profondamente disfunzionale.

Il mal d’amore rimane in molti casi una risposta fisiologica di fronte ad una perdita o ad una delusione amorosa, che può alimentare una vera e propria fobia dell’abbandono.

Il delicato (e spesso frainteso) confine tra affetto e amore

Prima di passare alle cause della dipendenza affettiva, voglio soffermarmi brevemente sul delicato confine tra affetto e amore per aiutarti a comprendere più a fondo come agisce questa dinamica.

“L’amore infantile segue il principio: “Amo perché sono amato.”
L’amore maturo segue il principio: “Sono amato perché amo.”
L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te.”
L’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo.”

Erich Fromm

Il confine tra affetto e amore risulta spesso sfumato perché vi sono alcuni tratti in comune.

L’affetto può essere considerato come una manifestazione di sentimenti di premura, benevolenza, apertura ed accudimento verso qualcuno, che può comprendere amicizia, affinità o semplici legami familiari. Può scaturire dall’incontro con una persona che evoca ricordi di affetti passati oppure fiorire in situazioni in cui percepiamo la necessità di connessione. Generalmente, l’affetto si accompagna a gesti e parole cariche di dolcezza e tenerezza.

D’altro canto, l’amore è un sentimento decisamente più profondo e complesso, infondendoci vitalità, passione e un desiderio intrinseco di crescita. L’amore ci avvolge, ci fa percepire come individui preziosi e necessari, donandoci un senso di completezza e benessere ovunque ci troviamo. Coinvolge il desiderio di condividere la vita con qualcuno e una forma di impegno più intenso.

In diversi casi poi l’affetto può trasformarsi in amore, anche se entrambi possono coesistere e interagire in modi unici.

Dipendenza affettiva, cause. Le dinamiche dell’infanzia che la tengono in vita

Il bisogno di conferme in amore dischiude una finestra sulla profonda insicurezza e sulla dipendenza emotiva che alimenta dinamiche relazionali tumultuose fino a sfociare, in alcuni casi, in comportamenti tossici.

Le cause della dipendenza affettiva possono variare da persona a persona, ma spesso hanno radici nell’infanzia e nelle prime esperienze relazionali del bambino con il mondo esterno.

L’assenza di figure di attaccamento sicuro oppure esperienze traumatiche durante i primissimi anni di vita possono predisporre un soggetto a sviluppare un compulsivo bisogno di attenzioni dal partner o da altre persone in età adulta. Possiamo quindi affermare che la dipendenza affettiva ha cause nell’infanzia.

Alla base troviamo quasi sempre la mancanza di autostima e l’insicurezza emotiva, spingendo le persone nel costante bisogno di approvazione e riconoscimento da parte degli altri per compensare una mancanza di amore verso sé stesse. Oltre a questo, anche esperienze passate di abbandono o di tradimento possono aumentare la possibilità di sviluppare una dipendenza affettiva.

Come per molti altri disturbi e condizioni, una immagine di sé depotenziante, svilente e disfunzionale espone l’individuo ad una maggiore dipendenza dall’ambiente esterno e da una serie di dinamiche che non può controllare, causando sempre una serie di sofferenze e frustrazioni più o meno forti.

Un percorso di psicoterapia ha come primo scopo l’esplorazione delle cause nascoste di ciò che si manifesta a livello cosciente della psiche.

Si può infatti modificare e trasformare solo ciò di cui siamo diventati consapevoli e di cui abbiamo accettato l’esistenza.

Dipendenza affettiva: sintomi fisici. Come il nostro corpo ci parla

Il sintomo principale di una dipendenza affettiva è senza dubbio il bisogno di conferme in amore, proprio perché chi ne soffre cerca costantemente una forma di validazione per sentirsi illusoriamente sicuro nella relazione. Questa condizione innesca sintomi fisici e mentali che, se cronicizzati, possono arrivare ad essere devastanti.

In molti casi, questi sintomi possono passare inosservati oppure essere erroneamente attribuiti ad altre cause proprio alla luce della loro relativa aspecificità.

