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Il senso di colpa è come un tarlo che si insinua nel sistema psicoemotivo di una persona, diventando rapidamente uno scomodo compagno che in molti casi inizia a tormentarla e a non lasciarla più stare. Molti individui si trovano a sentirsi in colpa senza motivo, con conseguente avvio di un logorio mentale che si autoalimenta come un meccanismo parassita.

Tante volte sentiamo dire frasi come: “sono tormentato dai sensi di colpa”, “i sensi di colpa non mi lasciano stare”, “mi sento sempre in colpa”, o ancora “non riesco a liberarmi dai miei sensi di colpa”.

Tutto ciò che riesce a farsi spazio nella nostra mente ha poi la capacità di innescare facilmente una risposta emotiva più o meno forte, che andrà inevitabilmente ad amplificare il circuito.

Da dietro le quinte, i sensi di colpa guidano la catena di pensieri associativi interni del soggetto che ne è affetto, orientando e limitando i suoi comportamenti a volte anche in misura importante.

Possono, a loro volta, derivare da situazioni reali o percepite, e il loro impatto può arrivare ad essere devastante, causando sintomi sia a livello mentale che fisico.

Non bisogna però pensare che i sentimenti di colpa siano solo negativi o un limite per la persona che li prova. Vi sono anche alcune tipologie di sensi di colpa dotati di una valenza positiva o altruistica, purché non assumano un’invasività eccessiva.

In questo articolo ti illustrerò cosa nasconde il senso di colpa, il significato del sentirsi in colpa e come può manifestarsi sul piano del corpo tramite specifici sintomi fisici, vedendo anche quando si può parlare a tutti gli effetti di un senso di colpa patologico.

Nella seconda parte mi concentrerò sulle tipologie più diffuse di sensi di colpa, approfondendo il senso di colpa verso il partner, il senso di colpa verso i genitori ed i sensi di colpa dopo aver mangiato (o senso di colpa alimentare). Alla fine ti fornirò alcuni spunti che puoi applicare fin da subito per ridurre l’impatto psicologico del sentirsi sempre in colpa sulla tua esistenza quotidiana.

Elenco dei Contenuti

Esplorando cosa nasconde il senso di colpa: il suo vero significato

Per iniziare ad indagare cosa nasconde il senso di colpa, dobbiamo ricordare che questa dinamica molto diffusa può manifestarsi in molteplici contesti anche parecchio differenti tra di loro.

Ad esempio, qualcuno potrebbe provare un senso di colpa verso i genitori per non aver soddisfatto le loro aspettative, dichiarate o solo percepite, oppure verso un amico per non essere stato presente in un momento di bisogno. I comportamenti alimentari possono anch’essi diventare un terreno molto fertile per i sentimenti di colpa, come nel caso di chi si sente reo per aver ceduto ad eccessi o per non essere stato capace di seguire una dieta precisa che si era prefissato.

Il senso di colpa può avere una funzione positiva nel promuovere comportamenti socialmente accettabili e nell’evitare danni agli altri. In questo senso, potremmo vederlo come un argine, un limitatore di velocità che aiuta l’individuo a ricondurre i propri comportamenti nell’alvo del rispetto dei confini altrui.

In ogni caso, quando diventa eccessivo o irrazionale può danneggiare l’immagine di sé, l’autostima e l’equilibrio psicofisico di una persona. Si basa spesso su una percezione distorta della realtà, secondo il ben noto principio per cui noi interagiamo con la rappresentazione del mondo esterno che ci costruiamo dentro di noi in funzione di tutti i filtri che possediamo più o meno consapevolmente.

Se quindi, da un lato, i sensi di colpa possono essere riconducibili direttamente al sistema valoriale e morale di un soggetto, dall’altro possono rappresentare un intruso scomodo e infondato, in grado di imporre auto-limitazioni ingiustificate nella vita della persona.

Il senso di colpa, un’emozione complessa che ci guida verso scelte spesso indesiderate

Il senso di colpa può essere definito come una delle emozioni complesse dal momento che, secondo la teoria differenziale di Izard ed Ekman (1979), ha trovato la sua definizione evolutiva solo successivamente rispetto alle emozioni di base.

In questo articolo mi limito a ricordare le 7 emozioni di base, dette anche primarie: rabbia, gioia, tristezza, paura, disgusto, disprezzo e sorpresa. Ognuna di queste emozioni è associata a microespressioni facciali peculiari e distinte. Si chiamano primarie alla luce del fatto di essere condivise da persone appartenenti a culture diverse, risultando quindi innate o universali.

Il senso di colpa rientra anche nel perimetro delle emozioni definite “morali” perché, come ho già accennato, tende a mantenere i comportamenti di un individuo nell’ambito di ciò che è etico e si colora con una valenza negativa in risposta a circostanze in cui il soggetto agisce un qualche tipo di trasgressione o di violazione di una norma morale.

Esplorare il senso di colpa come emozione significa sondare il terreno delle nostre convinzioni personali, delle nostre aspettative e delle dinamiche psicologiche associate.

Perché mi sento sempre in colpa?

È comune sentirsi in colpa senza motivo dopo aver preso una decisione difficile, ma è importante riconoscere che questa emozione può essere ingannevole e non sempre giustificata.

La sensazione persistente di colpa può lasciare molte persone con la domanda angosciosa “Perché mi sento sempre in colpa?” o con la sua equivalente “Perché mi sento in colpa per tutto?”.

In alcuni casi, il senso di colpa può essere radicato in esperienze passate, come eventi traumatici o relazioni disfunzionali, che hanno plasmato le percezioni personali sulla moralità e sull’accettabilità delle proprie azioni.

In altre situazioni, il sentirsi sempre in colpa può derivare da aspettative irrealistiche imposte da sé stessi o dagli altri, generando un’ostinata paura di deludere o di non essere all’altezza. Queste aspettative e norme interiorizzate possono creare un ciclo distruttivo di inadeguatezza e di colpa, anche in situazioni in cui non è assolutamente giustificata.

Senso di colpa patologico: quando il confine del tollerabile viene oltrepassato

Nel momento in cui assume proporzioni eccessive e ingiustificate, questo sentimento può trasformarsi in qualcosa di più profondo e destabilizzante: il senso di colpa patologico.

A questo livello si spinge ben oltre la semplice rimozione o correzione dei propri errori, arrivando a radicarsi nella mente e nella dimensione emotiva del soggetto e alimentando un carico di autoaccuse incessanti e debilitanti.

La persona con senso di colpa patologico ha un’autostima che viene costantemente erosa da questa dinamica, si sente quasi sempre fuori posto, percepisce di aver sbagliato in pressoché ogni scelta o comportamento e la sua vita può rapidamente trasformarsi in una sorta di inferno da cui vorrebbe fuggire quale extrema ratio.

Il senso di colpa patologico può infatti prendere il controllo della vita di un individuo, causando ansia cronica, depressione e una continua ricerca di redenzione che però sembra non poter arrivare mai.

La colpa in questo caso si auto-alimenta, è come una voragine, un buco nero che non può mai trovare una forma di vero appagamento perché destabilizza l’individuo a partire dalle sue radici più profonde.

Il delirio di colpa: quando il senso di responsabilità diventa psicosi

Sebbene invalidante, il senso di colpa patologico mantiene una connessione con la realtà: l’individuo può riconoscere, con il supporto terapeutico, l’irrazionalità del proprio pensiero.

Il delirio di colpa, invece, è una forma psicotica che si caratterizza per convinzioni profondamente radicate e del tutto scollegate dalla realtà. La persona crede fermamente, senza alcuna evidenza, di essere colpevole di eventi gravissimi o catastrofici, come la rovina economica di una famiglia, la morte di una persona cara o addirittura disastri naturali.

Queste convinzioni non possono essere modificate attraverso il ragionamento o il supporto logico, in quanto il delirio è il risultato di una disfunzione psicologica pervasiva, spesso legata a disturbi psicotici come la depressione maggiore con caratteristiche psicotiche o la schizofrenia.

Il senso di colpa mi sta uccidendo

Come abbiamo visto, nel momento in cui diventa sufficientemente intenso, pervasivo o cronico, il senso di colpa può purtroppo trasformare la vita della persona in un inferno.

In molti casi viene percepito come un peso insostenibile, un carico emotivo che sembra opprimere l’individuo e non lasciarlo mai stare nemmeno nel posto sicuro della sua abitazione.

In quei momenti in cui il sentirsi sempre in colpa arriva a dominare il panorama emotivo del soggetto, può sembrare che tutto ciò che fa, dice o perfino pensa sia permeato da un’ombra di rimorso e tormento. L’idea che le proprie azioni siano la causa di danno o sofferenza diretta o indiretta può stringere come una tenaglia, alimentando una sensazione di impotenza mista a disperazione.

Portata ai limiti estremi, la persona tormentata e sfinita può arrivare molto facilmente a volersi distruggere per pagare in qualche modo il prezzo della colpa percepita, sviluppando costanti ideazioni suicidarie e rovinandosi l’esistenza quotidiana.

Cosa fare quindi se arrivo a sentire che il senso di colpa mi sta uccidendo?

Quando il sentirsi sempre in colpa raggiunge questi livelli insostenibili è essenziale cercare sostegno psicologico quanto prima.

La Psicoterapia Medica Olistica fornisce un ambiente protetto per esplorare le radici più dolorose del senso di colpa, sfidare le convinzioni limitanti (Disputing Irrational Beliefs, DIBs) che quasi sempre si trovano sotto il livello di consapevolezza e sviluppare strategie concrete per alleviare il peso emotivo che il paziente si porta con sé.

Per una vera guarigione le ferite e le debolezze della personalità vanno accettate e abbracciate: se non curiamo le nostre lacerazioni e le lasciamo sanguinanti, sarà difficile se non impossibile uscire dal loop vizioso del sentirsi sempre in colpa e ritrovare uno stato di equilibrio interiore.

Senso di colpa, sintomi fisici

Come per altri disturbi o dinamiche psicologiche, comprendere cosa nasconde il senso di colpa è un processo che può prendere le mosse dalle sue svariate manifestazioni e dai principali sintomi.

Si presenta in molti casi quando una persona percepisce di aver violato i propri valori, principi o aspettative personali.

Nel momento in cui cronicizza, soprattutto se accompagnato dal mancato riconoscimento o dalla repressione di un carico emotivo, il senso di colpa può anche manifestarsi attraverso sintomi fisici.

Le tensioni muscolari, mal di testa, problemi gastrointestinali, disturbi del sonno e affaticamento sono solo alcune delle manifestazioni fisiche che possono derivare dal senso di colpa cronico. Questi sintomi possono creare un circolo vizioso in cui l’emozione negativa alimenta reazioni fisiche, e queste a loro volta rafforzano il senso di colpa.

Oltre ai sintomi fisici, vi sono altre dinamiche sia mentali che emotive che meritano attenzione.

Sensi di colpa e pensieri ossessivi. I 3 costrutti psicologici della colpa

I pensieri ossessivi sono una componente comune di molti disturbi psicologici, tra cui il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Quando abbiamo a che fare con un senso di colpa, il rimuginio intrusivo può cristallizzarsi intorno a eventi passati, reazioni sproporzionate o decisioni prese percepite poi come sbagliate.

Per fare un esempio, una persona potrebbe ripetutamente rappresentarsi all’interno della sua mente una situazione in cui sente di aver agito in modo scorretto, alimentando così il suo sentirsi sempre in colpa.

All’interno del panorama dei disturbi psicologici, il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) rappresenta una condizione in cui la colpa assume un ruolo assolutamente centrale. Si è arrivati a studiare la colpa da diverse angolazioni, definendo una serie di costrutti: propensione alla colpa (in inglese guilt propensity), sensibilità alla colpa (guilt sensitivity) e timore di colpa (fear of guilt).

La propensione alla colpa si riferisce alla tendenza di un individuo a provare più facilmente un sentimento di colpa rispetto agli altri. Le persone con un’elevata propensione alla colpa possono essere particolarmente sensibili a percepire le proprie azioni come sbagliate o dannose, anche quando la situazione non giustificherebbe tali emozioni. È una caratteristica stabile della personalità che influenza il modo in cui un soggetto reagisce ad eventuali errori, percepiti o reali. Nei pazienti con DOC, questa propensione può amplificare l’impatto delle ossessioni e dei comportamenti compulsivi, portando ad un ciclo di auto-flagellazione emotiva.

La sensibilità alla colpa indica un accresciuto livello di preoccupazione rispetto alle possibili conseguenze morali o relazionali delle proprie azioni. Una persona sensibile alla colpa tenderà a riflettere profondamente sul potenziale impatto delle sue scelte sugli altri ed a sentirsi fortemente responsabile nella prevenzione di possibili danni. Questa ricettività spesso porta ad un atteggiamento molto attento e scrupoloso nelle interazioni sociali. Nei pazienti con DOC, questa caratteristica affiora in genere come una costante attrazione quasi morbosa verso possibili azioni o eventi che potrebbero essere associati a colpa, alimentando ulteriormente le ossessioni e l’ansia.

Entrambi questi costrutti psicologici hanno mostrato una correlazione con i sintomi ossessivo-compulsivi.

Il timore di colpa riguarda la paura di provare o rivivere un senso di colpa, estendendosi alla prospettiva di commettere azioni che potrebbero causare colpa o rimorso. Questo timore può portare ad un comportamento evitante dal momento che l’individuo cerca di evitare situazioni o azioni che potrebbero innescare sensazioni di colpa. Il timore di colpa può manifestarsi come una forma di ansia anticipatoria legata al giudizio morale di sé stessi o al potenziale disappunto altrui. Nei pazienti con DOC, questo timore può scatenare ossessioni riguardanti azioni nocive o moralmente riprovevoli, portando a rituali compulsivi intrapresi per prevenire il possibile senso di colpa futuro.

Nel contesto del DOC, il sentirsi sempre in colpa può diventare un motore potente per le ossessioni e le modalità compulsive. L’ansia di commettere errori morali o di provocare danni a terzi può innescare ossessioni ricorrenti e intrusive, mentre i rituali vengono intrapresi come misure per evitare la realizzazione di tali timori.

Questi costrutti psicologici offrono una finestra di studio sulla complessità delle dinamiche interne del DOC, sottolineando come il senso di colpa possa incarnare una forza primaria nella psicopatologia di questa condizione.

Senso di colpa e depressione: il ciclo di amplificazione dell’auto-critica

La connessione tra senso di colpa e depressione può creare un ciclo emotivo distruttivo, ampliando la sofferenza e ostacolando l’equilibrio interiore.

Qui i sentimenti di colpa sono alla base di un disturbo che si muove verso una maggiore tendenza all’auto-rammarico.

In molti casi il senso di colpa può infatti agire come un carburante per i disturbi dell’umore, intensificando la sensazione di inutilità, auto-critica e disperazione. Le persone che soffrono di una forma di depressione possono trovarsi intrappolate in un ciclo in cui il senso di colpa percepito per eventi passati o per la propria situazione presente alimenta la loro tristezza e il loro disagio.

Allo stesso tempo, la depressione può rendere il senso di colpa ancora più pervasivo e immobilizzante. Nelle persone affette da questo disturbo, il sentimento di colpa può essere esagerato e sproporzionato rispetto agli eventi reali, contribuendo all’autolesionismo emotivo e all’autoisolamento.

In linea generale, quindi, queste due dinamiche vanno facilmente a braccetto, rinforzandosi reciprocamente.

Quanti tipi di sensi di colpa esistono?

Esistono due tipologie principali del sentirsi in colpa, che potremmo definire come il senso di colpa reale e il senso di colpa irrazionale.

  1. Senso di colpa reale. Questo tipo di senso di colpa si basa su azioni o comportamenti che si trovano effettivamente in contrasto con il sistema di valori personali o sociali del soggetto. Può derivare da azioni che hanno causato danno o sofferenza agli altri o da situazioni in cui si è agito in violazione di una regola morale personale, anche senza un danno diretto a terzi (senso di colpa deontologico). Il senso di colpa reale può svolgere una funzione positiva nel promuovere comportamenti etici e consapevoli, spingendo le persone a correggere i loro errori e a impegnarsi in eventuali azioni di riparazione.
  2. Senso di colpa irrazionale, o senza fondamento. Questo tipo di senso di colpa è molto più subdolo in quanto basato su percezioni distorte della realtà o su standard e aspettative irrealistiche. Le persone che sperimentano il senso di colpa irrazionale possono sentirsi colpevoli per situazioni in cui non hanno alcuna responsabilità effettiva o per azioni che non violano alcun principio morale. Ad esempio, ci si può sentire in colpa come semplice risultato del proprio sistema di convinzioni personali o di memorie emozionali, ma senza che vi sia stato un qualche tipo di danno diretto verso un’altra persona, vuoi con semplice colpa o con dolo. Questo tipo di senso di colpa può essere esacerbato dal rimuginio ossessivo e da una critica eccessivamente severa di sé stessi. Tra i due tipi, è senza dubbio quello più dannoso dal momento che non ha una base concreta.

All’interno di ciascuno di questi macro-tipi vi sono poi ulteriori sfumature e dinamiche che andrò ad approfondire nei prossimi paragrafi.

Il senso di colpa altruistico: quando il bene degli altri diventa la nostra forza

È possibile in realtà identificare un terzo tipo di dinamica, che possiede alcune caratteristiche di entrambe le categorie elencate nel paragrafo precedente: il senso di colpa altruistico.

A tutti gli effetti è un sentimento che emerge quando una persona si sente colpevole per aver fatto qualcosa di positivo per sé stessa, ma che potrebbe aver causato un inconveniente o una qualche forma di disagio agli altri.

Questo profilo di sentimento di colpa può essere particolarmente presente in individui empatici e sensibili alle esigenze altrui. L’auto-limitazione personale è percepita in questi casi come una forma di rispetto verso gli altri, o anche la collettività in genere.

Se, da un lato, il loro desiderio di aiutare e supportare gli altri è lodevole, dall’altro possono spesso trovarsi in una lotta interna tra la tendenza del tutto naturale a prendersi cura di sé stessi e la tendenza innata a soddisfare le aspettative degli altri.

La dinamica può, ad esempio, emergere tra fratelli o nel rapporto con uno dei genitori: ci si può sentire in colpa se ci si trova ad avere più di un fratello o sorella, vuoi in termini materiali o immateriali, oppure quando un figlio maschio supera la posizione lavorativa o retributiva di suo padre.

In molti casi, questo senso di colpa nasconde un lato oscuro rappresentato da una scarsa considerazione di sé stessi, derivante in genere dalla difficoltà a percepire il diritto di occupare uno spazio nel mondo o di essere meritevoli di attenzione.

Imparare a stabilire confini sani tra sé e gli altri, riconoscere i propri diritti e meriti sia nel contesto familiare che sociale, comunicare i propri bisogni e sensazioni in modo efficace e, in generale, sviluppare una prospettiva più ampia può aiutare a mitigare questo tipo di sentimento di colpa.

Senso di colpa nevrotico: quando il rimorso diventa un fardello insostenibile

Il senso di colpa nevrotico si manifesta quando l’autocritica eccessiva ed il rimorso costante prendono il sopravvento, anche in assenza di un vero errore o colpa reale. In queste situazioni, l’emozione cessa di essere uno strumento utile per regolare il comportamento e diventa un fardello che consuma l’energia mentale e mina la fiducia in sé stessi. Chi vive con questo tipo di colpa tende a giudicarsi con severità, portandosi dietro un peso emotivo che distorce la percezione del proprio valore e delle relazioni con gli altri.

Anche se in questa dinamica possono rientrare entrambe le tipologie descritte all’inizio, è molto più frequente che sia il senso di colpa irrazionale ad assumere i caratteri della nevrosi.

La dinamica psicologica della nevrosi si basa spesso su conflitti interni, meccanismi di difesa e modelli di pensiero disfunzionali.

Nella nevrosi, i conflitti interni si riferiscono a tensioni tra desideri, impulsi o bisogni che il soggetto non si permette di percepire o di agire a causa dell’interiorizzazione di una serie di voci e condizionamenti. Questi conflitti possono generare emozioni contrastanti e manifestarsi attraverso sintomi come ansia, depressione o comportamenti compulsivi.

I meccanismi di difesa sono strategie psicologiche inconsce che un individuo edifica dentro di sé per recintare delle zone della propria psiche, cercando così di alleviare i conflitti e di ridurre l’ansia associata.

In questi casi la negazione, la proiezione e la repressione sono meccanismi comuni che possono contribuire alla dinamica della nevrosi.

Questi processi possono temporaneamente alleviare il disagio emotivo, ma nel lungo termine non fanno altro che mantenere i sintomi e bloccare la possibilità di esplorazione psicologica.

Le persone che sperimentano un sentimento di colpa nevrotico tendono ad auto-criticarsi in modo eccessivo per piccoli errori o per situazioni in cui non sono responsabili.

Il Super-io: la parte di noi che si erge a giudice inflessibile

In questa dinamica, il Super-io persecutorio è un elemento cruciale da tenere in considerazione. Il Super-io (originale tedesco Über-Ich) rappresenta una parte della psiche secondo la teoria psicoanalitica di Freud ed è spesso descritto come la voce interna che rappresenta la morale, gli standard e le aspettative della società. Nel contesto del senso di colpa, il Super-io può diventare un persecutore interno, una voce critica che perpetua sentimenti di colpa e autocritica e che può portare ad un’attivazione mentale ossessiva e sfinente.

Il Super-io persecutorio può contribuire ai sensi di colpa nevrotici in diversi modi. In primo luogo, agisce come un giudice interno implacabile, amplificando anche piccoli errori o situazioni ambigue e interpretandoli sempre in un’ottica di colpevolezza della persona. Questa voce critica può scaturire da messaggi interiorizzati durante l’infanzia dalle figure degli educatori o dei genitori. Per la sua stessa natura, il Super-io persecutorio può alimentare un ciclo di autocritica e di auto-punizione, creando un’immagine negativa di sé e generando sentimenti di inadeguatezza con una continua afflizione interna.

Questa forma di sentimento di colpa può quindi trarre nutrimento da profonde insicurezze e ansie, e a sua volta può alimentare pensieri intrusivi e ricorrenti. Affrontare il senso di colpa nevrotico richiede un’indagine approfondita delle radici psicologiche di questa emozione, spesso legate a dinamiche infantili o a convinzioni limitanti.

Sensi di colpa ingiustificati: quando il vissuto è più forte della realtà

Come visto, possiamo anche distinguere grossolanamente tra i sensi di colpa giustificati (in presenza di un danno oggettivo a terzi) e quelli ingiustificati (derivanti da convinzioni irrazionali o dalla percezione di non meritare qualcosa).

I sensi di colpa ingiustificati scaturiscono spesso da un intricato labirinto emotivo in cui le persone si ritrovano ad affrontare una colpa sproporzionata, a volte anche al 100%, rispetto alle proprie azioni o responsabilità.

In questi casi, il sentimento di colpa può trovare radici in convinzioni irrazionali o distorte e in percezioni falsate di sé stessi, spesso influenzate da esperienze passate, traumi o schemi di pensiero negativi.

Vediamo insieme un paio di esempi di sensi di colpa ingiustificati che probabilmente avrai sperimentato almeno una volta nella vita, o che saranno stati sperimentati da qualcuno a te vicino.

  1. Il regalo che sembra non essere mai abbastanza. Immagina una persona che ha messo tutto il suo impegno e affetto nella scelta di un regalo per un amico o un familiare. Nonostante il destinatario del presente si mostri genuinamente felice e grato per il pensiero, il donatore si tormenta con un senso di colpa ingiustificato, convinto che il regalo non sia sufficientemente significativo, che avrebbe potuto dedicare più tempo alla sua scelta, o che avrebbe potuto spendere di più perché in fondo “questo regalo è costato troppo poco”. Questo senso di colpa può impedire di apprezzare il momento e di condividere sinceramente la gioia del momento del dono.
  2. La promozione sul lavoro. Possiamo immaginare qui un individuo che è stato promosso sul lavoro per le sue competenze e il suo impegno. Nonostante i successi e il riconoscimento, questa persona si trova a lottare con un senso di colpa ingiustificato, credendo che qualcun altro avrebbe potuto o dovuto ricevere quella promozione o di non meritare veramente il successo ottenuto. Questo senso di colpa può inquinare la legittima gioia per il traguardo importante ottenuto.

Come è evidente da questi esempi, la dinamica rappresenta una vera e propria zavorra emotiva che impedisce alla persona di godere appieno di un determinato momento.

Senso di colpa inconscio

Il senso di colpa inconscio è un’esperienza che si muove al di sotto della superficie della consapevolezza e, proprio per questo, risulta molto potente e in grado di influenzare le nostre emozioni, comportamenti e decisioni senza che ne siamo pienamente consapevoli.

Questo tipo di senso di colpa ha radici profonde nell’inconscio, spesso legate a eventi passati, esperienze infantili o messaggi subliminali interiorizzati.

A differenza del senso di colpa conscio, che può essere riconosciuto e affrontato direttamente, il senso di colpa inconscio può sfuggire al nostro controllo e manifestarsi attraverso sintomi come l’ansia somatizzata, la depressione cronica, la Sindrome Ansioso Depressiva o comportamenti autodistruttivi.

L’individuazione e la comprensione del senso di colpa inconscio richiedono un lavoro di indagine ed esplorazione, preferibilmente da condurre nell’ambito di un percorso di psicoterapia.

Senso di colpa e rimorso: quali differenze esistono?

Il senso di colpa e il rimorso sono due dinamiche che presentano alcuni tratti in comune, anche nel tipo di percezione interna, pur rimanendo distinte nella loro natura.

Il rimorso è un’emozione più specifica che nasce dalla consapevolezza di aver commesso un errore o di aver fatto qualcosa che si riconosce essere sbagliato o dannoso.

Mentre il senso di colpa può in molti casi essere alimentato da convinzioni irrazionali o aspettative non realistiche, il rimorso rimane ancorato ad una comprensione chiara delle proprie azioni e delle loro conseguenze.

Per comprendere meglio come agisce il rimorso, ti faccio un piccolo esempio concreto.

Immagina una persona che sta passeggiando in un parco e incontra un uccellino ferito. Sentendosi compassionevole e desiderosa di aiutare, decide di prenderlo con sé per portarlo a casa e cercare di prendersene cura. In ogni caso, una volta arrivata alla propria abitazione, si rende conto di non avere le risorse o le conoscenze necessarie per assistere adeguatamente l’uccellino. Diventa così consapevole che l’azione emotiva ed istintiva di portarlo a casa è stata fatta senza pensare completamente alle esigenze dell’animale e alla sua effettiva capacità di cura. In questo scenario, il soggetto può anche arrivare a sperimentare un profondo senso di rimorso che scaturisce dalla comprensione del danno involontario provocato all’uccellino dalla propria azione, nonostante l’originaria intenzione di aiutare.

Il rimorso può però portare la persona a riflettere su come avrebbe potuto agire in modo diverso e a imparare dalla situazione per fare scelte più consapevoli in futuro.

Proseguendo nella seconda parte dell’articolo, vado adesso ad illustrare i sensi di colpa più comuni e i contesti in cui si manifestano.

Senso di colpa verso il partner

Il senso di colpa verso il partner può scaturire da una vasta gamma di situazioni, dalle piccole incomprensioni quotidiane fino ad arrivare alle decisioni o comportamenti con un impatto significativo sul rapporto.

Questo tipo di colpa può insorgere quando ci sentiamo responsabili per aver ferito i sentimenti del nostro partner o crediamo di non essere all’altezza del nostro ruolo. I sensi di colpa per non essere abbastanza in amore sono in grado di logorare profondamente l’autostima, portando l’individuo a sentirsi inadeguato e a temere di non soddisfare le aspettative del partner. Può anche derivare da azioni che avvertiamo come tradimenti delle promesse o degli intenti condivisi.

In altri casi può risultare molto difficile bilanciare i propri bisogni e impulsi personali con il desiderio di trascorrere del tempo di qualità con il partner, oppure trovare un compromesso che in qualche modo riesca ad appagare entrambi.

È relativamente comune il caso di uno dei due partner che dedica molto tempo alle proprie passioni personali, alle uscite con gli amici o ai viaggi più o meno lunghi a scapito della coltivazione della relazione. In realtà, anche se non è mai definito in modo chiaro a priori, vi è sempre uno specifico punto di rottura, superato il quale iniziano dei fenomeni di deriva e la coppia inizia ad incrinarsi.

Se è infatti legittimo che entrambi i partner portino avanti anche i propri interessi personali, nel contesto della coppia esiste a tutti gli effetti anche una vita di relazione, che richiede un certo bilanciamento che può variare a seconda delle inclinazioni individuali dei due partner.

Esplorare il senso di colpa verso il partner richiede una sincera introspezione e analisi dei propri comportamenti, da condurre il più possibile in uno stato di sospensione del giudizio.

Il primo passo è sempre l’acquisizione di consapevolezza delle proprie dinamiche interne e di tutte le aree dove si percepisce il disagio in relazione ad un proprio comportamento o tratto caratteriale. Va detto che in molti casi il senso di colpa è solo parzialmente manifesto, quindi vediamo solamente la punta dell’iceberg.

Affrontare questa condizione può non solo rinforzare il legame, ma anche offrire una preziosa opportunità di crescita sia personale che di coppia.

Senso di colpa in amore

L’amore è un terreno fertile per la manifestazione di una vasta gamma di emozioni, e i sentimenti di colpa possono emergere in modo particolarmente intenso in questo contesto.

Possiamo vedere la relazione come un amplificatore, una lente di ingrandimento in cui molte dinamiche non ancora riconosciute vengono proiettate sul rapporto di coppia e sul partner. Lo scopo di ogni proiezione è sempre quello di poter vedere e ri-conoscere qualcosa che ci appartiene ma che rifiutiamo e respingiamo nel nostro inconscio.

Il senso di colpa in amore può derivare da molteplici impulsi: dalla paura di non essere all’altezza dell’affetto del partner, alla sensazione di aver trascurato le esigenze dell’altro o al desiderio di perseguire opportunità personali che potrebbero influenzare negativamente il rapporto.

Questo sentire può alimentare dubbi e insicurezze, mettendo a dura prova il benessere emotivo e la connessione con il partner.

In ogni caso, è importante riconoscere che i sensi di colpa in amore hanno spesso radici in aspetti complessi e che il processo di comprensione e risoluzione richiede una comunicazione aperta e onesta, oltre alla consapevolezza di sé e delle rispettive motivazioni personali.

Senso di colpa verso la moglie

I sensi di colpa verso la moglie possono in alcuni casi emergere all’interno di un matrimonio, soprattutto dopo che sono trascorsi almeno alcuni anni. Quando un uomo ha i sensi di colpa, spesso si trova intrappolato in un ciclo di autocritica che può minare la sua autostima e influenzare negativamente le relazioni.

L’uomo si trova spesso ad avere grandi difficoltà nel bilanciare le proprie esigenze, desideri ed inclinazioni con le legittime incombenze della vita coniugale. In alcuni casi è la stessa gestione quotidiana del tetto coniugale a generare tensioni, soprattutto se non sono stati definiti con attenzione i rispettivi compiti e ruoli. Il tutto viene amplificato nettamente in presenza di uno o più figli.

Nonostante sia in grado di nasconderlo efficacemente anche a sé stesso, il marito prova sensi di colpa verso la moglie con molta più facilità e frequenza di quanto si possa pensare. Nella nostra società l’uomo purtroppo è sempre meno a contatto con le proprie emozioni e con i vissuti interiori più intimi.

Questo sentimento può anche insorgere in seguito a conflitti non risolti o a momenti in cui non è stato presente come avrebbe potuto o voluto. Il difficile bilanciamento tra famiglia e lavoro, soprattutto per l’uomo manager o imprenditore, è ancora più lampante. In molti di questi casi, poi, l’uomo vorrebbe solo avere l’appoggio incondizionato della moglie e non una situazione di contrasto.

Come per tutti i tipi e modalità dei sensi di colpa, la capacità di provarlo è intimamente connessa alla tendenza personale ad avvertire il dispiacere per l’eventuale sofferenza o danno, seppur non intenzionale, ingenerato dalle proprie azioni, esigenze o inclinazioni.

Per affrontare i sensi di colpa verso la moglie è necessaria un’apertura sincera e senza filtri rispetto alle proprie stesse emozioni, oltre ad un impegno nel comprendere i punti di vista e i vissuti del coniuge.

A livello pratico è molto utile anche definire i compiti e competenze in relazione alla gestione dell’abitazione coniugale. In altri termini, si procede con l’attribuzione delle varie attività e incombenze a seconda delle aree di talento individuali per limare eventuali incomprensioni future.

Il senso di colpa dopo tradimento: come affrontare il macigno emotivo delle conseguenze

Il tradimento è una delle situazioni più dolorose e complesse che una coppia possa affrontare.

Dopo un tradimento, sia il partner che ha subito il tradimento che quello che lo ha agito possono sperimentare un intenso senso di colpa, seppure per ragioni diverse ma per certi versi speculari.

Il partner tradito potrebbe chiedersi se ha fatto qualcosa di sbagliato per provocare il tradimento, soprattutto se in lui o lei sono presenti sensi di inadeguatezza, ferite emotive o una bassa immagine di sé. Colui che invece ha tradito si trova facilmente ad affrontare i sensi di colpa per l’azione stessa e per il profondo dolore inflitto.

Vi è anche da dire che non tutti i tradimenti sono uguali, e possono derivare da dinamiche interne alla coppia ben distinte che vanno esplorate, consapevolizzate e rielaborate caso per caso.

Sarebbe superficiale e spesso sbagliato attribuire la responsabilità al 100% al partner che ha tradito, senza avere un quadro completo delle dinamiche che hanno portato a questa situazione.

Affrontare i sensi di colpa dopo un tradimento richiede sempre un profondo lavoro interiore e una sincera messa in discussione di dinamiche psicologiche o comportamentali ben consolidate, che passa dal riconoscimento e dall’accettazione delle emozioni associate.

Il senso di colpa nei genitori separati: come affrontarlo e superarlo

La separazione dei genitori va inevitabilmente a scatenare un turbinio di emozioni molto complesse, tra cui un forte senso di colpa. Come per il tradimento, la colpa tocca sia il coniuge che ha deciso di separarsi che quello che in qualche modo ha subìto la decisione, seppur con sfaccettature ben distinte.

I genitori separati si chiedono pressoché sempre se le loro decisioni abbiano influito negativamente sui figli o se avrebbero potuto fare di più per preservare la famiglia. In contemporanea, in quei momenti sono anche focalizzati sulle dinamiche interne alla relazione che hanno portato alla separazione, accusando in genere l’altro di una serie di comportamenti e andando incontro in alcuni casi anche ad attacchi di rabbia.

Il senso di colpa può diventare un compagno costante, alimentando dubbi e autocritiche che, nella maggior parte dei casi, rimangono comunque sotto la superficie.

La separazione è del tutto assimilabile ad una perdita, ad un lutto da rielaborare.

Nei casi in cui coinvolge una relazione significativa e di lunga data, può innescare una serie di fasi emotive e psicologiche che possono variare da persona a persona. Queste fasi spesso riflettono il processo di adattamento e di elaborazione delle emozioni legate alla perdita.

Non entro qui nei dettagli delle 5 fasi che caratterizzano una separazione complicata, ma è importante ricordare che in genere si passa da:

  • shock e negazione, soprattutto per il partner che ne viene a conoscenza da parte dell’altro;
  • rabbia e rifiuto, dove i meccanismi di difesa cercano di rimuovere dalla consapevolezza l’evento doloroso;
  • negoziazione (in inglese bargaining), dove le persone intavolano una negoziazione con sé stesse o con la Vita in generale per tentare di evitare la realtà della separazione;
  • depressione e dolore profondo, dove le emozioni e la consapevolezza dell’effettiva cessazione della relazione affiorano prepotentemente con conseguente dolore emotivo lancinante e possibile apatia;
  • accettazione e rinascita, che può avviarsi solo dopo l’accettazione della realtà della separazione, arrivando alla fine alla vera ripresa e a nuove prospettive di vita.

Queste fasi non seguono mai un ordine rigido o uniforme e le persone possono sperimentarne alcune in maniera più breve o più intensa rispetto ad altre.

In tutto questo, se vi sono figli la situazione è molto più complessa e le prime 4 fasi risultano in genere parecchio più lunghe e dolorose, anche per le dinamiche di accusa reciproca o di manipolazione che si mettono in campo nel momento in cui si inizia inevitabilmente a discutere del loro affidamento in presenza dei rispettivi legali o anche nel contesto di un’aula giudiziaria.

Il senso di colpa dopo aver mangiato: quando il cibo diventa peccato

Il senso di colpa dopo aver mangiato rientra nel perimetro del senso di colpa alimentare, essendo una dinamica che può affliggere la vita di coloro che si devono confrontare con disturbi alimentari, soprattutto la bulimia e il binge eating disorder.

È importante sottolineare che questa tipologia di sensi di colpa può manifestarsi anche in persone senza un disturbo del comportamento alimentare clinicamente riconosciuto.

Sentirsi in colpa dopo aver mangiato può scaturire da una varietà di fattori, tra cui pressioni sociali per conformarsi a ideali di bellezza, insegnamenti errati sulla dieta e la forma fisica, insicurezze personali riguardo all’aspetto corporeo e molte altre influenze culturali e sociali.

Dopo un pasto, alcune persone possono sperimentare una sensazione di colpa per aver ceduto a cibi considerati “sbagliati”, per aver mangiato troppo o, ancora, per non essere stati in grado di seguire una determinata dieta.

Il senso di colpa alimentare può scatenare un ciclo dannoso di auto-critica e auto-punizione, contribuendo a rinforzare ancora di più tutti i modelli disfunzionali che condizionano il rapporto con il cibo.

Affrontare il senso di colpa dopo aver mangiato richiede un cambiamento di prospettiva su sé stessi e un lavoro psicoterapeutico profondo sulle cause dei disturbi del comportamento alimentare (DCA), se presenti.

Senso di colpa del sopravvissuto: il peso invisibile di chi resta

Il senso di colpa del sopravvissuto, una componente emotiva e psicologica che si inserisce spesso entro il perimetro della sindrome del sopravvissuto, è un sintomo che colpisce le persone che hanno superato una situazione di pericolo o di crisi mentre altri non ce l’hanno fatta o hanno subito conseguenze gravi.

Si manifesta spesso in seguito ad eventi traumatici come incidenti, malattie gravi, disastri naturali, esperienze di abuso o guerre, generando un profondo conflitto interiore.

Chi ne soffre si sente indegno del proprio benessere o del fatto di essere ancora in vita, arrivando a mettere in discussione il proprio diritto alla felicità.

Questo tipo di colpa è legato al pensiero che la propria vita abbia meno valore rispetto a quella di coloro che non ce l’hanno fatta ed è spesso associato alla difficoltà di accettare il proprio “diritto” di vivere mentre alcune delle altre persone coinvolte non si trovano più nel nostro piano di realtà.

La sindrome del sopravvissuto può scatenare una serie di domande interne, isolamento sociale, distacco dal prossimo, dubbi e rimuginazione mentale sulla propria fortuna e merito, ma anche su ciò che si sarebbe potuto fare per evitare la sofferenza altrui. Tutto questo comporta anche una difficoltà nell’elaborare l’esperienza traumatica.

Nella maggior parte dei casi il sintomo rimane però inconscio, quindi la persona non ne è consapevole e razionalmente potrebbe affermare di non esserne minimamente affetta.

Affrontare il senso di colpa del sopravvissuto tocca tematiche esistenziali molto profonde e delicate, passando per il significato personale che si attribuisce all’esistenza e all’aldilà. Le modalità di coscientizzazione e di rielaborazione di questa dinamica non può prescindere dal credo religioso della persona e, se la perdita riguarda un parente, dalle dinamiche stesse della famiglia e dell’albero genealogico.

Sensi di colpa in psicologia: dall’auto-rammarico alla mancanza di rimorso

In psicologia il senso di colpa è stato inizialmente studiato da Sigmund Freud (1915) nella sua opera Lutto e malinconia, dove l’autore si è focalizzato sulla dimensione intrapsichica.

A partire dalla metà del secolo scorso, il livello sociale ha iniziato ad acquisire una maggiore importanza: il sentimento di colpa viene così messo in relazione al contesto specifico in cui la persona si trova inserita.

In ogni cultura, epoca e Paese vi è un insieme di regole, scritte ma anche non scritte, che determina quali sono le azioni che rendono gli individui colpevoli, creando una norma collettiva condivisa ed i relativi confini di ciò che sarebbe giusto fare e non fare.

Al giorno d’oggi la colpa è un’emozione multisfaccettata che è oggetto di particolare attenzione per le sue innumerevoli implicazioni sociali, etiche e personali. Non solo la colpa di per sé, ma anche la desensibilizzazione rispetto a questa sono materia di studio e di indagine psicologica.

A prescindere dalla cultura e dal periodo storico, vale infatti la regola generale che non puoi cambiare una persona che non vede alcun problema nei suoi comportamenti.

Nella psicopatologia generale, i sentimenti di colpa rivestono un ruolo significativo in vari disturbi psicologici, seppur con sfumature diverse. Da un lato, si osserva una maggiore tendenza all’auto-rammarico, tipicamente associato alla depressione e ad altri disturbi dell’umore. Questo si traduce in un senso pervasivo di colpa per azioni passate, errori percepiti o eventi che potrebbero non essere andati come previsto per una serie di ragioni. Questi individui possono ruminare costantemente su ciò che ritengono di aver fatto di sbagliato, aumentando ulteriormente la loro sofferenza.

Sul versante opposto si trova la mancanza di rimorso o colpa, caratteristica dei disturbi di Personalità Antisociale e di altre condizioni in cui l’empatia e la capacità di sentire interiormente le conseguenze dei propri atti sono ridotte o del tutto assenti. Nel disturbo di Personalità Antisociale, ad esempio, le persone possono agire impulsivamente e senza considerazione per gli altri, risultando perfino coinvolte in comportamenti criminali o disadattivi. Questi soggetti non sono in grado di percepire il senso di colpa o il rimorso e giustificano i loro comportamenti con una semplice mancanza di conformità alle norme sociali.

In entrambi i casi, i sensi di colpa giocano un ruolo chiave nelle dinamiche emozionali e comportamentali delle persone affette da disturbi psicologici. Nelle condizioni depressive possono contribuire all’amplificazione e perpetuazione dei sintomi, mentre nei disturbi antisociali la loro assenza può influenzare negativamente il comportamento e le interazioni sociali.

Come liberarsi dal senso di colpa?

Quando si inizia a sentirsi in colpa senza motivo, è fondamentale esplorare le radici di questa emozione perché potrebbe nascondere insicurezze e aspettative irrealistiche.

Uno dei primi passaggi terapeutici è, infatti, andare ad esplorare cosa nasconde il senso di colpa, quali sono le vere cause che lo nutrono.

La liberazione dai sentimenti di colpa, o anche la capacità di gestirli con più efficacia, non può prescindere da una loro indagine preliminare per comprendere la tipologia da cui la persona è affetta.

Come ti ho illustrato in questo lungo articolo, non tutti i sensi di colpa sono equivalenti, e bisogna necessariamente distinguere tra quelli che scaturiscono da un effettivo danno arrecato a terze persone e quelli che invece si fondano sulla violazione di un principio morale, etico o religioso dell’individuo (senso di colpa deontologico).

Vi è anche il caso del senso di colpa altruistico, dove ad esempio questo sentimento nasce semplicemente dalla percezione di aver ricevuto più di altre persone, in genere familiari stretti o amici con cui si è instaurato un legame speciale. Paradossalmente quest’ultimo può essere il più subdolo perché spesso collegato ad una scarsa autostima e ad un’immagine di sé svilente e depotenziante.

Sulla base della tipologia di sentimento di colpa manifestato dalla persona, è poi possibile impostare un lavoro di psicoterapia volto alla presa di coscienza delle emozioni sottostanti e delle dinamiche spesso dolorose che si celano dietro anche ad atteggiamenti apparentemente altruistici.

“Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo trasformare il nostro rapporto con esso. Accogliere i sensi di colpa come opportunità per la crescita interiore ci permette di liberarci dalle catene dell’autocritica e abbracciare una visione più compassionevole di noi stessi.”

Dott.ssa Elisa Scala, Psicoterapia Medica Olistica

In ogni caso, prima di chiudere questa lunga disamina ti voglio fornire qualche spunto di valenza generale che puoi applicare fin da subito per ridurre l’impatto che i sensi di colpa esercitano sulla tua esistenza quotidiana.

  1. Acquisizione di una maggiore consapevolezza emotiva. Riconoscere e accettare l’emozione del senso di colpa di per sé è il primo passo verso il cambiamento. Imparare a identificarla quando si manifesta può aiutare a prevenire il suo amplificarsi, come per tutte le dinamiche psicologiche quando vengono fatte affiorare alla luce della consapevolezza.
  2. Analisi distaccata. Scandagliare tutti i pensieri legati al senso di colpa e valutare se sono razionali oppure basati su percezioni distorte può aiutare a ridurne l’impatto e a ricondurre il tutto entro confini più gestibili.
  3. Pratica del perdono verso sé stessi. Imparare a perdonare sé stessi è un passaggio fondamentale per iniziare a liberarsi dal peso del senso di colpa. Alimentare il Super-io persecutorio, invece, non fa che rinforzare l’intera dinamica della colpa e delle sue conseguenze derivate.
  4. Mindfulness e pratiche di meditazione. La pratica della mindfulness può aiutare a vedere con distacco e dall’esterno i pensieri ossessivi legati al senso di colpa, permettendo di vivere nel presente e con ciò che c’è in quel momento.
  5. Valutazione e indagine olistica. Questo punto si riferisce all’inizio di un percorso di psicoterapia olistica, che può esplorare a fondo le origini remote del senso di colpa, comprese le influenze familiari, sociali e culturali, al fine di comprendere appieno i processi in gioco e le forze che li manovrano da dietro le quinte.

La Psicoterapia Medica Olistica, attraverso l’indagine delle radici profonde e nascoste dei sentimenti di colpa e il lavoro sulla comprensione e il riconoscimento delle emozioni associate, risulta uno strumento d’elezione per affrontare queste dinamiche complesse e favorire il recupero di un maggiore equilibrio emotivo.


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Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara