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Le microespressioni facciali sono movimenti mimici estremamente rapidi che rivelano, anche se per una finestra temporale ridottissima, emozioni inconsce o represse.

Sono come una finestra di verità che si dischiude implacabilmente sul mondo interiore della persona, rivelando cosa si muove a livello sotterraneo. Non si può sfuggire a queste espressioni, né è possibile controllarle o modularle con la semplice forza di volontà.

Nel Metodo PI (Psicobiologia Emotivo-Comportamentale Integrata) il riconoscimento delle microespressioni facciali diventa uno strumento chiave per il terapeuta o coach per comprendere meglio l’emotività reale del cliente, al di sotto di quello che verbalizza.

In questo articolo entreremo nei dettagli delle microespressioni facciali, vedendo quante sono, il loro significato e anche alcuni esempi pratici. Tratteremo poi il Facial Action Coding System (FACS), uno strumento rivoluzionario sviluppato da Paul Ekman per comprendere e codificare le espressioni facciali umane, nonché gli utilizzi delle microespressioni nel contesto della psicoterapia olistica.

Le microespressioni facciali: quante sono e cosa ci fanno vedere del mondo interno della persona

Lo psicologo e ricercatore statunitense Paul Ekman, noto per i suoi pionieristici studi sul rapporto tra le emozioni e le espressioni del volto, ha suddiviso la mimica facciale in tre categorie:

  • macroespressioni, che durano un tempo sufficiente per essere viste e riconosciute dall’esterno. Possono essere mantenute per alcuni secondi e sono di solito associate ad emozioni forti, come gioia, rabbia o tristezza. Le macroespressioni sono quasi sempre consapevoli e riflettono un’emozione che una persona è disposta a mostrare senza problemi né filtri;
  • microespressioni, che si possono presentare in virtù di uno sforzo consapevole di dissimulazione o anche come risultato di un processo di rimozione in tutti i casi in cui l’individuo non ha consapevolezza dell’emozione che sta esperendo;
  • espressioni sottili, che si manifestano tipicamente in porzioni limitate del viso, oppure lo coinvolgono nella sua interezza ma con una modalità attenuata. Possono durare da uno a qualche secondo e spesso indicano che l’emozione sta emergendo proprio in quel momento, oppure che di per sé è poco intensa o, ancora, che si tratta di un’emozione di forte intensità che però viene repressa in maniera attiva, lasciando trapelare solo qualche segno rivelatore.

In questo articolo ci interessa particolarmente focalizzarci sulle seconde, che per la loro stessa natura sono le più rivelatrici e dense di contenuto.

Le microespressioni facciali sono quei cambiamenti mimici involontari e incontrollabili, comuni a tutti gli esseri umani, che si presentano ogni qualvolta si prova un’emozione e vengono definite micro perché sono di brevissima durata (in genere tra 1/2 e 1/25 di secondo).

Le 7 microespressioni facciali principali

Queste espressioni, spesso inavvertibili ad occhio nudo, possono essere fondamentali in psicoterapia per aiutare il terapeuta a cogliere emozioni non verbalizzate o conflitti interni, offrendo uno sguardo diretto su ciò che la persona che ha di fronte prova davvero, al di là delle parole.

Esistono sette microespressioni facciali principali associate alle emozioni primarie o universali identificate da Paul Ekman: gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa, disgusto e disprezzo.

Vediamo adesso nel dettaglio come la mimica facciale si modella mentre la persona sta provando una di queste sette emozioni:

  • Gioia. Questa emozione si manifesta con una fronte distesa ed uno sguardo vigile. Le palpebre inferiori si alzano, creando piccole rughe attorno agli occhi, mentre gli angoli della bocca si sollevano, modellando un sorriso.
  • Tristezza. In questa espressione le sopracciglia si avvicinano e si alzano nella parte interna, causando il sollevamento anche dell’angolo interno delle palpebre superiori. Gli angoli della bocca si abbassano e il labbro inferiore può tremolare leggermente. Il viso appare privo di espressione e flaccido.
  • Rabbia. Il suo tratto distintivo è la contrazione della fronte, che genera rughe verticali tra le sopracciglia. Lo sguardo diventa intenso, penetrante e gli occhi si stringono tra le palpebre. Le narici si allargano, le labbra si contraggono e la bocca in alcuni casi si apre, mostrando i denti fino ai canini inferiori.
  • Paura. Questa emozione è visibile quando le sopracciglia si sollevano, si distendono e si avvicinano, creando piccole rughe orizzontali sulla fronte. Gli occhi si spalancano, fissi su ciò che provoca paura, e la bocca rimane aperta con gli angoli che tendono a piegare verso il basso. Le narici si dilatano per consentire un migliore passaggio dell’aria, anche in vista di una possibile risposta “attacco o fuga”.
  • Sorpresa. È una delle emozioni più immediate e fugaci. Le sopracciglia si alzano e si allontanano, creando piccole rughe, mentre gli occhi si spalancano e la bocca assume la forma di una “O”.
  • Disgusto. Questa emozione si palesa con il labbro inferiore rovesciato verso il basso e il naso arricciato. Le sopracciglia si abbassano e si avvicinano, formando rughe verticali sulla fronte. Le palpebre si alzano, creando pieghe alla radice del naso e agli angoli esterni degli occhi. Le labbra si contraggono e si piegano verso il basso, generando rughe che si estendono dal naso agli angoli della bocca.
  • Disprezzo. Spesso confuso con il disgusto, il disprezzo è caratterizzato dall’innalzamento pronunciato di un solo sopracciglio, che genera rughe concentriche sopra di esso. Il labbro superiore si solleva dallo stesso lato e l’angolo della bocca si alza, contribuendo ad innalzare la guancia.

Paul Ekman, grazie all’estensione del suo lavoro e alla collaborazione con lo psicologo statunitense Wallace V. Friesen, ha mappato i 43 muscoli facciali responsabili delle varie espressioni, comprese le 7 microespressioni principali che abbiamo appena trattato. Non c’è, in realtà, un numero esatto universalmente accettato di loro combinazioni perché queste possono variare a seconda delle interazioni tra muscoli e dell’intensità del movimento.

Il FACS: la guida pratica per classificare le microespressioni facciali secondo Paul Ekman

Il corpo del lavoro di Ekman e Friesen è confluito nel 1978 in un testo denominato Facial Action Coding System (FACS) che ha identificato oltre 7.000 possibili combinazioni di movimenti facciali, molte delle quali possono essere associate ad emozioni, stati d’animo o segnali non verbali complessi.

È uno strumento altamente dettagliato e scientifico utilizzato per classificare ogni possibile movimento muscolare del viso in risposta a specifiche emozioni. Ancora oggi, rimane il sistema più esaustivo e metodologicamente rigoroso per analizzare l’attività facciale e decodificare le emozioni non verbalizzate partendo proprio dalla mimica.

Il FACS è stato utilizzato con successo in molte aree di ricerca, tra cui la psicologia, la neuroscienza, la criminologia e l’intelligence.

Struttura del FACS: il codice segreto delle microespressioni facciali

Il FACS suddivide i movimenti facciali in Unità d’Azione (in inglese Action Units, AU), dette più estesamente anche unità fondamentali di movimento facciale.

Queste unità sono correlate ai movimenti muscolari specifici che si attivano quando una persona esprime un’emozione. Descrivono, quindi, i cambiamenti muscolari che avvengono sul volto durante la manifestazione di uno specifico stato d’animo.

Ogni Action Unit rappresenta una contrazione o movimento specifico di uno o più muscoli del viso, che contribuisce a formare un’espressione emotiva.

Le principali unità fondamentali (AU) di movimento facciale

Ciascuna AU è assegnata ad un numero progressivo specifico e comprende la sua base anatomica, oltre ad essere valutata su una scala di intensità a cinque livelli, dove: 1 = traccia, appena accennata; 2 = lieve, modesta; 3 = moderata presenza; 4 = manifestazione rilevante; 5 = massima espressione possibile.

Alcune delle Action Unit più frequenti e riconosciute includono:

  • AU 1 – Sollevamento della parte interna delle sopracciglia (spesso associato a sorpresa o tristezza).
  • AU 2 – Sollevamento delle sopracciglia esterne (proprio della sorpresa o della curiosità).
  • AU 4 – Corrugamento delle sopracciglia (tipico della rabbia o concentrazione).
  • AU 5 – Sollevamento delle palpebre superiori (caratteristico di uno stato di attenzione o allerta).
  • AU 6 – Sollevamento delle guance e formazione di rughe intorno agli occhi (spesso collegato al sorriso autentico o “sorriso di Duchenne”, un tipo di sorriso genuino che coinvolge non solo i muscoli che circondano la bocca, ma anche quelli intorno agli occhi).
  • AU 10 – Sollevamento del labbro superiore (in genere evocativo di disgusto o rifiuto, ma anche di superiorità o disprezzo).
  • AU 12 – Sollevamento degli angoli della bocca (tipico del sorriso).
  • AU 14 – Movimento verso il basso degli angoli della bocca (in genere messo in relazione con la tristezza o la disapprovazione).
  • AU 15Abbassamento del labbro inferiore (se attivato da solo, è emblematico della tristezza o della depressione).
  • AU 25Apertura delle labbra (associata a sorpresa o paura, ma anche ad un’attività di concentrazione mentale).

Le Action Unit sono usate per scomporre le espressioni facciali complesse in movimenti muscolari più piccoli e specifici. Ciò consente agli osservatori di determinare con precisione quale emozione potrebbe essere espressa da una persona anche se questa fa capolino in maniera sottile o temporanea, come nel caso delle microespressioni.

Ad esempio, la AU 6 è interessante perché descrive un tipo di sorriso che si manifesta con la contrazione del muscolo zigomatico maggiore (che solleva gli angoli della bocca) e del muscolo orbicolare dell’occhio (che solleva le guance e crea le caratteristiche “zampe di gallina” intorno agli occhi). A differenza di un sorriso “finto” o forzato, il sorriso di Duchenne è considerato un’espressione autentica di felicità e piacere. Questa è solo una prova di come questi strumenti possano essere utilizzati per determinare se una persona è sincera o meno.

Vediamo il FACS all’opera: come interpretare le diverse combinazioni?

Il FACS non si limita a collegare direttamente ogni unità d’azione ad un’emozione o stato d’animo specifico, ma analizza l’accostamento di più Action Unit per determinare quali emozioni vengono di volta in volta esternate.

Ogni combinazione può produrre un’espressione facciale articolata che corrisponde ad una specifica emozione, come rabbia, gioia, paura o tristezza.

Per esempio, la concomitanza di AU 1 (sollevamento della parte interna delle sopracciglia), AU 2 (innalzamento degli angoli esterni delle sopracciglia), AU 5 (sollevamento delle palpebre superiori) e AU 26 (rilassamento della mascella) può indicare sorpresa.

La tristezza vede in genere la simultaneità di AU 1, AU 4 (corrugamento delle sopracciglia) e AU 15 (abbassamento del labbro inferiore).

Il disgusto coinvolge tipicamente le due AU 9 (arricciamento del naso) e AU 10.

La rabbia, invece, è decodificabile con l’accostamento di AU 4, AU 5, AU 7 (tensione delle palpebre), AU 23 (contrazione delle labbra) e AU 24 (pressione delle labbra).

È molto interessante anche osservare come la singola Action Unit possa assumere un significato diverso in dipendenza da una sua manifestazione in solitaria oppure da un’associazione con una o più ulteriori AU.

Quando si attiva da sola, la AU 5 può indicare attenzione o allerta dal momento che gli occhi si spalancano, aumentando l’area visibile e dando l’impressione che la persona stia prestando particolare attenzione a qualcosa.

In combinazione con altre Action Unit, però, l’AU 5 può esprimere emozioni diverse, in particolare:

  • Con AU 1 (sollevamento delle sopracciglia interne) e AU 2 (sollevamento delle sopracciglia esterne) indica sorpresa.
  • Con AU 4 (abbassamento delle sopracciglia) può contribuire ad esprimere paura.

Il contesto e le altre espressioni facciali che accompagnano ogni singola AU sono, quindi, determinanti per una lettura corretta.

Il sistema tiene anche conto dell’intensità con cui ogni AU si manifesta, rappresentata come visto per mezzo di un valore numerico che va da 1 (bassa intensità) a 5 (alta intensità).

Le applicazioni concrete del FACS dalla Psicoterapia all’Intelligenza Artificiale

Come abbiamo visto, il FACS è una bussola preziosa per decodificare il comportamento umano in modo più profondo e preciso partendo proprio da ciò che si manifesta sul volto, senza dubbio la parte del corpo maggiormente associata all’identità.

Vediamo i principali ambiti in cui sta trovando un’applicazione fruttifera, andando oltre il campo della psicoterapia:

  1. Ricerca psicologica e neuroscientifica. Il FACS è ampiamente utilizzato nello studio delle emozioni. Le espressioni facciali, essendo universali, permettono di studiare come gli esseri umani esprimono emozioni in vari contesti culturali e situazioni. Studi sul FACS hanno confermato che le 7 emozioni primarie di base (gioia, rabbia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto e disprezzo) vengono espresse in modo simile in tutto il mondo.
  2. Psicoterapia. Nel contesto terapeutico, il FACS può essere uno strumento utile per i terapeuti per riconoscere emozioni non verbalizzate o represse. L’identificazione di microespressioni aiuta il terapeuta a capire ciò che il paziente sta provando, anche quando questi non è in grado di esprimerlo chiaramente a parole. Questo è particolarmente utile nelle terapie in cui si affrontano traumi o conflitti emotivi profondi, come nell’ISTDP (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy) o nel Metodo PI (Psicobiologia Emotivo-Comportamentale Integrata), dove il riconoscimento corretto delle emozioni è cruciale.
  3. Sicurezza e Forze dell’Ordine. Il FACS è utilizzato dagli operatori della Pubblica Sicurezza per analizzare le espressioni facciali ed identificare segnali di inganno o stress emotivo. L’analisi delle microespressioni può indicare che una persona sta nascondendo una verità o sta provando emozioni che non corrispondono a ciò che afferma verbalmente.
  4. Intelligenza Artificiale e analisi delle emozioni. Con il crescente sviluppo delle tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence, AI), il FACS viene integrato in algoritmi di riconoscimento facciale per aiutare le macchine a “leggere” le emozioni umane. Questo può avere applicazioni in vari settori, dal marketing alla diagnosi medica.
  5. Ambito medico e diagnostico. Il FACS è utilizzato anche nella diagnosi di condizioni neurologiche e psichiatriche, dove le espressioni facciali forniscono indicazioni sulle condizioni emotive e psicologiche dei pazienti.

Microespressioni facciali e bugie

Le microespressioni facciali sono uno degli strumenti più potenti per rivelare se una persona sta mentendo.

Dal momento che queste espressioni involontarie compaiono per una frazione di secondo e riflettono emozioni genuine, possono portare alla luce un conflitto interno tra ciò che una persona prova davvero e ciò che vuole far credere agli altri in quel momento, per semplice paura o per convenienza.

Quando qualcuno cerca di nascondere la verità o di manipolare una situazione, emozioni come il disagio, la paura o il disprezzo possono emergere attraverso microespressioni che sfuggono al controllo consapevole. Questi segnali rivelatori sono spesso troppo rapidi per essere notati ad occhio nudo in condizioni ordinarie, ma con una pratica attenta o con l’uso di tecniche specifiche diventa possibile riconoscerli e usarli per individuare potenziali bugie.

Microespressioni facciali: test e rilevamento delle emozioni

Il test delle microespressioni facciali è uno strumento utile per identificare le emozioni nascoste o inconsce che una persona può cercare di reprimere. Attraverso questo tipo di test, basato sull’osservazione delle espressioni rapide e involontarie del volto, è possibile rilevare movimenti muscolari che riflettono emozioni autentiche, come paura, rabbia o tristezza, anche se il soggetto cerca di mascherarle.

I test per individuare le microespressioni vengono utilizzati in diversi contesti, dalla psicoterapia alla selezione del personale nelle aziende, fino agli interrogatori di polizia. Il FACS viene comunemente impiegato per analizzare queste microespressioni e migliorare la capacità di interpretare con precisione i segnali emotivi delle persone.

Le microespressioni facciali e il FACS in psicoterapia: una bussola preziosa nelle mani del terapeuta (ma anche un’arma a doppio taglio)

In psicoterapia, l’utilizzo di questi indici emotivi di riferimento mette nelle mani del terapeuta un sistema rapido ed efficace per entrare in empatia e comprendere il vissuto autentico del paziente, oltre a sviluppare un approccio terapeutico più adeguato e personalizzato.

Solo per fare un esempio molto comune, una microespressione facciale di tristezza indica che il paziente sta provando l’emozione corrispondente, anche se cerca di nasconderla o di negarla dietro la facciata della rabbia.

Le microespressioni facciali possono, inoltre, essere utilizzate per verificare la veridicità e la congruenza dei racconti della persona.

Se un paziente dice di sentirsi felice ma la sua espressione facciale mostra segni di tristezza o ansia, questo può suggerire come in realtà stia nascondendo o negando i suoi veri pensieri e stati d’animo.

Possiamo vedere le microespressioni come una cartina tornasole di quello che la persona sta provando al proprio interno.

Non possono infatti essere zittite, né soppresse, né modificate con la volontà cosciente.

Come ho già avuto modo di spiegare, il corpo non mente mai e dice tutto delle dinamiche che si muovono al di sotto della superficie della consapevolezza. Il corpo è il teatro di manifestazione dell’inconscio con tutta una pletora di sintomi psicosomatici, vie di scarico emotive, comunicazione non verbale e complesse mimiche facciali.

Il FACS sotto esame: i limiti e le insidie delle microespressioni facciali

Vi è, tuttavia, un rovescio della medaglia, un lato oscuro collegato all’utilizzo delle microespressioni facciali in terapia.

La capacità di interpretarle può essere, infatti, sfruttata anche secondo modalità manipolative o ingannevoli. Ad esempio, qualcuno potrebbe utilizzare la propria padronanza delle microespressioni per fuorviare o condizionare gli altri, mascherando le reali intenzioni o emozioni. Ci vuole chiaramente parecchio allenamento per domare almeno in parte un aspetto puramente meccanico della macchina biologica, però è senza dubbio alla portata di alcuni.

Oltre a questo, espressioni involontarie possono essere interpretate in modo errato, portando a conclusioni decettive su ciò che una persona realmente sente o pensa.

Oltre a questo, l’interpretazione delle Action Unit può variare tra i codificatori, rimanendo quindi un fatto soggettivo. Differenze nella formazione e nelle esperienze personali possono influenzare la valutazione.

È interessante ricordare anche la dipendenza dalla cultura e dal contesto che fa sì che le espressioni facciali possano avere significati distinti in culture differenti. Ciò che è interpretato come tristezza in una cultura potrebbe non avere lo stesso significato in un’altra.

Un’ulteriore limitazione è data dal fatto che il FACS non tiene in considerazione il linguaggio del corpo e altri segnali non verbali che pure possono essere vettori di informazioni preziose per interpretare l’intenzione.

In sintesi, sebbene il FACS rimanga un utile strumento per comprendere le espressioni facciali, è importante utilizzarlo in modo critico e contestualizzato, integrando altre informazioni e segnali non verbali per una valutazione più completa ed accurata.

Il FACS e il Metodo PI: come catturare l’attimo di verità sul volto

Il Metodo PI è un approccio terapeutico olistico che combina principi di psicologia, neuroscienze e tecniche di coaching per promuovere la risoluzione dei conflitti emotivi inconsci e lavorare sulle difese primarie del paziente.

Si focalizza sull’interconnessione tra mente, corpo ed emozioni, utilizzando strumenti e strategie per facilitare il cambiamento personale, migliorare la resilienza ed affrontare le problematiche psicologiche in modo integrato e personalizzato.

All’interno di questo metodo il FACS gioca un ruolo importante nel riconoscimento delle emozioni espresse attraverso il volto, soprattutto quelle che non sono immediatamente percepibili.

Questo è particolarmente utile nei percorsi terapeutici focalizzati sul trattamento rapido e incisivo di disturbi emotivi o traumi psicologici.

Il FACS è particolarmente potente perché le microespressioni facciali, che durano tipicamente solo una frazione di secondo, spesso tradiscono le emozioni autentiche di una persona, anche quando queste non vengono espresse volontariamente o vengono addirittura occultate.

Nel contesto della psicoterapia e del Metodo PI, può facilitare il riconoscimento di emozioni inconsce o represse, dando la possibilità al terapeuta di rimandare al paziente ciò che sta realmente provando al di sotto della superficie della consapevolezza ed evitando così che i processi di negazione e di rimozione continuino ad agire indisturbati.

Da un certo punto di vista, la psicoterapia deve arrivare a gettare della sabbia tra gli ingranaggi della meccanicità, deve creare un attrito nell’apparato psicofisico, costringendolo a confrontarsi con istanze o parti di sé che altrimenti continuerebbe a sopprimere, mantenendo lo status quo e sbarrando la strada ad ogni possibilità evolutiva.


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Foto professionale della Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara
Ricevo a Novara e online

Medico psicoterapeuta

Sono iscritta all’Albo Professionale dei Medici dall’anno 2008 ed esercito la professione di Psicoterapeuta sia per mezzo di sedute online (via Zoom o Skype) che in presenza nel mio Studio privato vicino al centro storico di Novara.

Perché rivolgersi ad un medico psicoterapeuta?

Grazie alla sua duplice formazione medica e psicoterapeutica, un medico psicoterapeuta è in grado di valutare il paziente non solo dal punto di vista meramente psicologico, ma anche di considerare eventuali fattori biologici, medici e farmacologici che possono influenzare il disturbo, conflitto interiore o disagio portato dal paziente.

Questo permette una presa in carico olistica, in cui si possono trattare problematiche emotive, psichiche e fisiche in modo sinergico, personalizzando il percorso terapeutico per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

I vantaggi tangibili per il paziente consistono in tempi mediamente più brevi rispetto alla psicoterapia tradizionale e senza limitarsi a quella che potrei definire come “terapia dell’ascolto”.

Dott.ssa Elisa Scala, medico psicoterapeuta a Novara