La dipendenza affettiva contribuisce a creare una relazione tossica, alimentando comportamenti controllanti, gelosia e una continua ricerca di conferme esterne per il proprio valore. Una relazione non diventa tossica in automatico solo per la presenza di una forma di squilibrio emotivo tra i due partner, anche se senza dubbio questo alimenta dinamiche nocive.

Ti riporto qui un elenco dei sintomi fisici più comuni che possono scaturire da una relazione tossica:

  1. Disturbi del sonno. Le persone affette da dipendenze affettive possono spesso sperimentare insonnia più o meno grave, risvegli frequenti durante la notte o incubi legati alla propria situazione emotiva che può diventare una vera ossessione.
  2. Problemi gastrointestinali. Lo stress e l’ansia associati alla dipendenza affettiva possono causare problemi digestivi come mal di stomaco, nausea e diarrea.
  3. Mal di testa. Varie forme di cefalea tensiva possono essere una conseguenza diretta dello stress costante e dell’ansia che caratterizzano la dipendenza affettiva e il conseguente costante bisogno di attenzioni dal partner.
  4. Tensione muscolare. Questa è una delle comuni vie di scarico dell’ansia che va ad interessare la muscolatura striata. Si può manifestare come tensione muscolare e dolore, in particolare nella regione del collo e delle spalle, la prima ad essere gravata in presenza di pesanti fardelli emotivi o psicologici di cui farsi carico.
  5. Sintomi somatici non spiegabili (Medically Unexplained Symptoms, MUS). Alcuni individui possono sperimentare sintomi fisici o somatizzazioni apparentemente inspiegabili, come affaticamento e dolore generale.

Sul piano mentale si manifesta spesso un rimuginio ossessivo che ruota intorno all’altra persona e a tutti quei comportamenti che possono soddisfare o meno il bisogno di affetto e attenzioni.

Dipendenza affettiva, test di auto-valutazione iniziale

Al momento non esiste un test ufficiale per valutare la presenza e l’intensità di una dipendenza affettiva.

In ogni caso, vi sono diversi strumenti e questionari che gli psicoterapeuti e i professionisti del settore di fatto impiegano e forniscono ai propri pazienti anche come strumenti di auto-valutazione iniziale. Questi test dovrebbero quindi essere utilizzati solo come guida indicativa e non come strumento diagnostico vero e proprio.

Un test di questa natura aiuta a comprendere in quale punto ci si trova rispetto al confine tra amore e dipendenza affettiva.

Qui di seguito ti riporto un esempio semplificato di alcune domande che potrebbero essere incluse in un test di autovalutazione per la dipendenza affettiva (Test liberamente adattato). Tieni presente che questo test è solo a scopo illustrativo e non può sostituire in alcun modo una valutazione da parte di un professionista qualificato.

Rispondi a ciascuna delle seguenti domande utilizzando una scala da 1 a 5, dove:

1 = Mai; 2 = Raramente; 3 = A volte; 4 = Spesso; 5 = Sempre

  1. Mi sento ansioso/a o preoccupato/a quando sono lontano dalla persona che amo.
    • 1 2 3 4 5
  2. Sono disposto/a a sacrificare i miei bisogni e desideri per mantenere una relazione (o un’amicizia).
    • 1 2 3 4 5
  3. Ho un costante bisogno di affetto e attenzioni da parte degli altri per sentirmi bene con me stesso/a.
    • 1 2 3 4 5
  4. Ho paura di essere abbandonato/a o rifiutato/a dalle persone a cui sono emotivamente legato/a.
    • 1 2 3 4 5
  5. Metto sempre le esigenze degli altri al di sopra dei miei obiettivi personali, valori, simpatie e bisogni.
    • 1 2 3 4 5
  6. Mi sento incompleto/a senza la presenza o l’attenzione della persona con la quale ho una relazione sentimentale.
    • 1 2 3 4 5
  7. Tendo ad instaurare relazioni o amicizie con persone che si dimostrano narcisiste o centrate su loro stesse.
    • 1 2 3 4 5
  8. Trovo difficile dire di no agli altri o stabilire confini personali all’interno delle relazioni.
    • 1 2 3 4 5
  9. Ho paura di perdere la persona che amo.
    • 1 2 3 4 5
  10. Cerco costantemente di risolvere i problemi o le difficoltà delle persone a cui sono emotivamente legato/a.
    • 1 2 3 4 5
  11. Solo all’interno di una relazione d’amore riesco a sentirmi vivo/a e degno/a di attenzione.
    • 1 2 3 4 5
  12. Quando amo qualcuno, ho sempre il timore che possa trovare qualcuno migliore di me.
    • 1 2 3 4 5
  13. Ho la tendenza ad idealizzare il/la mio/a partner, posizionandolo/a su un piedistallo e arrivando a vederlo/a più bello/a o forte rispetto a me.
    • 1 2 3 4 5
  14. Sono disposto/a a dire e fare qualsiasi cosa, anche a costo di soffrire, pur di mantenere la relazione.
    • 1 2 3 4 5
  15. Le mie relazioni vivono costantemente di alti e bassi (soprattutto bassi), senza una vera stabilità.
    • 1 2 3 4 5

Per ottenere il punteggio complessivo, somma le risposte a tutte le 15 domande. Più alto è il punteggio totale, maggiore potrebbe essere la presenza di tratti legati alla dipendenza affettiva nella tua vita. Come criterio generale, un punteggio superiore a 50 può iniziare ad essere un campanello d’allarme che merita un approfondimento terapeutico.

La dipendenza affettiva è amore?

In molti casi la dipendenza affettiva è erroneamente confusa con l’amore genuino, dal momento che esteriormente la persona che soffre di questa dinamica mette in atto atteggiamenti altruistici, che pongono l’altro quasi al centro.

Nella realtà psicologica è invece essenziale distinguere tra questi due concetti.

Se l’amore sano è basato sulla reciprocità, il rispetto e la crescita condivisa, la dipendenza affettiva è caratterizzata da un desiderio insaziabile di approvazione e conferme da parte degli altri. In termini semplici, è una dinamica fortemente egoista ma camuffata da altruismo.

La dipendenza affettiva può far sì che una persona si senta incompleta senza la presenza o l’attenzione di qualcun altro, mentre l’amore sano tra due persone si fonda su un certo livello di centratura interiore e sulla capacità in primis di stare bene con sé stessi.

L’amore implica il supporto reciproco, l’indipendenza emotiva e il rispetto per i confini personali, mentre la condizione di dipendenza spinge spesso a sacrificare sé stessi o, quantomeno, a mettere in campo comportamenti disfunzionali per mantenere una relazione o un’amicizia.

Riconoscere la distinzione tra dipendenza affettiva o amore è fondamentale per avviare un percorso di guarigione e autentica crescita personale che, come ho sottolineato più volte, non può che prendere le mosse da un’espansione di consapevolezza.

Dipendenza affettiva, non riesco a lasciarlo. L’incontro di una donna con un narcisista seriale

L’incontro tra una donna che soffre di dipendenza affettiva e un narcisista seriale può rivelarsi un terreno particolarmente fertile per l’esasperazione di una relazione tossica.

Il narcisista seriale è una figura complessa e affetta da un disturbo narcisistico della personalità, che in genere si caratterizza per mancanza totale di empatia, manipolazione e instabilità relazionale.

La donna con dipendenza affettiva si sente in genere molto attratta dal narcisista seriale, spesso affascinante e carismatico, ma ben presto potrebbe trovarsi intrappolata in una relazione unilaterale e tossica.

Il suo dialogo interno potrebbe essere di questo tipo: “Nonostante i miei sforzi per uscire da questa dipendenza affettiva, non riesco a lasciarlo. Mi sento intrappolata in questa relazione che mi consuma, ma non posso fare a meno di lui.”

Il narcisista seriale, essendo concentrato principalmente su sé stesso e sui propri bisogni, potrebbe sfruttare la dipendenza affettiva della donna per ottenere gratificazione personale senza dare nulla in cambio.

La mancata apertura verso la donna porta ad una frustrazione cronica e alla costante insoddisfazione del bisogno, che almeno per un certo lasso di tempo non farà altro che legare ancora di più la partner a sé. La dinamica si troverà così ad essere amplificata e la donna cercherà disperatamente l’approvazione e l’affetto del narcisista.

In genere questa tipologia di situazioni funziona come un elastico che viene progressivamente tirato sempre di più: ad un certo punto, anche apparentemente senza preavviso, si rompe in modo rovinoso ed il finto equilibrio che vigeva nella relazione salta all’improvviso, lasciando una scia di forte dolore nella donna.

Il narcisista, in fondo, volta le spalle e se ne va alla ricerca di un’altra persona da cui ricevere ammirazione e lode.

I tuoi problemi erano la mia dipendenza

La frase che in alcuni casi pronuncia il dipendente, “I tuoi problemi erano la mia dipendenza”, sottolinea il complesso legame tra la dipendenza emotiva e la gestione dei problemi altrui.

A volte, chi soffre di dipendenza emotiva può trovare una sorta di conforto o supporto alla propria identità nell’assumere i problemi degli altri come propri.

Si sviluppa una vera e propria dipendenza verso i problemi del partner o di un amico, che da fuori potrebbe essere confusa con la sindrome da crocerossina.

Questo comportamento può derivare da una serie di dinamiche, come la paura dell’abbandono o la ricerca di un senso di autostima attraverso il supporto agli altri.

Non è difficile vedere come questo modello possa rapidamente diventare distruttivo, dal momento che la propria esistenza trova i suoi puntelli nelle difficoltà e nelle sfide degli altri, perdendo totalmente di vista le proprie esigenze ed il relativo benessere.

La dipendenza affettiva non romantica: il legame patologico con gli amici e con i genitori

La dipendenza affettiva può emergere anche al di fuori del perimetro classico delle relazioni amorose e manifestarsi all’interno di un’amicizia o del rapporto con un genitore o un altro famigliare.

In questi casi, l’individuo dipendente sviluppa un attaccamento eccessivo e malsano verso l’altra persona, cercando costantemente approvazione, sostegno emotivo e compagnia.

Dipendenza affettiva in amicizia

In questo contesto, la dipendenza affettiva si traduce spesso in un eccessivo bisogno di approvazione e conferme da parte degli amici, oltre ad una tendenza costante a compiacerli (in inglese si parla di “people pleaser”). Chi soffre di dipendenza affettiva in amicizia, detta anche dipendenza affettiva non romantica, potrebbe sentirsi ansioso all’idea di essere abbandonato o rifiutato dagli amici, arrivando a porre costantemente i bisogni altrui al di sopra dei propri.

In questo potremmo vedere delle analogie comportamentali con la sindrome della crocerossina, anche se la matrice da cui scaturisce la dinamica psicologica è differente.

Questo comportamento può comunque portare a relazioni disfunzionali in cui una persona si dedica in modo eccessivo agli altri, spesso a scapito del proprio benessere emotivo.

Affrontare la dipendenza affettiva in amicizia richiede come primo passaggio una presa di consapevolezza dei propri modelli di pensiero e comportamento, per poi passare a stabilire confini personali sani e sviluppare relazioni più equilibrate basate sulla reciprocità e sul mutuo rispetto.

La dipendenza dalla madre in età adulta

La dipendenza dalla madre in età adulta è una condizione in cui una persona, nonostante la sopraggiunta maturità anagrafica, continua a fare eccessivo affidamento sulla figura materna per trarne supporto emotivo, decisionale e talvolta anche pratico.

Questo tipo di dipendenza può manifestarsi in vari modi, come la difficoltà a muoversi nella vita senza l’approvazione materna, la necessità costante di rassicurazioni o il sentirsi incompleti senza la presenza della madre.

In molte situazioni, in realtà, è la madre stessa a nutrire dinamiche di manipolazione e di sottile ricatto per tenere il figlio (in questo caso il maschio, soprattutto se figlio unico) legato a sé e non lasciarlo mai veramente andare.

La dipendenza dalla madre in età adulta è relativamente comune nel nostro Paese, a differenza ad esempio di quanto accade in Scandinavia o nelle nazioni dell’Europa del Nord in generale. Questo avviene per una serie di fattori culturali, sociali ed economici.

I giovani italiani tendono a vivere con i genitori fino ad un’età più avanzata rispetto ai loro coetanei scandinavi, ritardando così il processo di indipendenza. In Italia, inoltre, la figura della madre è spesso idealizzata come il fulcro della famiglia, accentuando così la dipendenza emotiva.

La dipendenza affettiva figlia-madre

La dipendenza affettiva figlia-madre si manifesta quando una figlia ormai adulta sviluppa un attaccamento eccessivo e insano nei confronti della madre, cercando costantemente la sua approvazione, sostegno emotivo e rassicurazione.

Questa dinamica può scaturire da vari fattori, come un’infanzia caratterizzata da iperprotezione, mancanza di autonomia o traumi emotivi.

La figlia può sentirsi incapace di prendere decisioni senza il consenso della madre, sacrificando spesso i propri bisogni e il proprio sentire autentico per mantenere l’approvazione materna.

La dipendenza dalla madre in età adulta si accompagna a sentimenti di insicurezza, bassa autostima e difficoltà a stabilire relazioni autonome e sane con altre persone. Per rompere questo ciclo, è essenziale che la figlia riconosca la natura malsana del suo attaccamento e intraprenda un lavoro interiore per sviluppare una maggiore autonomia emotiva e personale.

Come superare la dipendenza affettiva

Superare una dipendenza affettiva è un processo che richiede impegno personale e un supporto adeguato, anche perché può influenzare profondamente la capacità di colmare il bisogno di affetto in modi sani ed equilibrati.

Vediamo adesso di rispondere alla domanda: “Quanto tempo ci vuole per uscire da una dipendenza affettiva?”.

Il primo passo fondamentale è la consapevolezza di avere un problema di dipendenza affettiva e il riconoscimento del suo impatto sulla propria vita. In un secondo momento è importante cercare un supporto professionale, come la Psicoterapia Medica Olistica, per affrontare le sue radici psicologiche profonde.

Le dipendenze affettive, come tutti i sintomi somatici, non fanno altro che mettere in luce dinamiche psicologiche più recondite, consentendoci in primis di vederle e, quindi, anche di lavorarci sopra. Da un certo punto di vista, si possono rivelare preziose alleate del processo interiore di crescita.

Durante la terapia, potrai infatti esplorare le tue esperienze passate, le ferite emotive e i modelli di pensiero e comportamento disfunzionali che hanno contribuito al mantenimento della dipendenza affettiva.

Oltre a questo, la guarigione passa dallo sviluppo di una sana autostima e di un’immagine di sé potenziante. Non c’è niente che possa danneggiare di più una persona rispetto ad una scarsa autostima e ad un’immagine svilente di sé.

Se non si sviluppa una connessione sana e solida con sé stessi, sarà sempre difficile colmare il bisogno di affetto e attenzioni in modo sano perché la dipendenza affettiva spinge in continuo a cercare una forma di validazione principalmente all’esterno.

Il paziente deve arrivare a riconoscere il proprio valore intrinseco indipendentemente dall’approvazione degli altri, su cui per definizione non può avere il controllo. Tra l’altro, le altre persone sono esse stesse esposte agli alti e bassi dell’esistenza quotidiana e non è affatto scontato che siano lì per colmare il bisogno di affetto e i nostri vuoti emotivi.

Stabilire confini sani è un altro passo cruciale per superare la dipendenza affettiva. Impara a dire no quando è necessario e a mantenere i tuoi confini personali. Ciò ti aiuterà ad evitare di cadere di nuovo in dinamiche tossiche nelle relazioni.

Questo è ovviamente l’obiettivo finale. In un percorso di terapia si vanno ad inquadrare tutte le dinamiche e motivazioni psicologiche che rendono per la persona difficile se non impossibile dire di no. La difficoltà chiaramente non è di natura tecnica, ma psicologica.

Per dare, infine, un’indicazione pratica alla domanda su quanto tempo ci vuole per uscire da una dipendenza affettiva, bisogna considerare un ciclo completo di psicoterapia breve. Il mio metodo di lavoro è in grado di portare risultati a partire da 10-12 sedute, che corrispondono ad un arco di tempo di circa 3 mesi a fronte di una frequenza settimanale degli incontri. Questa rimane comunque un’indicazione di natura generale, che va poi declinata per ogni situazione peculiare portata da ciascun paziente.

Come uscire dalla dipendenza affettiva da soli: 5 tecniche che puoi applicare fin da subito

Anche se un supporto professionale è spesso altamente raccomandato per uscire da una dipendenza affettiva, è possibile intraprendere alcune azioni da soli quantomeno per inquadrare la problematica e iniziare a ridurre il suo impatto negativo.

Voglio quindi condividere con te alcune tecniche per uscire dalla dipendenza affettiva che puoi cominciare ad applicare in autonomia e in sicurezza fin da SUBITO, senza sostituire in alcun modo i benefici duraturi ottenibili tramite un percorso di psicoterapia.

In primo luogo, è importante sviluppare una maggiore consapevolezza dei tuoi modelli di pensiero e comportamento legati alla dipendenza affettiva. Inizia a tenere un diario quotidiano in cui registri i tuoi sentimenti e le situazioni che scatenano i sintomi della dipendenza emotiva, oltre alla catena di pensieri associativi automatici che accompagnano questi momenti. Mettere nero su bianco ciò che si muove nella tua psiche ti aiuterà a focalizzare meglio tutti i pattern dannosi e a prendere le distanze da questi.

Come secondo punto, dedica del tempo a riflettere su di te, i tuoi talenti e le tue realizzazioni personali. Questo passaggio aiuta molto a rinforzare l’autostima, a tornare a contatto con i dati di realtà e ad iniziare a rendersi più indipendenti dall’approvazione degli altri.

Il terzo punto prevede di cominciare a stabilire confini sani nelle relazioni. Riconosci i tuoi bisogni e impara a comunicarli chiaramente agli altri, con un linguaggio assertivo ma allo stesso tempo non violento. Inizia a dire di no quando è in linea con il tuo sentire profondo, partendo dalle situazioni meno impegnative.

Come quarto punto, risulta molto utile approfondire la tematica della dipendenza affettiva leggendo libri, articoli o partecipando a forum di supporto online. Conoscere le esperienze di altre persone e le strategie che hanno adottato può essere molto utile per inquadrare la problematica e diminuirne l’impatto negativo.

L’ultima delle tecniche per uscire dalla dipendenza affettiva consiste nel non dimenticare di prenderti cura di te anche fisicamente attraverso una dieta equilibrata, un esercizio fisico regolare e una qualità sufficiente del sonno.

I punti che ti ho elencato non possono sostituire in alcun modo un percorso di psicoterapia vero e proprio, che mette a disposizione un ambiente protetto in cui iniziare un’esplorazione profonda dei vissuti anche dolorosi del paziente con la finalità di uscire da una dipendenza affettiva.

Oltre a questo, la psicoterapia olistica lavora sulla persona considerata nella sua totalità anche spirituale, evitando il rischio di concentrarsi su un solo compartimento della psiche (spesso la mente) ma prendendo le mosse proprio dalla dimensione emotiva inconscia.

Sono guarita dalla dipendenza affettiva

La guarigione dalla dipendenza affettiva è un percorso articolato e personale che testimonia come sia possibile raggiungere una vita emotivamente sana e appagante, uscendo da relazioni tossiche e spesso vissute come prigioni asfittiche.

Chi riesce a dire con fiducia “sono guarita dalla dipendenza affettiva” ha affrontato le sfide interiori e ha costruito una maggiore autostima e indipendenza emotiva rispetto all’ambiente esterno.

È certamente una forma di riappropriazione di una fetta del proprio potere personale, che non viene più trasferito all’esterno.

Questo processo implica in genere la messa in discussione di vecchi schemi di pensiero e comportamento, quasi sempre disfunzionali e irrazionali. Significa anche imparare a stabilire confini sani nelle relazioni e ad abbracciare le ferite della propria personalità.

La guarigione dalla dipendenza affettiva è una testimonianza del potere della resilienza umana e della capacità di trasformare le esperienze dolorose in una vita di autenticità, equilibrio e amore per sé stessi.


Se vuoi più informazioni sulla Psicoterapia Medica Olistica oppure prenotare la prima seduta con me, puoi compilare il modulo di contatto che trovi all’inizio della Pagina Contatti.

Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara